l’Assemblea per la difesa del Cellina denuncia “bugie, speculazioni, nuovi affari e devastazioni”

Si è costituita recentemente l’Assemblea per la difesa del Cellina”, una libera associazione a cui aderisce individualmente chiunque abbia a cuore, la sicurezza, lo sviluppo sostenibile e la tutela del torrente e della sua valle, quale è inserita in un contesto ambientale dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO sin dal 2009. Domani mattina l’Assemblea per la difesa del Cellina incontrerà la stampa a Udine alle 10, nella Sala Modotti della Regione in via Sabbadini 31 a Udine, per denunciare le bugie, speculazioni, nuovi affari e devastazioni su Cellina”. All’incontro, hanno reso noto, prenderanno parte anche i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, Ilaria Dal Zovo e Cristian Sergo. Secondo gli organizzatori dell’iniziativa il Cellina è in uno grave stato di dissesto idrogeologico, aggravato da inutili e costosi interventi, a loro volta motivati da una eterna emergenza, senza alcun progetto risolutivo e di lungo termine, in grado di farsi carico dell’intera vallata, della sicurezza delle sue genti e di una gestione sostenibile delle sue acque. Ed ancora oggi, denunciano, si vogliono aggiungere speculazione e devastazione lungo un torrente che da decenni è gravato da 2 grosse dighe, 6 centrali idroelettriche, 4 canali irrigui e 5 acquedotti, interessati oltretutto da recenti e mai giustificati problemi legati alla potabilità dell’acqua. Senza aver mai voluto intervenire sulle cause, negli ultimi decenni hanno deciso di agire limitatamente agli effetti di un alluvionamento che oltre al naturale accumularsi all’incontro con le acque del bacino artificiale di Barcis, ha messo a repentaglio la adiacente viabilità. Cosicché da decenni hanno messo mano a quel tratto di viabilità con scelte fallimentari, quanto costose, e nel contempo hanno costruito la convinzione che l’unica soluzione possibile fosse quella dello “sghiaiamento” dei milioni di metri cubi di ghiaia sedimentati naturalmente a ridosso del lago (per farlo ci vorrebbero 2 secoli!). A tal fine e indifferenti ai costi sottesi, si sono imposti di realizzare una nuova viabilità mediante una strada da realizzarsi in sponda destra unitamente ad un enorme ponte che attraversa il lago, tale da confluire in sponda sinistra nella viabilità esistente diretta all’abitato di Montereale Valcellina. Una soluzione aberrante, continuano i comitati, piena di incognite, ad elevatissimo impatto ambientale e non risolutiva in quanto comporterebbe l’immissione dei mezzi pesanti nella viabilità ordinaria, senza peraltro aver palesato la destinazione finale dell’immensa quantità di inerti sottratti all’alveo del fiume”. Una soluzione definita inquietante, tanto più “in quanto decisa a priori sin dal 2000 sotto la spinta di una emergenza agitata ad arte dalla Protezione Civile per vent’anni di seguito, senza uno straccio di studio di impatto ambientale e quindi delle possibili alternative progettuali e della necessaria analisi dei costi/benefici. Tanto più inquietante per il fatto che l’impresa prescelta potrà portarsi via la ghiaia a titolo gratuito, indifferente ai costi sostenuti per la nuova viabilità ad essa dedicata, alla degradata qualità paesaggistica, alla ridotta fruibilità turistica dei luoghi, al menomato habitat fluviale, all’impatto sulla viabilità ordinaria e le popolazioni attraversate dalla teoria dei mezzi pesanti”. Tutto ciò, spigano la loro posizione gli organizzatori dell’Assemblea per la difesa del Cellina, in cambio di una ricca ed inesauribile rendita, elargita all’impresa e ai suoi dante causa a fronte di un apporto alluvionale che non verrà mai meno. A rendere ancora più torbida la vicenda è il percorso decisionale assunto dal vertice regionale, quale sarà portato in evidenza nel corso della conferenza stampa: ivi comprese le decisioni finali scaturite assumendo a pretesto l’evento calamitoso dell’ottobre scorso, sebbene ininfluente rispetto ad uno stato di fatto e ad una soluzione progettuale decisa sin dal 2002”.
“Ma ancor più inusitato, spiegano, appare il fatto che per dare luogo allo sghiaiamento sia stata ignorata la necessità di mettere in primis in sicurezza la diga rispetto alla cosiddetta “piena millenaria”; obbligo già sancito (secondo i dati dell’Ufficio Idraulica il valore della portata della piena millenaria è pari a 2.500 m3/s, a tal punto da comportare la realizzazione di un gigantesco sfioratore di superficie con annessa condotta in sotterraneo, capace di far defluire i mancanti 1000 m3/s). Nè può essere ignorata la situazione della sottostante diga di Ravedis, ancora da ultimare dopo 35 anni, né il rinvenimento di depositi abusivi di amianto, nè l’evidente erosione del letto del torrente, privato dal naturale apporto delle ghiaie trattenute nel bacino di Barcis. Nè può tacersi l’assenza del minimo deflusso vitale, tranne una perdita fisiologica della diga pari a 120 l/sec che tuttavia il comune di Pordenone vorrebbe prelevare per “diluire”i propri acquiferi inquinati dall‘atrazina”. “È dunque arrivato il momento, chiosano, di fermare questo delirio di predazione e con esso le pratiche decisionali che mirano ad escludere la partecipazione delle popolazioni della montagna friulana alla gestione del territorio e degli impianti idroelettrici. Per questo l’Assemblea è intenzionata a percorrere tutte le iniziative e tutte le vie giudiziarie possibili , non ultimo con un ricorso nelle mani del Presidente della Repubblica”.