Le vacche magre e le vacche grasse
I testi sacri parlano di cicli di sette anni. Si può ritenere che la cosa valga anche per la Regione autonoma F-VG. Gli anni dal 2011 al 2018 hanno visto un crollo della spesa pubblica del sistema territoriale, Regione e Comuni, di circa 10 miliardi di euro rispetto alle loro potenzialità di bilancio per entrate tributarie e per possibilità di indebitamento. I governi della Repubblica in nome del risanamento della finanza pubblica, che peraltro non mi risulta sia avvenuta, con leggi, sentenze della Corte Costituzionale e connivenza delle stesse amministrazioni pubbliche, hanno pestato duro nel nostro territorio, ben più che da altre parti, e ne hanno fatto la spesa l’economia in generale e la qualità di intervento in settori pubblici strategici, in primis la sanità e la stessa organizzazione di enti locali di base quali i comuni.
Malgrado il periodo del Covid, e forse anche grazie alla inondazione di risorse finanziarie che ha richiesto la risposta alla pandemia, dal 2019 è iniziata una risalita di disponibilità pubblica che appare evidente e che in questi giorni è cronaca con una variazione di bilancio regionale (di cui oltre 900 milioni di entrate impreviste, o quasi) di 1100 milioni di euro che Giunta e Consiglio regionale potranno distribuire con dovizia. Effetto della bravura di Fedriga nelle trattative con il governo, ondata lunga del bonus del 110% in edilizia, effervescenza di spese in periodo d’inflazione. Ci si discute sopra, ma se la cabala ha un senso, direi che dal 2019 al prossimo 2026 siamo entrati nella classica fase delle vacche grasse. Senza dimenticare che comunque anche il PNRR è in agguato con i suoi 2 miliardi di euro già impegnati e quanto ulteriormente si sarà in grado di attirare nei prossimi bandi (o elargizioni).
Il mio compito di non-Cassandra però finisce qui. Più prosaicamente mi chiedo se saremo in grado di cogliere questa occasione non solo per distribuire euro a caso con l’elicottero nei pressi delle abitazioni degli amici, ma per dare una visione concreta di dove si vuole portare il futuro della Regione. Ah, saperlo? Mi limito ad alcune epidermiche considerazioni.
Se ho ben capito una delle idee geniali della variazione è l’investimento di 150 milioni di euro per spostare gli uffici regionali nel Porto Vecchio di Trieste, nella convinzione che si tratta anche di una sensata operazione immobiliare che per gran parte si finanzierà con la vendita di attuali proprietà dove attualmente sono collocati gli uffici. E, inoltre, pettegolezzo delle ultime ore, pare che ci sia l’occasione per partire “finalmente” con un congruo gruzzolo per una (auto)strada Sequals-Gemona che sembra diventato il simbolo del partito del fare (anche cose inutili e sbagliate).
La propaganda di regime non perde poi occasione per incensare la propria “Hydrogen Valley”, transizione ecologica dei trasporti forse giusta ma di cui appare totalmente ignota l’energia rinnovabile che dovrebbe sostenerla, e non c’è giorno senza presentazione del futuro radioso dell’Innovation Hub della BAT (British American Tobacco) che fino a prova contraria, oltre ad essere un luogo di produzione di prodotti dannosi alla salute, è, bontà sua, alla ricerca di “nuovi prodotti” che possano continuare a dare dipendenza senza nuocere troppo ai clienti. Forse bastava affidarsi alla liberalizzazione della canapa.
Tanto per dare una alternativa, da storico ambientalista da salotto, darei due suggerimenti concreti per impiegare l’oro che cola dal bilancio regionale. Il by-pass dello scarico della Centrale idroelettrica di Cavazzo per salvare il futuro del Lago e l’affidamento di una congrua riserva finanziaria alla “istituenda” società elettrica regionale. E’ ora di iniziare una politica di centralità sul tema del rapporto tra acqua e territorio. Da qui anche la riacquisizione delle concessioni di derivazione idriche per reimpostare una politica energetica pubblica in grado di usare l’acqua (e la sua incipiente scarsità) per il bene dei cittadini e non per il gioco finanziario dei nostri occulti “oligarchi”.
Giorgio Cavallo