Lettera aperta pacifista ai Candidati al Parlamento europeo della Circoscrizione Italia Nord Est
Siamo esponenti di varie associazioni bolognesi impegnate nel campo della pace, della giustizia e dei diritti.
Vogliamo porre alla vostra attenzione, in prossimità delle Elezioni europee, un tema sin qui non sufficientemente affrontato nella campagna elettorale in corso: la necessità di una complessiva e organica politica europea di pace e disarmo, all’altezza di un’Unione europea nata sulle macerie di due guerre mondiali con i loro 80.000.000 di morti, nonché -per i Candidati italiani- coerente con il principio costituzionale del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali (art. 11 Cost.).
Oltre alla fedeltà ai nostri principi costituzionali, vorremmo conoscere le posizioni che porterete in Europa sul tema dell’esercito e della spesa militare europea ed italiana.
La Costituzione dice che “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”, ma tale dovere può essere svolto in modo nonviolento, come previsto dalla legge del 1972 che prevede la possibilità di svolgere, invece che il servizio militare armato, un servizio civile alternativo di utilità sociale.
In Italia più di 800.000 giovani dal 1976 ad oggi hanno scelto il servizio civile sostitutivo.
Il modello di difesa a cui voi guardate cosa prevede? Ingenti risorse sottratte alla spesa sociale per essere investite in arsenali e truppe, da impiegare poi negli scenari bellici dove produrranno altri milioni di morti ?
Oppure una politica economica che rafforzi il Paese attraverso la difesa delle fasce più deboli, la sanità e l’istruzione, e che preveda il coinvolgimento di tutti i cittadini nel sacro dovere della difesa della Patria attraverso i modelli di difesa civile non armata e l’azione dei Corpi civili di pace ?
Sappiamo dal Movimento Nonviolento, dalla Rete italiana Pace e Disarmo e dai media nazionali che per quanto riguarda l’esercito italiano, attualmente formato solo da volontari professionisti, la leva obbligatoria per i giovani di sesso maschile è solo sospesa e che potrebbe essere reintrodotta dal Governo con un semplice DPCM.
Recentemente alcuni esponenti del Governo hanno espresso la volontà di reintrodurre con un Disegno di legge la leva obbligatoria ‘come momento educativo’ per tutti, uomini e donne. Voi cosa ne pensate?
Nell’attuale clima di guerra ‘mondiale a pezzi’, come dice Papa Francesco, le spese militari mondiale ed italiane sono cresciute moltissimo, come pure i conflitti armati, come l’invasione russa dell’Ucraina e il conflitto armato fra Israele e Palestina.
Noi non siamo disponibili al ritorno della leva obbligatoria e se ciò avverrà, eserciteremo il diritto di obiezione di coscienza al servizio militare, optando per il servizio civile.
Gli assessorati alla Pace sempre più diffusi sul territorio, le delibere e gli Odg dei Consigli comunali e regionali a sostegno delle politiche di pace e disarmo indicano con chiarezza l’azione preziosa di una “diplomazia dal basso” a sostegno dei processi di mediazione e pacificazione, reale espressione della volontà e della domanda politica dei Cittadini, che trova adeguata espressione nei circuiti comunitari urbani e regionali molto più che nel panorama della comunicazione nazionale mainstream.
Se vogliamo la pace è giunta l’ora di organizzare la pace, con strumenti e istituzioni politiche adeguate e appropriate: a quando l’istituzione in Italia e negli altri Paesi europei del Ministero della Pace? A quando l’istituzione in seno alla Commissione europea di un Commissario alla Pace?
Siamo solidali con gli obiettori di coscienza, renitenti alla leva e disertori russi, bielorussi, ucraini, israeliani e palestinesi, e riteniamo che debbano trovare asilo in Italia secondo il dettato della Costituzione italiana (art. 10), nonché in Europa secondo il dettato della Carta dei diritti fondamentali che tutela il diritto all’obiezione di coscienza (art. 10 c. 2).
In caso di elezione vi impegnerete a tutelare e sostenere l’esercizio di tale diritto ?
Cosa ne pensate dell’attuale boom delle spese militari e dei profitti delle imprese produttrici di armi?
Negli anni ’80 l’Unione europea, in una fase di miglioramento dei rapporti internazionali, aveva realizzato e finanziato un progetto europeo (Konver) per aiutare le imprese belliche a riconvertirsi alle produzioni civili, ed erano stati ottenuti risultati significativi, anche in Italia.
Non pensate sia giunto il momento di mettere di nuovo seriamente mano a questa problematica, arrestando il boom delle spese militari anche mediante la creazione di strumenti che rendano agibili tali politiche?
Infine, l’Italia e molti Paesi europei non hanno ratificato il Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW). La presenza nel continente europeo di centinaia (in occidente) o migliaia (in Russia) di testate nucleari, la modifica delle dottrine militari con scenari sempre più espliciti di impiego tattico di tali armi, il rischio ormai plasticamente all’orizzonte di una possibile catastrofe nucleare indicano l’urgenza e richiedono un impegno senza precedenti nella direzione di un progressivo e totale disarmo nucleare.
Lo stanno chiedendo sempre di più a gran voce, nell’Italia delle 100 città e della diplomazia dal basso sopra ricordata, le comunità cittadine sulle quali quegli
armamenti nucleari sono puntati.
Vorrete raccogliere il loro grido, e rappresentare efficacemente la volontà politica di tanti cittadini ?
Queste sono le domande che intendiamo porvi, e che migliaia di cittadini di Bologna e di tutta l’area metropolitana vorrebbero farvi.
Se vorrete dare loro attenzione e ascolto, attendiamo le vostre risposte all’indirizzo: porticodellapace@gmail.com
La comunicazione sintetica dei nostri quesiti verrà condivisa nei prossimi giorni sui media locali e sui canali social della nostra rete.
Le persone, associazioni e movimenti bolognesi riuniti nella rete degli artigiani di pace del Portico della Pace
Il Portico della pace di Bologna