La studentessa Aziza Naderi in Italia dall’Afghanistan grazie ai Soroptimist Club
Il tortuoso e pericoloso percorso per far uscire la giovane studentessa Aziza Naderi dall’Afghanistan verso una nuova vita e l’importanza della narrativa per tenere una luce accesa sulla condizione delle donne afgane sono stati i temi al centro dell’incontro organizzato dal Club Soroptimist di Udine nella Biblioteca Civica “Joppi” all’interno delle iniziative organizzate dal Comune di Udine per l’8 marzo.
L’incontro è stato introdotto dall’assessora alle Pari Opportunità del Comune di Udine Arianna Facchini, che ha evidenziato come l’8 marzo sia stata l’occasione per “porre l’attenzione sulla condizione delle donne al di fuori dal nostro territorio” e dalla presidente del Club Soroptimist di Udine Luisella Bellinaso. “L’arrivo in Italia di Aziza – ha detto – è stato possibile grazie alla mobilitazione dei Club Soroptimist attivi nel Triveneto. Oggi parliamo di Aziza ma in questi giorni, nei quali riaffermiamo i nostri principi, non c’è una sola Aziza ma cento, mille Aziza verso cui l’attenzione del mondo deve restare alta”.
A raccontare la storia di Aziza, dai primi contatti al suo arrivo all’aeroporto di Venezia fino all’epilogo, con la decisione recentissima della ragazza di chiedere asilo in un Paese del Nord Europa dove il percorso di ricongiungimento familiare è più agevole, è stata la giornalista Pamela Ferlin, premiata dal Comune di Padova proprio l’8 marzo scorso con la consegna del Sigillo della città, che ha vissuto questa vicenda in prima persona e che l’ha raccontata nel libro “In questa notte Afgana”.
“Collaboro da tempo con una Ong internazionale – ha detto – e dopo l’offensiva talebana dell’agosto 2021 ho mantenuto i contatti, soprattutto via chat, con alcune ragazze di Kabul fra cui Aziza, 23 anni, la più ostinata nel voler proseguire gli studi in giurisprudenza, vietati alle donne dal nuovo regime. Grazie al sostegno dei Clubs Soroptimist del Triveneto e alla rete che abbiamo creato siamo riusciti, lo scorso settembre, a portare la ragazza in Italia. Segno che facendo squadra si possono ottenere grandi risultati”.
Sulla condizione delle donne in Afghanistan ma, anche, sui repentini cambiamenti che stanno interessando la geopolitica mondiale, è intervenuto Fabrizio Foschini, ricercatore dell’Afghanistan Analysts Network. “Dal 2021- ha spiegato – il governo talebano ha messo in atto in maniera sistematica una serie di provvedimenti volti a ridurre l’accesso all’educazione delle ragazze e al lavoro delle donne. Viene fornita un’alfabetizzazione di base che non le rende adatte al lavoro al di fuori dall’ambiente domestico. I salari femminili sono stati livellati al ribasso e chi manifestava è stata rinchiusa e torturata. In questo momento storico le donne afgane non possono sperare molto dalle grandi organizzazioni internazionali: le piccole iniziative assumono quindi grande rilievo”.