La storia di Udine attraverso le “case alte”, progetto dell’Ateneo friulano

Condominio Linda, 1958–1961, archietto Gianni Avon (1922-2006), via Zanon, Udine

Raccontare la storia di Udine, dalla fine della seconda guerra mondiale al terremoto del Friuli, attraverso le vicende che ruotano attorno alla costruzione delle “case alte”, i condomini realizzati in città nel periodo. È quanto si propone il progetto divulgativo “Case alte a Udine 1946 – 1976” coordinato da Anna Frangipane del Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura dell’Università di Udine. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con le Gallerie del Progetto di Palazzo Morpurgo e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio. Il progetto segue uno studio finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che ha interessato circa 120 edifici “fuori scala” . La ricerca è stata condotta da Lorenzo Modena con la supervisione scientifica di Anna Frangipane e in coordinamento con Silvia Bianco , curatrice delle Gallerie del Progetto di Palazzo Morpurgo.

Condominio Marzotto, 1955-1956, architetto Mariano Pittana (1908-1986), via Gemona, Udine

Articolato in più momenti l’iniziativa prevede, nei prossimi mesi: sei incontri settimanali con professionisti e ricercatori dal 21 maggio al 24 giugno, nella Sala Florio di Palazzo Florio (via Palladio 8); itinerari in città; una mostra organizzata su un doppio binario adulto-bambino.

«Il progetto – spiega Frangipane , professoressa di Conservazione e recupero degli edifici dell’Ateneo friulano – vuole, qui, come sta accadendo altrove, avvicinare la città a una riflessione su questi edifici fuori scala, al momento della costruzione, ma storicizzati, oggi, sul loro valore di testimonianza di una qualità progettuale e costruttiva non scontata, sul senso della loro tutela».

Gli incontri, sottolinea Anna Frangipane , «cercheranno di dipanare il filo del rapporto tra città storica e “case alte”. Cioè tra memorie passate e nuovi spazi identificativi dell’abitare, tra speculazione e qualità edilizia, tra pubblicistica e critica, tra tutela e valorizzazione, con un dialogo aperto multidisciplinare».

IL PROGRAMMA DEGLI APPUNTAMENTI

“Dalla ricostruzione agli anni del boom economico” sarà il tema del primo incontro mercoledì

Condominio Sillio, 1959-1962, architetto Pietro Zanini (1895-1990), via dei Rizzani, Udine

21 maggio, alle 17 . Ne parleranno tre docenti dell’Ateneo friulano: il demografo Alessio Fornasin e gli storici Mario Robiony e Andrea Zannini.

“Tra visioni urbane e strumenti regolatori” sarà invece l’argomento del secondo evento in programma martedì 27 maggio, alle 17 . Gli architetti Giorgio Dri, direttore della rivista Rassegna tecnica del Friuli Venezia Giulia, e Emilio Savonitto dialogheranno con Giulia Fini, docente di tecnica e pianificazione urbanistica dell’Università di Udine.

“L’immagine della città tra architettura e speculazione” verrà raccontata martedì 3 giugno, alle 17 , dagli architetti Giulio Avon e Pietro Valle, e da Matteo Ianniello, docente di storia dell’architettura dell’Ateneo udinese.

Come “Costruire a regola d’arte” lo spiegheranno martedì 10 giugno, alle 17 , l’ingegner Angela Martina, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) di Udine, l’architetto Marco Stefani e Stefano Sorace, docente di tecnica delle costruzioni dell’università friulana.

Delle “Case-alte nella pubblicistica” parleranno, martedì 17 giugno, alle 17 , la storica dell’architettura Diana Barillari, l’architetto Massimo Bortolotti e l’ingegner Lorenzo Modena, assegnista di ricerca che ha condotto la ricerca sulle “case alte”.

L’ultimo incontro sarà dedicato al tema “Conservazione, valorizzazione, tutela” . Appuntamento martedì 24 giugno, alle 17 , con gli architetti Paolo Bon, presidente dell’Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori di Udine, e Renato Bosa, presidente della sezione Friuli Venezia Giulia di Italia Nostra, e Vincenzo Giampaolo, funzionario della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio.

Udine, una storia urbanistica

Condominio, 1961–1964, architetto Gianni Avon (1922-2006), premio InArch 1966, viale della Vittoria, Udine

La fine della seconda guerra mondiale è accompagnata, nel mondo delle costruzioni, dal dibattito sulla ricostruzione. Le infrastrutture, gli insediamenti produttivi ei tessuti delle città sono il campo della “nuova” progettazione fin dagli anni ’20 del ‘900. Un panorama costruito di innovazione, in cui le istanze delle recenti tecniche costruttive in cemento armato e acciaio si confrontano, nel Ventennio, con le restrizioni dell’autarchia.

La presenza del Governo Alleato nella Venezia Giulia fino al 1955 rende Udine il centro amministrativo di un territorio vasto, che si estende fino al Veneto. La provincia di Pordenone infatti prenderà vita nel 1968. La città deve quindi necessariamente porsi come referente primo del processo di ricostruzione, a partire dagli interventi di urgenza del Piano Marshall, fino a quelli strutturati del nuovo governo italiano.

I professionisti della ricostruzione, architetti e ingegneri formatisi, fondamentalmente, nelle scuole milanese, padovana e veneziana, portano in città le idee “moderne” sull’abitare. Idee che, dagli anni ’30, Gio Ponti aveva presentato, ai non esperti, nelle pagine del Corriere della Sera.

Per l’edilizia residenziale il “condominio” diventa il nuovo modo dell’abitare la città. Un ampliamento urbano associato alla modernità dei servizi: impianto di riscaldamento, impianti igienico-sanitari, ascensori. In cui, venute meno le restrizioni autarchiche e riavviati i collegamenti ferroviari, è possibile l’utilizzo di materiali da costruzione e di finitura propri delle grandi città.

Ne derivano architetture di qualità, che lavorano i vuoti nei centri storici, che testimoniano la preparazione e l’impegno dei progettisti. Una situazione che precede la speculazione edilizia diffusa cui, comunque, aprirà la strada, non solo in contesti lontani.

Nel 1965 Giorgio Bocca parlava di Udine come “la città dei condomino lucenti”, riconoscendo, implicitamente, un valore d’immagine a una tipologia edilizia che il sentire collettivo relega a puro guadagno economico.