Sanità Fvg in mano ai “santi sbagliati”. L’auspicio per i malati è ormai solo uno: “Io speriamo che me la cavo”
Sanità in Fvg è sempre di più allo sbando nonostante l’abnegazione del personale sanitario a tutti i livelli. Troppe le decisioni sbagliate, la programmazione tutta “chiacchiere e distintivo”. Come sempre c’è chi sfugge alle responsabilità che, diciamo subito, vanno sempre in capo ai vertici se non altro perchè la pletora di direttori più o meno generali, sono stati scelti per criterio di fedeltà da una politica approssimativa, pasticciona e forse perfino in malafede. Così possiamo dire che se tutto può essere riportato alla responsabilità del vertice massimo della maggioranza che gestisce la Regione, cioè a quel Massimiliano Fedriga che oggi anela ad un terzo mandato che speriamo non arrivi, sul tema sanità le maggiori responsabilità devono essere ascritte all’assessore alla salute, quel Riccardo Riccardi che potremmo definire, fatte le debite proporzioni, il Salvini del Fvg. Anche lui come il ministro delle infrastrutture sfugge sempre alle responsabilità. Salvini sulla gestione delle ferrovie scarica alternativamente i malfunzionamenti disastrosi, all’operaio che ha piantato il mitico chiodo o ai macchinisti che, evidentemente, non hanno scansato i fili abbassando per tempo il pantografo della locomotiva, o, più semplicemente ai sindacati o a quelli che c’erano prima. Un mantra simile alla narrazione riccardiana nella sanità del Fvg. I problemi di oggi, sono tutta colpa del centrosinistra che governava prima (7 anni fa ndr) o se proprio non si possono far discendere le responsabilità agli avi, la colpa è del personale ed in estrema ratio degli attuali dirigenti (scelti da lui ndr). In ogni caso lui, l’assessore, è sempre innocente, vittima incolpevole di eventi per lui imprevedibili o del fato cinico e baro. Non sappiamo chi sia il “baro” (noi qualche idea l’abbiamo) o se le scelte siano più dettate da incapacità, scarsa conoscenza del sistema o dalla voglia, del resto espressa pubblicamente, di equilibrare il sistema fra sanità pubblica e privata a favore di quest’ultima. Il problema è che a furia di riequilibrare, attraverso farraginosità organizzative e incapacità perniciosa di gestione, alla fine la deriva è ormai in moto, speriamo non irrefrenabilmente spinta alla distruzione della sanità universale così come necessitano i cittadini e dettato dall’ Art. 32 della Costituzione che al primo comma recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Da giornalista e cittadino c mi sento indignato, da paziente costretto a ballare il valzer sanitario diretto da Riccardi mi viene solo da citare il titolo del film del 1992 diretto da Lina Wertmüller “Io speriamo che me la cavo”.
Fabio Folisi