Lettera aperta al sindaco di Trieste dallo psichiatra Beppe Dell’Acqua. In atto smantellamento dei servizi territoriali di salute mentale
Il consigliere regionale di Open Sinistra FVG Furio Honsell ci segnala la lettera aperta che Peppe Dell’Acqua ha inviato al Sindaco di Trieste Di Piazza per, si legge nella nota di Honsell, arginare il progressivo smantellamento della struttura territoriale della salute mentale a Trieste. Noi aggiungiamo che il problema si sta allargando a macchia d’olio a tutta la regione nonostanete gli sforzi del personale sanitario. La lettera merita di essere letta e merita una forte presa di posizione politica da parte di tutti. Le problematiche di salute mentale stanno aggravandosi e Trieste, che ha insegnato al mondo intero, grazie all’intuizione e il lavoro di Franco Basaglia e l’impegno dei medici e degli operatori che l’hanno seguito completando il suo lavoro, come Peppe Dell’Acqua, non può vedere cancellato il suo modello. Fu la prima città a restituire dignità a coloro che erano afflitti da malattie mentali e alle loro famiglie, chiudendo le strutture chiuse manicomiali e costrizionali e creando centri di salute mentale territoriali. Questo modello deve essere difeso e sviluppato con orgoglio, e coloro che vi operano devono essere valorizzati e coinvolti nella programmazione. Basaglia ha fatto capire che per curare la malattia mentale va eliminato lo stigma. Trieste deve rimanere quel faro per il bene dei cittadini più emarginati. Come Open Sinistra FVG siamo a fianco di Beppe Dell’Acqua e la sua battaglia di civiltà.”
Così si è espresso Furio Honsell, Consigliere Regionale di Open Sinistra FVG.
Questo il testo come postato su facebook dallo stesso Dell’Acqua:
Lettera aperta al Sindaco Di Piazza
Signor sindaco, vorrei parlarti delle quotidiane fatiche che fanno le persone, i cittadini, gli individui per curare la loro salute vivendo senza timori superflui la minaccia della malattia. Non so con quanta consapevolezza parli di distretti, di centri di salute mentale, di ospedale, di pronto soccorso, di cliniche private, di medicina territoriale, di consultori familiari in un momento come questo dove non possiamo non cogliere il bisogno di una singolare vicinanza, di rassicurazione, di cura di tutta la comunità. Ma non capiresti. In fondo non è affar tuo diresti. Sono affari della regione.
Qualche mese fa a proposito delle politiche regionali e delle programmazioni aziendali hai dichiarato ai familiari e alle associazioni che i “basagliani” chiedono centri di salute mentale (che ancora non sai cosa sono!) per collocare in posti di prestigio “gli amici e gli amici degli amici”. Oggi, nel fare un bilancio di fine anno, hai rincarato la dose in difesa delle politiche regionali che hanno devastato l’assetto del sistema salute nella nostra città. Sei riuscito a dire, per fare un esempio, con l’arroganza e l’ignoranza sul tema, che non facciamo fatica a riconoscerti, che le amministrazioni precedenti hanno largheggiato nell’istituire presidi territoriali: ci sono più Dipartimenti di salute mentale, Distretti e consultori (chi sa se sai di cosa parli!) che persone che ne fanno uso. Solo per esempio: ogni anno più di 5000 persone si servono del centro di salute mentale del loro territorio e con essi si calcola sono coinvolti almeno 10.000 familiari. A Trieste ce ne sono 4 di centri, uno ogni 60.000 abitanti che, benché impoveriti, ancora resistono all’ostilità ideologica dell’assessore. Già Distretti e Consultori sono caduti sotto i colpi di scellerate politiche regionali.
Da quindici anni responsabile della salute di tutti i triestini, almeno un atto politico avresti potuto fare di fronte all’impoverimento del sistema! Tanto c’è il privato (che avanza) che risponde alle pressanti domande dei cittadini, hai detto!
Forse non lo sai, sei il sindaco che firma le ordinanze del trattamento sanitario obbligatorio. Un atto che intende dire che la persona che rifiuta ostinatamente le cure viene obbligata al trattamento da una tua firma, un momento delicato e drammatico per la vita di quella persona e della sua famiglia, che, se ben gestito, avvia alla ripresa e al superamento di quella circostanza.
I servizi vicini al cittadino e alle cittadine che ora scompaiono, servono anche a questo, e servono a prevenire, a curare, a vivere una buona vita, anche a guarire.
Mentre il governo regionale, e l’arroganza del presidente, ha concluso ormai la sua azione di radicale devastazione tu, Sindaco, non hai speso una sola parola a difesa dell’organizzazione sanitaria della tua e nostra città valutata e studiata dalle più accreditate istituzioni scientifiche internazionali, ma soprattutto apprezzata dai cittadini per la sua efficacia e vicinanza. Continui ostinatamente a manifestare indifferenza. E io e noi a non capire.
Peppe Dell’Acqua
Il primo giorno dell’anno ‘24
Prendiamo da https://www.facebook.com/peppedellacqua180/?locale=it_IT
Peppe Dell’Acqua,
psichiatra, prende il posto di Franco Rotelli nella direzione del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Trieste. Ha cominciato nell’ospedale psichiatrico di Trieste nel 1971 con Franco Basaglia dove ha partecipato al cambiamento e alla chiusura del manicomio. Nel 1973 ha condiviso con Giuliano Scabia e Vittorio Basaglia la singolare esperienza del laboratorio dal quale uscì Marco Cavallo, il fantastico cavallo azzurro simbolo della liberazione e dei riconquistati diritti dei “matti”.
Dalla metà degli anni ’70 lavora per la progettazione e la sperimentazione dei primi centri di salute mentale territoriali aperti 24 ore. Nel 1988 ha curato con Roberto Mezzina per Sapere 2000 “Il folle gesto”, una raccolta di perizie psichiatriche e di saggi sulla questione del carcere, del manicomio giudiziario e delle pratiche dei servizi di salute mentale di Trieste.
Il libro ha contribuito ad avviare e sostenere percorsi legislativi, dibattiti e progetti per la chiusura dell’ospedale psichiatrico giudiziario. Dal 1996 è docente di Psichiatria Sociale presso la facoltà di Psicologia. Segue con particolare attenzione l’aspetto della comunicazione e ha collaborato alla pubblicazione di materiali divulgativi e alla produzione di programmi radiofonici e televisivi.
Si occupa in particolare della formazione e del sostegno dei familiari di persone con disturbo mentale. Su questo tema, nel 2003, ha pubblicato per Editori Riuniti, “Fuori come va? Famiglie e persone con schizofrenia. Manuale per un uso ottimistico delle cure e dei servizi”. Nel 2007 ha pubblicato “Non ho l’arma che uccide il leone” con l’intenzione di comunicare il senso dell’esperienza del radicale cambiamento avvenuto negli anni ‘70.