La risposta della sanità alle emergenze percepite o patite dal cittadino. Il problema vero è a valle del Pronto Soccorso
Quando una persona comune si trova coinvolto direttamente in un problema sanitario, deve cercare di capire se si tratta di un problema urgente o meno e non è detto che sia semplice, soprattutto per le persone con fragilità. Il buon senso dovrebbe fare da guida e certamente a nessuno verrebbe in mente di chiamare un’ambulanza per una ferita superficiale o per qualche linea di febbre, ma è evidente che dinanzi a sintomi o fattori più complessi, siano essi anche solo percepiti non tutti hanno strumenti personali di valutazione e allora, il ricorso al medico, sarà banale dirlo, è la scelta obbligata. Per questo, almeno sulla carta, è prevista la figura del medico di famiglia o della guardia medica se il problema si presenta durante la notte o nei giorni festivi e prefestivi. Tutto questo in teoria, perché è ormai evidente che il sistema non riesce più a gestire in maniera corretta la domanda. Già la scorsa settimana avevamo pubblicato un documento sul Pronto Soccorso- prodotto dall’associazione Net-Work salute Fvg, fondata da medici ed operatori sanitari, che ora ci ha trasmesso un secondo documento, che alleghiamo in calce (scaricabile in Pdf) nel quale si approfondisce il tema. Prendendo atto dei dati AGENAS sulla attività dei P.S. nelle varie regioni italiane che evidenziano che il FVG, specialmente sui tempi medi di permanenza nella strutture, non sono fra i migliori. L’ipotesi di migliorare la appropriatezza degli accessi riducendo la percentuale di codici bianchi e verdi dato che l’attribuzione del sistema “triage” non del tutto affidabile in quanto “operatore dipendente” nel senso che l’accesso dipende dalla valutazione di chi riceve la domanda d’assistenza. Nazionalmente dalle tabelle sugli accessi inappropriati risulterebbero, come più virtuose, le regioni Calabria, Campania mentre sul tempo di permanenza in Pronto Soccorso inteso come media del numero di minuti intercorsi tra l’arrivo e la dimissione al Pronto soccorso dei pazienti per colore triage medico (bianco e verde) (vedi tabella anno 2022) la nostra regione è quella con i tempi maggiori.
Come soluzione viene spesso evocata l’idea di favorire l’introduzione delle Case della Comunità, che, spiegano, lascia perplessi per due motivi: 1) le Case della Comunità non sono state previste dal PNRR per il primario obiettivo di riduzione degli accessi in P.S., ma come sostanziale riforma della assistenza territoriale (equipe multiprofessionali, forte coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale…). 2) non vi è all’orizzonte nel breve-medio periodo la possibilità che queste nuove forme organizzative entrino in funzione per carenza di personale, specialmente infermieristico, non disponibilità (almeno per ora) dei MMG ad accettare questa prospettiva…..
Può essere interessante anche la interpretazione che lo stesso gruppo di lavoro (SIMG, SIMEU, FADOI, AAROI-EMAC, CARD), coordinato da NET/WORK salute FVG, aveva dato lo scorso anno (pubblicato su Salute Internazionale e allegato) alla crisi dei P.S. in FVG: il problema non era l’incremento degli accessi (in diminuzione dal 2019 al 2022), ma la difficoltà del “boarding”. La difficoltà cioè di trovare posti letto disponibili nella struttura ospedaliera per pazienti giunti in P.S: che meritavano il ricovero. L’interrompersi del flusso in qualsiasi punto della “filiera” (PS.>>>reparti ospedalieri, in particolare di Medicina Interna>>> Cure intermedie o dimissione a domicilio) dei pazienti “non programmati” comporta il permanere di molti pazienti (lettighe…) negli ambienti del P.S. con conseguente situazione difficile per non dire caotica in alcune giornate (specialmente nei week-end “lunghi” che registrano la assenza dei Medici di medicina Generale anche per 3-4 giorni.
Pronto Soccorso 2023 NETWORKsFVG