L’aumento della povertà assoluta in Italia certificata dall’Istat. Ma la sorte dei poveri non interessa a nessuno (o quasi)
Il 25 ottobre scorso l’Istat ha presentato il Report sulla Povertà, dai dati emerge che la “Povertà assoluta è in aumento in Italia per famiglie e individui. Peggiore la condizione delle famiglie con 3 o più figli. La povertà assoluta continua a colpire in modo marcato i minori. Ancora molto elevata la povertà assoluta tra gli stranieri. Si conferma più diffusa la povertà assoluta tra le famiglie in affitto.” Ora volendo sindacale che forse non serviva si scomodassero gli analisti dell’Istuituto di statistica per certificare l’ovvio, si “scopre”, il tutto entrando nei dettagli dei grandi numeri. Numeri che rendono drammaticamente asettiche le storie di povertà, facendole diventare somme matematiche e statistiche, così viene segnalato che nel 2022 si sono trovati in condizione di povertà assoluta oltre 2 milioni e 180mila famiglie (8,3% del totale, mente nel 2021 erano il 7,7%) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% degli abitanti, in crescita rispetto al 9,1% dell’anno precedente). Per rendere l’idea della moltitudine, prendiamo ad esempio un episodio storico, uno dei tanti passati nel dimenticatoio, parliamo di quella che venne chiamata la Catena Baltica. Si tratta di quell’evento popolare di protesta, tenutosi il 23 agosto 1989 nelle allora Repubbliche Socialiste Sovietiche di Estonia, Lettonia e Lituania, quando circa due milioni di persone, tenendosi pacificamente per mano, formarono una catena umana lunga oltre 675 km. Per riportarla alle distanze italiane si tratta di una distanza superiore a quanto separa Milano da Roma. Insomma il vortice della povertà è in continuo avvitamento, ma non ci pare di aver visto nessuno sobbalzare sulla propria poltrona parlamentare. Oltra conferma nel solco dell’ovvietà c’è la segnalazione che l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si è confermata più alta nel Mezzogiorno (10,7%, in crescita rispetto al 10,1% del 2021), con un picco nel Sud (11,2%), seguita dal Nord-est (7,9%) e Nord-ovest (7,2%); nel Centro dell’Italia sono stati rilevati i valori più bassi dell’incidenza (6,4%) e forse questa è la vera sorpresa.
Anche nel 2022 l’incidenza della povertà assoluta è stata più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: ha raggiunto il 22,5% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,0% tra quelle con quattro. Segnali di peggioramento provengono dalle famiglie di tre componenti (8,2% rispetto al precedente 6,9%).
Lo scorso anno la povertà assoluta in Italia ha interessato quasi 1 milione e 269 mila minori (13,4%, rispetto al 9,7% degli individui a livello nazionale); l’incidenza varia dall’11,5% del Centro al 15,9% del Mezzogiorno. Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono state 720mila, con un’incidenza dell’11,8% (era l’11% nel 2021). Le famiglie di altra tipologia con minori, ossia quelle famiglie dove frequentemente convivono più nuclei familiari, hanno presentato i valori più elevati dell’incidenza (23,0% contro il 15,6% delle altre tipologie familiari nel loro complesso). L’intensità della povertà delle famiglie con minori, pari al 20,6%, è stata superiore a quella del complesso delle famiglie povere (18,2%), a testimonianza di una condizione di marcato disagio.
Gli stranieri in povertà assoluta sono risultati un milione e 700mila, con un’incidenza pari al 34,0%, oltre quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani (7,4%). Anche per questi ultimi si è registrato un incremento della povertà assoluta a livello nazionale (rispetto al 6,9% del 2021), sia nel Nord sia nel Mezzogiorno (rispettivamente 5,4% e 11,4%, da 4,9% e 10,6% dell’anno precedente).
Nel 2022 hanno pagato un affitto per l’abitazione oltre 983mila famiglie povere, che rappresentano il 45% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 21,2% contro il 4,8% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà. Entrambi i valori sono in crescita rispetto al 2021, quando l’incidenza era del 19,1% per le famiglie in affitto e del 4,3% per quelle in proprietà. Le famiglie in affitto residenti nel Mezzogiorno hanno avuto un’incidenza di povertà assoluta pari al 24,1%, rispetto al 19,9% del Nord e al 20,2% del Centro.
Di fronte a questi dati estremamente negativi ci si dovrebbe aspettare una forte reazione del Paese, soprattutto da parte della politica è evidentemente è in altre faccende affaccendate. Del resto i poveri sono percepiti come un peso che grava sulla società e soprattutto non vengono percepiti come possibili elettori anche se in realtà, proprio la povertà li rende manipolabili ma solo con le promesse dell’ultimo momento. Quindi meglio che questi dati restino appannaggio delle statistiche, tanto che la notizia dei dati drammatici è passata come qualsiasi altra, senza indignazione, senza scandalo, senza vergogna. In sostanza la sorte dei poveri non interessa a tutti gli altri. O per dirla con papa Francesco: “Ai poveri non si perdona neppure la loro povertà”. Eppure la Costituzione assegna un compito che ogni giorno dovremmo avere come obiettivo: rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Sicuramente la povertà assoluta è il principale ostacolo ad una vita dignitosa. IIl buon senso, oltre al senso di responsabilità politica, dovrebbe spingere il Parlamento e il Governo a riunirsi al più presto in una seduta straordinaria per approvare adeguati provvedimenti in grado di contrastare seriamente la povertà assoluta, o almeno la tendenza all’aumento. Invece non accadrà nulla, troppo lontane le elezioni e un mondo politico che il popolo lo si ricorda solo nella strumentalità delle campagne elettorali. Del resto siamo nel paese( e non è uno scherzo) dove qualcuno dava ai poveri la scarpa destra e la sinistra solo a propria elezione avvenuta.