L’Egitto ha graziato Patrick Zaki. Speriamo non si sia trattato di un ignobile scambio con la giustizia per Regeni

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha concesso la grazia al ricercatore dell’Università di Bologna, condannato ieri a tre anni di reclusione, quasi 2 dei quali già scontati. La sensazione è che anche la condanna fosse funzionale a quello che potremmo definire una coupe de theatre. Come è noto nella giornata di ieri, Zaki era stato condannato a tre anni di carcere per aver denunciato la discriminazione dei cristiani, un verdetto che aveva fatto levare alta la protesta a livello globale. La sentenza della corte speciale non era appellabile e di conseguenza ieri Zaki era stato arrestato immediatamente nell’aula del tribunale. Zaki era stato condannato a 3 anni, ma avendo già scontato 22 mesi in carcere, sarebbe rimasto in carcere per ulteriori 14 mesi. A seguito della condanna si sono susseguiti gli appelli per richiedere la grazia sia dal governo italiano sia da parte di quello statunitense. Ovviamnte ora c’è la corsa a mettere il “cappello” su questa liberazione. «Grazie alla politica estera del Governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente» afferma su Twitter il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Risultati concreti, sottolinea, «attraverso il lavoro e una credibilità internazionale». Anche il ministro per la Difesa, Guido Crosetto, su Twitter, ha espresso soddisfazione: «L’Egitto ha graziato Zaki. Non è un atto casuale. È il frutto di lavoro, di rapporti, di serietà, di considerazione, di diplomazia, di senso delle istituzioni, di rispetto. Perché c’è chi passa le giornate a criticare e c’è chi lavora». La notizia certamente positiva lascia aperte tuttavia molte perplessità a cominciare dalle voci che circolano rispetto ad una sorta di accodo tacito: la liberazione di un vivo, contro una pietra tombale su un morto. Il riferimento è ovviamente alla vicenda Regeni. Comunque se questo è l’accordo  tacito lo scopriremo prossimamente. Intanto la liberazione del giovane studente cittadino onorario di Bologna è certamente una bella notizia e nonè un caso che sia stata accolta con un aplauso dall’aula del Senato:
«Voglio esprimere la gioia di tutto il Senato per questo risultato. Voglio ringraziare tutti quelli che si sono spesi in questi anni per questo risultato. Ci tenevo ad esternarlo all’Assemblea». Sono le parole del senatore del Pd Filippo Sensi, che ha interrotto i lavori dell’Aula del Senato per comunicare all’Assemblea la notizia. Un lungo applauso ha accompagnato le sue parole. Ad associarsi alla soddisfazione per la grazia concessa a Zaki si è unito anche il senatore Giulio Terzi che, a nome di Fratelli d’Italia, ha espresso «grande soddisfazione per l’importanza di un passo così decisivo».  Anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha espresso «grande gioia».  «È una grande gioia per Bologna, spero significhi abbracciarlo presto e riaverlo in città – ha commentato il sindaco  Lepore -. Bisogna ringraziare anche tutti gli attivisti che si sono spesi per Patrick Zaki, Amnesty, il rettore, la professoressa Rita Monticelli, i governi che si sono succeduti e anche l’ultimo governo, che ha dialogato con l’Egitto. Per ora mi fermo qui, attendiamo altre notizie e speriamo che Patrick possa lasciare il Paese per averlo qui, è una grande gioia per Bologna, lo voglio ripetere».