L’allarme del Consorzio apicoltori della Provincia di Udine: “Per la prima volta si assiste a fenomeni di cannibalismo”

“Si pensava che lo scorso anno, veramente tragico per l’apicoltura, non fosse più riproponibile, invece quello in corso sta risultando il peggiore fino ad ora vissuto dagli apicoltori”. A lanciare l’allarme il presidente del Consorzio Apicoltori della provincia di Udine, Luigi Capponi, unitamente al referente dei Consorzi degli Apicoltori del Friuli Venezia Giulia, Elia Infanti. Il perché è presto detto visto l’andamento climatico in essere, che regala un inizio giugno simile ad un inizio novembre, in cui “riscontriamo come l’apicoltura regionale – proseguono Capponi e Infanti – stia soffrendo in modo quasi irreparabile e irreversibile. Il freddo ad inizio primavera, prima, ed i prolungati giorni di pioggia, poi, hanno provocato una crisi che mai, in tutti questi anni, si era verificata”.

Le api non trovano nettare e polline

Il problema è che le api non riescono a trovare fiori su cui raccogliere il nettare e il polline e, conseguentemente, non riescono a portare il loro cibo preferito a casa per poter nutrire la famiglia. Le api, infatti, con il brutto tempo e, quando piove, non escono dalle loro arnie, non visitano i fiori e non raccolgono, non solo il nettare, ma neanche il polline e, di conseguenza, non riescono a impollinare le piante che hanno bisogno del prezioso lavoro gratuito di questi insetti per poter produrre i frutti.

Le conseguenze

Inoltre, non potendo uscire, consumano il cibo che hanno raccolto in precedenza facendo calare irrimediabilmente le scorte che hanno messo da parte, fino ad esaurirle. “La prima conseguenza è che, sicuramente, non riusciremo a mettere sulle nostre tavole tutta quella frutta e verdura che vengono prodotte in regione con il certosino lavoro delle api – chiarisce il presidente del Consorzio –. Altro risultato di questa mancata bottinatura delle api sulle piante risulta essere un altro che è ancora più grave. Aldilà della mancata produzione di miele e della mancata impollinazione, le api stanno soffrendo perché hanno fame”.

Il cannibalismo

I favi sono scarsi di miele e di polline e per la prima volta si sta assistendo negli alveari atti di cannibalismo. “Le api, infatti, per poter sopravvivere – denuncia Capponi – stanno iniziando a cannibalizzare le larve più giovani per nutrirsi della pappa reale, che trovano nei loro corpi e sulla base delle cellette che distribuiscono, come cibo, per i primi tre giorni di vita a tutte le larvette. Questa tremenda operazione fa in modo che possano far nascere le larve più grandi e a nutrire loro stesse”.

Fuchi cacciati dalle arnie

Un altro effetto negativo di questo periodo di prolungato maltempo è che le api operaie già stanno scacciando i fuchi (i maschi delle api) dalle loro famiglie perché li vedono come un costo energetico e, quindi, casta da eliminare perché inutile. Infatti i fuchi non sono sempre presenti nelle famiglie, questi nascono in una società matriarcale solo per svolgere una loro funzione: quella di accoppiarsi con le regine vergini. Finito il loro “lavoro” non fanno più nulla, o quasi. Loro, i fuchi, dipendono esclusivamente dalle loro sorelle api operaie, non riescono a nutrirsi da soli perché hanno una ligula (specie di proboscide succhiante) molto piccola con la quale non riescono a suggere il nettare dai fiori e, quindi, sono le api che devono adempiere a questo compito e dare loro da mangiare. “Le api, quindi, avendo scarsità di alimento smettono di nutrirli – spiega ancora Capponi –, li indeboliscono e i fuchi fanno una brutta fine. È la natura che ha deciso così e questo avviene da milioni di anni. Tutta questa attività, di solito, in un periodo normale avviene alla fine di ottobre, ma ora siamo solo all’inizio di giugno”. Le api quindi corrono ai ripari e, in carenza di cibo come in questo periodo, eliminano tutto il superfluo cercando di privilegiare il bene più prezioso, l’ape regina.

Produzione di miele in regione prossima allo zero

“Gli apicoltori friulani nei loro melari, ad oggi, non hanno miele da raccogliere perché la produzione è prossima allo zero e le api, prima di portare il miele sui melari (i contenitori del miele in surplus), devono riempire i telai del nido e farsi le scorte necessarie per superare l’anno – prosegue Capponi –. La stessa situazione, si ha notizia, che stia accadendo anche in altre regioni per cui possiamo prevedere un forte aumento d’importazione di miele estero a basso costo che suscita dubbi sulla sua bontà e genuinità”.

Il sostegno della Regione

Dopo aver già denunciato nelle settimane scorse alla Regione la situazione, ora lo stesso assessore alle Risorse Agroalimentari, Stefano Zannier, ha annunciato interventi di sostegno al comparto dell’apicoltura. “Un sostegno prezioso – concludono Capponi e Infanti– di cui ringraziamo l’assessore e la Regione. La misura, purtroppo è colma, e la disperazione di molti apicoltori è palpabile perché in gioco c’è il futuro di tante piccole imprese, oltre al ben più ampio problema ambientale”.