La vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano è uscita dai radar dei media, ma prosegue il “processo all’intenzione”

Nel generale torpore prodotto come effetto collaterale da pandemia e dintorni c’è anche l’uscita dai radar dell’informazione di vicende che in passato hanno riempito le prime pagine di giornali e Tv e che in realtà proseguono il loro iter. Così è per la vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano di cui non si ha traccia nella grande stampa, almeno finchè, come coniglio dal cilindro del prestigiatore di turno, non si paleserà qualche eclatante novità. Detto fatto ed ecco che un nuovo puntello nel traballante castello accusatorio è stato inserito nel processo di Locri contro Lucano nell’udienza del 26 aprile scorso quando il Pm Michele Permunian ha chiesto l’acquisizione agli atti di un documento. Cosa sarà di tanto importante! Si tratta di un’intervista che Lucano ha rilasciato il 18 aprile scorso all’agenzia AGI (in calce il link), in cui spiega la sua decisione di candidarsi alle elezioni regionali del prossimo ottobre insieme a De Magistris. La difesa di Lucano ha contestato questa richiesta, definendola “tendenziosa”. Alla fine, il Presidente del collegio giudicante, Accurso, l’ha respinta, in quanto i fatti sono estranei al processo. Allora, tutto bene? Tutto rientrato? Forse no. Perché osservando il processo da semplici giornalisti e non da tecnici del diritto e quindi guardando il processo dal punto di vista del senso che vi si produce, la domanda sul perché la Procura di Locri abbia presentato una tale richiesta rimane intatta. Certo, potremmo rispondere che si tratta di forme accanimento, come lo stesso Pm aveva dimostrato tentando di avviare un secondo processo contro Lucano. Ma non basta. Perché il tema Lucano-elezioni era già stato al centro dell’attenzione della Procura. Nell’ottobre 2019 il colonnello Sportelli, in mancanza di qualsiasi prova che Lucano avesse perseguito scopi di lucro personale sui fondi pubblici destinati ai migranti, aveva avanzato l’ipotesi che ci fosse comunque un dolo, un movente illegittimo di vantaggio personale: era l’ipotesi del movente politico-elettorale. E su quel movente si insiste perché, non volendo essere complottisti, ma in questo caso forse si potrebbe, possiamo dire per esperienza di cronaca giudiziaria che spesso quando un Pm si fa una idea la persegue fino all’irragionevole. Il dubbio è che scatti una sorta di delirio di onnipotenza giudiziaria che suggerisce soprattutto a se stesso di essere uno che non sbaglia mai. In realtà è normale che un sindaco cerchi di corrispondere alle attese dei suoi concittadini. Ma dove erano le prove del movente politico-elettorale? In un’intercettazione di fine 2017 in cui in sostanza Lucano diceva a suo fratello: “Quasi quasi mi candido”. L’intenzione di Lucano di correre per l’elezione al Parlamento italiano rivelava, secondo l’accusa, il suo intento di sottrarsi alla giustizia, che sentiva ormai incombere su Riace, grazie all’immunità parlamentare; ecco la patata bollente dell’interesse personale, pur nell’assenza di lucro. Tuttavia, quando il Presidente gli chiedeva se si fosse poi candidato effettivamente, la risposta è stata negativa. Cosicché anche il famoso movente politico finiva per sfocarsi e perdere di incisività nel semplice processo alle intensioni, tanto che nel seguito dell’illustrazione dell’accusa non si parlava praticamente più del movente di Lucano lascia basiti che l’uso spregiudicato di un’intervista di oggi per dare senso a un’intercettazione di quattro anni fa, che non aveva retto alla prova dell’argomentazione dibattimentale torni al centro dell’azione della accusa. Quell’intercettazione non aveva retto perché l’azione che vi si annunciava non aveva avuto luogo; restava dunque una mera intenzione e le intenzioni non si processano, lo sanno anche i bambini. La candidatura di oggi invece viene letta come un passaggio all’atto che realizza finalmente quell’intenzione. Si avanza insomma l’ipotesi di un effetto retroattivo per cui l’azione dell’oggi illuminerebbe di senso un’intenzione espressa nel passato, la renderebbe “vera”. A tal punto che si può riattivare l’intento, allora fallito, di fondarci il movente. Fosse così rientrerebbe dalla finestra quello che in secoli di cultura giuridica si è consolidato. Questo fa sospettare che l’idea di una sorta di complotto, più ideologico che pianificato, abbia un fondamento. Ora, ad un anno e mezzo da quelle udienze, il movente politico infatti torna fuori e l’azione scatenante è che il Pm ha letto l’intervista rilasciata da Lucano pochi giorni fa, in cui parla della sua candidatura nella lista di De Magistris come capolista. E qualcosa ha fatto subito riemergere il teorema sull’onda di un “l’avevo detto io che voleva candidarsi” che rende la tesi davvero ancora più surreale come se Lucano avesse previsto tutto da mesi anzi ben 4 anni dopo e di quattro tornate elettorali dopo. Ma per qualcuno il suo piano diabolico è sempre quello. Anzi, il piano di oggi getta luce su quello di ieri, dato che, sembrano spiegare i fautori di questa tesi se non si era presentato né alle politiche (2018), né alle europee (2019), né alle regionali (2020), è perché nessuno gli aveva voluto dare il posto di capolista. Ora con de Magistris, il colpaccio gli sarebbe riuscito. Insomma la candidatura di oggi confermerebbe la bontà delle intercettazioni di quattro anni prima dimostrando che Lucano o è il più fine stratega della politica mai visto o avrebbe doti di chiaroveggenza.
In realtà, per fortuna il Presidente del collegio giudicante ha respinto la tesi, perchè Lucano ha il diritto di candidarsi quando vuole e con chi vuole, come ogni cittadino in pieno possesso dei suoi diritti politici perché quell’intercettazione del 2017 aveva perso significato, sempre che l’avesse avuta, di fronte al dato di realtà che non si era poi candidato, per cui diventa difficile sostenere in modo convincente il suo interesse politico-elettorale, ritrova finalmente il suo senso predittivo in un’intervista di oggi.
Nessuna sorpresa in sostanza nel constatare che le idee politiche di Lucano, che allora aveva messo in atto nel costruire il modello Riace e oggi mette al servizio di un progetto elettorale, sono al centro dell’accusa oggi come quattro anni fa, accuse che hanno, come ben sappiamo, mandanti politici precisi.

https://www.agi.it/politica/news/2021-04-18/elezioni-regionali-calabria-intervista-mimmo-lucano-12209077/

Fonte agenzia Pressenza

Che cosa succede al processo contro Mimmo Lucano? Le forzature di un’accusa che si scopre debole