Le tragiche metamorfosi del M5s
La decima candelina del Movimento 5 Stelle pone un quesito quasi mistico: qual è il sesso degli angeli? Lo dico da attivista di lungo corso e già consigliere comunale per il M5S, anche rifacendomi a recenti dichiarazioni di alcuni esponenti locali e nazionali nonché dell’ormai “elevato” garante, Beppe Grillo.
Dalla prima candelina, che avrebbe voluto vedere tutta la partitocrazia in discarica indifferenziata, la decima è un porta a porta super-spinto dove non si butta niente ma si recupera tutto, ad occhi chiusi.
È a questa radicale trasformazione che è da addebitare la costante sconfitta del M5s sul territorio, non al fato o alla malasorte o agli altri partiti.
È da addebitare anche alla voluta – quanto apparente – disorganizzazione che negli anni ha favorito le cordate, gli accordi sottobanco, le tresche, gli scambi, le violazioni di regolamento sanzionate molto maldestramente da poco efficaci probiviri (alcuni ora assurti al ruolo di ministro); un fare, insomma, più che degno dell’ultima vecchia politica.
E più dalla base si stimolava, non ultima la sottoscritta (documenti a disposizione), una più razionale gestione delle attività e delle risorse per attuarle, chi più in regione avrebbe potuto, per suo ruolo o conoscenza personale dei vertici, meno faceva.
Se il fine era andare a braccetto col PD & C. (che ho “assaggiato” in consiglio comunale e del quale certo non posso dir bene) il buon Beppe doveva lasciarci nel torpore al quale, secondo lui, eravamo abituati.
Questo compleanno così significativo canta come un De profundis, proprio come ho scritto sulla pagina del neo ministro Stefano Patuanelli, uno dei principali responsabili della disfatta sul territorio della nostra regione.
Dieci anni buttati via perché spesi in metamorfosi, cambi di casacche, prevaricazioni verso chi s’impegna, epurazioni ed espulsioni di chi non si allineava, imposizioni ingiustificate e silenzio, un immenso silenzio per non rispondere.
E se questo è gestire un partito, questa è la gestione del governo sotto i piedi del M5S.
Claudia Gallanda