La piazza alla lunga stanca: fanno flop le manifestazioni “no vax – no green pass” in Fvg

Chissà se sta prevalendo il buon senso. Non c’è da scommetterci perchè il palese flop delle manifestazioni “No green pass” non è certo segnale che finalmente si è avviato un processo virtuoso di convincimento a vaccinarsi e che con la pandemia non si scherza. Magari fossero in tanti a convincersi che il vaccino non è il babau ed anzi è l’unico presidio reale per bloccare dolori e lutti che il covid sta ancora provocando. Di certo però le immagini degli scontri di sette giorni fa, quell’intolleranza di troppi facinorosi che hanno inquinato i cortei, devono aver convinto i più moderati  che farsi strumentalizzare è controproducente ed è esattamente il contrario di quella libertà che si invoca. Così le poche adesioni alla manifestazione “No green pass” svoltasi nel pomeriggio di ieri a Gorizia e quelle di Udine ancora meno numerosa, sono sintomo preciso che in realtà quello slogan “gente come noi non molla mai” ha lo stesso valore dei cori da stadio, si esauriscono a fine partita e le persone anche dopo un tifo sfegatato tornano alla vita normale. Lo dicono soprattutto i numeri, a Gorizia che doveva prendere il testimone dalle decisamente più numerose manifestazioni nel capoluogo giuliano, solo 300/350 persone hanno dato vita al corteo organizzato dal comitato “Gorizia risponde” percorrendo in maniera ordinata gli 800 metri concessi. L’appuntamento era alla stazione ferroviaria cittadina, poi il gruppo si è diretto al Parco della Rimembranza, dove la manifestazione si è trasformata in un’assemblea pubblica. Ad accompagnare la protesta i soliti tamburi e i soliti slogan: “Gorizia risponde No green pass dittatoriale” e “Trieste siamo con voi”. Nel mirino anche esponenti del governo e giornalisti anche se con toni meno violenti di quelli visti nelle scorse manifestazioni. La situazione di ordine pubblico è rimasta sotto controllo grazie anche all’esiguo numero di partecipanti rispetto alle attese. Il prefetto di Gorizia ha fatto sapere che “la manifestazione è svolta in maniera regolare e rispettando le rigide prescrizioni che erano state impartite agli organizzatori” anche se in realtà di mascherine correttamente posizionate se ne sono viste poche. Tutto finito? Difficile dirlo con certezza anche se la storia di movimenti di piazza, anche quelli con motivazioni decisamente più reali e solide, magari legate alla lotta per il lavoro, raccontano che alla lunga le proteste si sgonfiano così come si erano generate per contagio esponenziale, si esauriscono alla rovescia con lo stesso meccanismo sociale che le aveva generate. Questo avviene soprattutto se tutto viene ricondotto mediaticamente nell’alveo che dovrebbe avere, non certo la prima pagina e ore di dirette televisive, ma il racconto di un fenomeno minoritario e chiassoso. Intendiamoci in questo tipo di proteste le motivazioni che portano in piazza le persone sono disparate, alcune rispettabili perchè legate a paure più o meno razionali che vanno comunque rispettate, altre invece sono strumentali, generate da una concezione della vita massimamente egoistica che usa cervellotiche tesi antiscientifiche e complottiste per nascondere la vera ragione del proprio rifiuto, l’egoismo appunto. Certo ognuno può avere il diritto di dissentire, perfino di scegliere una possibile forma inconsapevole di eutanasia da covid, a patto di non pretendere che i loro convincimenti diventino patrimonio obbligatorio per tutti o innestino pericoli per la salute collettiva.

Il governo valuta l’opzione “austriaca”, lasciapassare solo ai vaccinati e fine dei tamponi rapidi