Lettera congiunta di Italia Nostra, Legambiente FVG e WWF alla Regione in tema di mini-idroelettrico
“Un ragazzo si avvicina al fiume, in una calda giornata d’estate ma non ode più il suono ritmico dell’acqua che schiva o rimbalza sulle pietre arrotondate”. Si apre così la nota congiunta di Italia Nostra, sezione di Udine Legambiente FVG e WWF FVG.
Di recente un importante appello a salvare le acque della nostra montagna è stato promosso dal Comitato Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento e dal Comitato Salvalago, sottoscritto da un nutrito gruppo di Comitati, Circoli, Associazioni e personalità della nostra Regione, affinché sia dia fine allo sfruttamento delle acque ancora libere dei nostri torrenti, preda continua di aggressioni speculative private che danneggiano i corsi d’acqua più piccoli e belli ancora esistenti, coperte talvolta da prassi burocratiche accondiscendenti. Sono giacenti negli uffici regionali ben 130 domande di derivazioni idroelettriche che, se approvate, potrebbero rappresentare un colpo letale alla bellezza e attrattiva dei nostri corsi d’acqua senza che dal loro sfruttamento ne derivi il minimo, significativo incremento della produzione elettrica, stimato in un misero +0,2% del totale attuale, né alcun vantaggio per le popolazioni locali. Una pesante realtà che interessa tutto l’arco alpino e che le associazioni ambientaliste denunciano da tempo: è ora di smettere di concedere contributi pubblici agli speculatori dell’acqua, bene comune, sempre più prezioso! Tutti noi paghiamo caro (1 mld di €/anno in Italia) nelle nostre bollette elettriche, il costo di queste attività che non trovano più giustificazione nemmeno dal punto di vista meramente produttivo stante la crescente ed evidente aleatorietà dei regimi idraulici legati alle modifiche climatiche in atto: riduzione della nevosità, crescita ricorrente di siccità estive, alterazione dei regimi pluviometrici, aumento dell’evapotraspirazione, riducono già oggi le portate dei corsi d’acqua. Come si può autorizzare per venti, trent’anni i prelievi, stante questo trend destinato a peggiorare? Fra 30 anni ci troveremo in un altro mondo. Ciononostante, acquiescenza burocratica e furbizia imprenditoriale si accompagnano felicemente a danno delle nostre acque senza che ci sia la capacità di un disegno innovativo che dia corpo da subito, a partire dalla (1) costituzione della nuova società regionale per la gestione di grandi derivazioni idroelettriche, ad un nuovo approccio al tema della gestione delle acque che sono un bene irrinunciabile per la biodiversità ambientale delle aree montane e un propulsore formidabile del loro rilancio del turismo sostenibile e culturale.
A tal fine giova (2) l’applicazione del Reg.to (UE) 2020/852 che istituisce un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili a partire da una loro precisa classificazione sulla base di sei obiettivi ambientali: mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile risorse idriche e marine, transizione verso l’economia circolare, prevenzione e la riduzione dell’inquinamento; la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi; il regolamento dichiara inoltre che un’attività economica come sostenibile solo se contribuisce al conseguimento concreto e misurabile di almeno uno degli obiettivi fissati senza danneggiare significativamente nessuno degli altri. Una prima declinazione regionale di questo regolamento potrebbe riguardare la fissazione di nuovi criteri procedimentali per il rilascio delle concessioni idroelettriche e l’approvazione dei progetti di prelievo conformi ai principi del Regolamento UE, da inserire anche nei prossimi bandi per l’accesso ai fondi europei.
Così come appare non più rinviabile (3) la stretta applicazione del disposto dell’art. 43, 4° c. delle norme di attuazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque e dei DD.MM. STA 29 e 30 del 2017, spesso disattesi, per una procedura di valutazione dei progetti di derivazione e dei relativi deflussi minimi vitali ed ecologici seria ed ambientalmente sostenibile per non parlare (4) dell’utilizzo dello strumento dei servizi ecosistemici che sta alla base di un modio nuovo di approcciare anche la materia delle acque e della loro funzione ecologica.
Per tutto quanto sopra, le sottoscritte associazioni, facendo proprio l’appello, chiedono a tutti i soggetti istituzionali coinvolti nel tema dell’acqua, a partire dai sindaci, fino allo Stato ed alla Regione, secondo le diverse competenze e responsabilità, di non farsi allettare da “compensazioni” economiche e di abolire gli incentivi all’idroelettrico che gravano sulle tasche degli utenti e favoriscono la speculazione sul “bene pubblico acqua”, desertificandone i corsi. Chiedono inoltre una modifica delle vigenti procedure autorizzative per i piccoli-medi impianti, nel senso di aumentare le verifiche di sostenibilità dei progetti proposti, le attività di controllo sugli effettivi prelievi e rilasci e attivando iniziative apposite, anche con le Università regionali, di ricerca e valorizzazione dei servizi ecosistemici legati all’acqua e di promozione di un turismo sostenibile integrato con la mobilità dolce e le iniziative di citizen science. Naturalmente è scontato ribadire quanto le associazioni firmatarie sono interessate ad un rapido processo di decarbonizzazione dei nostri processi economici e stili di vita. Tutto questo però non può avvenire a scapito della naturalità residua degli ultimi corsi d’acqua ancora liberi, così come richiamato dall’apposito regolamento comunitario.