La “Piccola Patria” e la “Piccola Vienna”

Il F-VG è una regione dove, malgrado (e forse grazie a) 25 anni di stagnazione economica, si possono ancora trovare piccoli spazi di mondi perduti in cui rilassarsi in attesa che qualche nuovo richiamo ti porti fuori. Vale per un-una giovane in attesa di impostare altrove la propria vita, vale per un-a pensionato-a in attesa attiva di “collocazione definitiva”.
Le dizioni “piccola Patria” e “piccola Vienna” sono resti forse “gloriosi” del passato del Friuli e di Trieste, a cui appartiene anche la meno nota definizione di Gorizia quale “Nizza austriaca” attribuita dal barone ministro Carl von Czoernig nell’800.
Ma si tratta proprio di passato o, in qualche modo, quelle definizioni costituiscono oggi, anche inconsapevolmente, una moneta ancora in circolazione?
Il Friuli ha appena festeggiato il 3 aprile, e ancor più che nelle precedenti occasioni quella data che tutto sommato rappresentava per il suo ideatore Don Placereani un momento di lotta e rivendicazione, è diventata un piacevole momento di folklore identitario con rievocazioni storiche, figuranti e bandiere sia con l’aquila (o il grifone) sia con il tricolore trionfanti nel vento.
Che poi Trieste tenda a rivivere lo storico ruolo del porto dell’impero all’insegna del Castello di Miramare, pronta ad accogliere “milioni” di turisti in attesa di valicare le Alpi verso i mari del sud, è ormai una certezza per gli affiliati a Airbnb, cui il simpatico sindaco sta predisponendo la prelibata ovovia per raggiungere il ciglione carsico.
Go25 avrà qualche difficoltà a interpretare la Nizza di von Czoernig e dell’ammiraglio Spaum, non ha il mare e l’Isonzo non è messo proprio bene, ma la guida slovena e l’eccellenza vinicola fanno sperare che l’occasione non venga sottovalutata, se non altro anche per fare da snodo tra la “piccola Patria” e la “piccola Vienna”.
Che sia questo il futuro del XXI secolo per i territori dell’estremo “nord-est”? Penso di si (anche se Caracciolo la pensa diversamente). In fin dei conti ci avviamo a diventare 800.000, che, se la scienza continuerà a supportarci, potranno diventare tutti centenari. A patto che Fedriga non insista troppo con americani e inglesi per piazzare qui tutte le fabbriche di cui il derisking dell’Occidente sembra aver bisogno.

Giorgio Cavallo