La sanità pubblica in frenetica discesa. Un piano inclinato creato ad arte per favorire il profitto

Questa mattina presso sede CGIL Udine in via G. Bassi, si è svolta la prevista conferenza stampa “allargata” nella quale è stato presentato da parte del Coordinamento Salute Fvg, un documento dal titolo: “Fermiamo il piano inclinato della grave situazione della sanità pubblica”. Il documento parte dalla amara costatazione che nella nostra regione quasi il 10% delle persone è costretta a rinunciare alle cure, mentre tante altre sono costrette a tortuosi e lunghi percorsi per le cure primarie o a ricorrere al privato pagando la prestazione. Non che non ci siano i soldi, anzi mai come oggi la Regione è “ricca”, ma gli ingenti impegni finanziari messi a disposizione dalla maggioranza in Regione sono stati utilizzati per incrementare gli stanziamenti al privato, con continue esternalizzazioni e aumento degli accreditamenti. Il servizio pubblico è lasciato purtroppo sotto finanziato e vede una continua riduzione di personale, chiusure e riduzione di servizi. Il documento non è solo una puntuale denuncia della situazione, ma pone anche delle proposte per il rilancio del sistema in quattro aree di intervento: Personale, liste d’attesa, ospedali di rete e servizi territoriali/distretti. Senza entrare nel particolare del documento, che comunque potete leggere e scaricare in calce a questo articolo, vale la pena fare qualche considerazione partendo dalla rappresentazione del sistema sanitario regionale come “piano inclinato” che viene evocato, l’immagine ben rappresenta figurativamente la discesa del sistema salute del Fvg, non come fatto ineluttabile, ma come conseguenza di scelte pianificate e ben studiate che, negli ultimi sei anni, si sono realizzate approfittando anche di alcuni svarioni precedenti offerti su un piatto d’argento da un centrosinistra che aveva perso in parte la sua funzione  di rappresentanza sociale.  Il tutto ha progressiavente spostato il fulcro del sistema, con scelte precise e una drammatica accelerazione che ha visto i “soliti noti” della politica regionale by Riccardi/Fedriga, prendere letteralmente a calci il suddetto fulcro per sbilanciarne l’equilibrio virtuoso in favore di una sanità privata che rischia di farsi rapace. Ora, al di là dei contenuti del documento, vale la pena fare alcune considerazioni generali, non per “buttare il pallone in tribuna”, quello siamo certi verrà fatto nelle prossime ore o giorni da altri mezzi d’informazione o meglio di “servizio”,  ma anzi per aggravare le responsabilità relative a scelte che stanno creando danni palpabili alla salute e al benessere dei cittadini di questa regione.

Da sx Guglielmo Pitzalis e Michele Negro del Coordinamento Salute Fvg e Mafalda Ferletti per la Cgil Fvg

Bisogna ricordare allora che il concetto di “salute” è stato definito per la prima volta nel 1948 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e definito come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Nell’anno precedente, nel dicembre 1947 l’Assemblea Costituente approvava la Costituzione della Repubblica Italiana, la legge fondamentale dello Stato italiano, che si posiziona, spesso disattesa, al vertice della gerarchia delle fonti nell’ordinamento giuridico della Repubblica. In almeno due articoli la Carta si occupa di salute e benessere, l’Art. 32 che recita che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.. e l’ articolo 41, che sembrerebbe di diversa natura perché tratta di rapporti economici laddove  recita che “l’iniziativa economica privata è libera” aggiungendo però che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, aggiungendo poi che “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.  Ad essere puntigliosi potremmo anche aggiungere che all’Articolo 43 si dice anche che “a fine di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”. Insomma cosa c’è di maggiore interesse universale dalla sanità, quindi, faremo accapponare la pelle a tanti,  teoricamente o volendo le strutture sanitarie private potrebbero essere espropriate. Una possibilità che nessuno vuole e che oggi sarebbe anacronistica perché l’obiettivo non può essere quello di distruggere la sanità privata ma di evitare che questa fagociti pezzi sempre maggiori del sistema pubblico universalistico in nome del profitto, perché ribadiamolo, la salute non può essere una merce. All’incontro, oltre ai numerosi relatori e volti del coordinamento, fra i quali alcuni operatori del settore, erano presenti alcuni consiglieri regionali d’opposizione, per il Pd Francesco Martines e Laura Fasiolo, Massimo Morettuzzo di Patto per l’Autonomia, Furio Honsell di Open Fvg e Serena Pellegrino di Avs. Con diverse sfumature,  ma estremamente critici con la politica della maggioranza regionale, i consiglieri intervenuti  hanno concordato sulla necessità di ritenere la gestione della salute come prioritaria in Fvg, chiedendo che il tema, partendo anche dal documento del Coordinamento Salute Fvg, diventi terreno di confronto con chi governa la salute pubblica e che, hanno detto, finora ha ignorato ogni proposta per invertire la deriva verso il privato. Bene i buoni propositi, ma è evidente che la strada del confronto non può restare confinata nel recinto del “palazzo” perché alla fine verrebbe sterilizzata a colpi di maggioranza. Anche in passato, mozioni, interrogazioni e ogni altro tentativo di dialogo è stato cassato con arroganza. Del resto cosa ci si poteva aspettare da soggetti che interpretano il loro incarico pro-tempore, come mero potere individuale al servizio di interessi precisi. Situazione  aggravata in questo caso, anche da fattori caratteriali che ne rendono granitico l’operato politico. Nessun dubbio e esame di coscienza  nonostante tutto quello che è successo nella fase della pandemia che avrebbe dovuto consigliare almeno prudenza, perché errare è umano, ma perseverare è diabolico. Ed invece ecco che il potere da nomina ricevuta, resta inscalfibile, perpetrato da un manipolo di  a loro volta nominati ai vertici del sistema. Una pletora di imbarazzanti soggetti campioni di  palese incapacità gestionale, utili solo ad accollarsi colpe facendo da scudo al capo, insomma  vassalli a libro paga profumatamente e legalmente pagati con soldi pubblici.  Quindi bene discutere di proposte,  ma dato che c’è da pensare che la maggioranza regionale in Consiglio sia sorda e capisca solo il linguaggio della fedeltà al capo e forse quello della forza (non parliamo di violenza ovviamente), varrebbe la pena valutare l’idea di riempire le piazze e non solo le pagine di giornali che poi, alla fine, secondo la logica delle “due campane” tanto comoda come alibi per non schierarsi,  danno spazio più al carnefice che alle vittime, insomma è il potere ad avere sempre ragione.

Fabio Folisi

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