Lillard e il tiro sulla sirena: l’NBA è pazza di lui

Damian_Lillard_vs_Russel_Westbrook_ Fonte: Wikimedia Author: James Schumacher License: CC BY 2.0

Un canestro sulla sirena che è già entrato nella storia dell’NBA. L’autore? Lui, il simbolo di Portland, un giocatore che indossa la maglia numero 0 e che aveva da riscattare la bruciante eliminazione dello scorso anno: Damian “Dame” Lillard

Contro Oklahoma, team guidato dalla sua “nemesi” Russel Westbrook, il talento dei Trail Blazers si è inventato un tiro pazzesco all’ultimo secondo nella gara che ha chiuso la serie con un perentorio 4-1, consegnando il passaggio del turno ai suoi. 

Gara-5 era la gara che poteva chiudere il discorso qualificazione per Portland, l’occasione non solo per eliminare i rivali, ma anche per riscattare anni deludenti (10 sconfitte consecutive nei playoff: non poco). Il leader, Dame, lo sapeva, così come sapeva che la possibilità di matare Oklahoma poteva arrivare anche all’ultimo secondo. 

Il risultato è in parità, 115 a 115 e mancano pochi secondi alla sirena. Lillard palleggia a metà campo, con una tranquillità se vogliamo anomala visto che il tempo sta per scadere. Ma lui ha già bene in testa cosa fare: qualche palleggio, uno sguardo all’avversario diretto, Paul George, che resta forse un po’ troppo distante, un passo laterale e poi bum, quel tiro da tre fenomenale che si insacca alla perfezione. 118 a 115, il pubblico che esplode in un’esultanza fragorosa. Lillard prima alza un braccio al cielo, poi saluta ironicamente Oklahoma con un ciao-ciao beffardo quanto il suo tiro.  Quel tiro porta a 50 i punti di Dame Lillard nella gara, numeri non da poco che dimostrano come il leader dei Blazers ami caricarsi sulle proprie spalle il team nei momenti che contano. Westbrook, il rivale, non può che inchinarsi di fronte a quel tiro che manda avanti i Blazers ed elimina i Thunder dai playoff. Paul George, dopo la gara, ha definito “tecnicamente sbagliata” la prodezza di Lillard: a prendere le difese del cestista Draymond Green, che ha dichiarato: “Ne ha messi 50, non so se ogni tiro sia brutto quando ne hai messi 50”. Lillard stesso ha provveduto a lanciare una stoccata a Paul George: “Lui parla di brutto tiro? Mi sembra un po’ semplicistico. Semmai, parlerei di brutta difesa”.

Insomma, è un momento d’oro per Lillard e i Blazers. E dire che l’anno scorso le cose erano andate male, molto male: i Blazers avevano incassato un 4-0 da New Orleans che aveva allungato ombre sullo staff tecnico e dirigenziale dei Portland e aveva insinuato il dubbio anche nel suo uomo simbolo. La partita contro Oklahoma, invece, ha cambiato tutto. Finalmente i Blazers escono dal tunnel delle sconfitte postseason e si riaffacciano nei piani alti dell’NBA. Lillard, in sette stagioni di NBA, ha giocato finora 6 post season e non è mai andato oltre il 2° turno: ecco l’occasione per cambiare la storia.

La prestazione di Lillard potrebbe rendere accattivante la conclusione dei playoff, rendendo incerto e aperto a ogni sorpresa l’esito delle gare NBA, perché se Dame continuerà a giocare così il suo team potrebbe rivelarsi un’avversaria insidiosa per tutte. Ora Portland dovrà vedersela con Denver, che ha eliminato i San Antonio Spurs.

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Lillard, il numero 0

Sono in molti, fra gli addetti ai lavori, a considerare il ventottenne Damian Lillard un underdog, un sottovalutato cronico, uno che, nonostante da anni faccia il suo e bene in NBA, ancora fatica a farsi riconoscere come un talento. Strano a dirsi, visto che il suo talento emerge già nella stagione 2012-2013, quando, da 22enne, ottiene il premio di Rookie – ossia matricola – dell’anno. In quella stagione, Lillard vince la classifica dei realizzatori al primo anno in NBA (19 punti), oltre a fornire 6.1 assist e a vincere 3.1 rimbalzi a partita negli 82 incontri della stagione. La stagione lo consacra anche come il terzo Rookie della storia dell’NBA a segnare oltre 1500 punti e a fare oltre 500 assist. Un voto all’unanimità, uno dei pochi della storia del campionato di basket più bello del mondo. “Voglio godermi il momento, poi da domani mi impegnerò ancora di più, ho tutta una carriera davanti a me” disse all’epoca. 

Lillard ha trascorso l’infanzia – un’infanzia non certo facile – a Oakland, per poi cominciare la sua carriera in un college di secondo piano, Weber State: un piede rotto all’inizio della terza stagione poteva compromettere la sua carriera, ma che in realtà ha finito solo per accrescere la sua voglia di arrivare. Non a caso, è arrivato il premio come Rookie dell’anno al primo anno di NBA: è il segno evidente della tenacia del ragazzo, che ha scelto il numero 0 per ricordare la O di Oakland, dove è cominciato tutto. 

Lillard è diventato nel corso degli anni simbolo del franchise, ma non solo: il campione è molto attivo anche nel sociale, con campagne antibullismo con cui ha coinvolto i tifosi dei Blazers. Un “eroe” – se vogliamo usare un termine impegnativo – a tutto tondo, che già qualche anno fa aveva fatto saltare sulla sedia tutti i propri tifosi, esattamente come successo contro Oklahoma.   

È il 2014, si giocano i playoff. I Blazers se la vedono con i Rockets: siamo a gara-6. Fino a quel momento, Lillard non ha mai giocato un playoff nella sua giovane carriera. E fino a quel momento, non ha infilato ancora un punto nell’ultimo quarto della partita. Però Lillard ha già deciso che è il momento di mettere il suo timbro nella storia dell’NBA: così, mette una tripla che porta avanti Portland (99-98) ed elimina Houston. “È stata una bella opportunità” dichiarò Dame Lillard all’epoca, “i miei compagni hanno fatto un bel lavoro sui blocchi e sono riuscito a liberarmi, a mettere bene i piedi e a eseguire un buon rilascio. Ho capito subito che sarebbe entrata”. Con quel tiro Lillard divenne il primo Blazer a decidere una serie con un tiro vincente

Corsi e ricorsi storici, dunque. Dopo quel tiro del 2014, il tiro del 2019, ancora più bello, ancora più spettacolare, ancora più iconico, in quella che dagli esperti è considerata la vera stagione dell’NBADame Lillard ha portato avanti i Blazers dopo anni di delusioni: ora se la vedrà con Denver, e chissà che non ci regali qualche altra grande emozione.