Liste d’attesa prestazioni sanitarie. Friuli Venezia Giulia certificata peggiore Regione d’Italia….
Le liste di attesa delle prestazioni sanitarie rappresentano un fenomeno percepito dai cittadini e dai pazienti come una forte criticità dei moderni sistemi sanitari, in quanto compromette l’accessibilità e la fruibilità delle prestazioni da erogare. L’abbattimento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie è uno degli obiettivi prioritari del SSN e l’erogazione dei servizi entro tempi appropriati, rispetto alla patologia e alle necessità di cura. Peccato che al di là delle parole il Fvg sia fra le peggiori realtà il tutto condito dalle patetiche giustificazioni che soprattutto la Regione fornisce ai cittadini. Una responsabilità gestionale chiarissima soprattutto in una realtà come quella del Friuli Venezia Giulia che lavora in assoluta autonomia anche economica proprio sul tema sanitario. I dati della realtà percepita dalle persone mentono raramente ma oggi, e per l’ennesima volta, arrivano dati certificati inoppugnabili. Non solo la fondazione Gimbe, ma anche Agenas – Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali, che è un ente pubblico non economico nazionale, che svolge una funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari, ha reso noto i risultati dopo aver avviato una sperimentazione di raccolta dati, da parte delle Regioni, sulle prenotazioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale. L’obiettivo generale del progetto pilota era quello far luce sulle liste di attesa rendendo disponibili dati omogenei e standardizzati a livello regionale. Il Fvg è drammaticamente in fondo alla classifica. Per le visite è stato valutato sempre il 1° accesso. Per le prestazioni strumentali sono stati considerati sia il 1° accesso sia l’accesso successivo. La sperimentazione ha permesso di raccogliere in modo analitico i dati provenienti dai sistemi CUP a livello centrale. I dati sono stati raccolti nella settimana indice del 22-26 maggio 2023 e si riferiscono alle prestazioni monitorate dal PNGLA 2019-2021 (14 visite e 55 prestazioni di diagnostica strumentale). In totale sono state raccolte informazioni su 125.000 prenotazioni di visite specialistiche e 146.000 prenotazioni di esami di diagnostica strumentale. Tutte le Regioni sono state invitate a partecipare alla sperimentazione. Hanno inviato attualmente i dati 13 Regioni su 21. In particolare, 6 (Emilia-Romagna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Toscana) hanno inviato i dati totali a livello regionale mentre Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Umbria e Veneto hanno trasmesso dati parziali riferiti a una o più ASL. Per il calcolo del tempo di attesa si considera il primo appuntamento che il sistema è in grado di dare all’interno dell’ambito di garanzia delle ASL (ambito territoriale). Ebbene la nostra Regione si posizione nella parte bassissima della classifica. Ecco la tabella che parla meglio di ogni discorso:
Siamo certi che l’assessore Riccardo Riccardi, assessore regionale alla sanità e quindi maggior responsabile istituzionale sul tema starà già elaborando la sua strategia di scarica barile, vedremo di chi sarà la colpa, non certo di quelli che c’erano prima, perchè “prima” c’era sempre lui. Intanto un segnale di aiuto sta già arrivando dal ministero della salute del governo Meloni che sta già facendo giraree la tesi che ci sono dei ritardi ma soprattutto perchè vi sono molte richieste di prestazioni ingiustificate. Per fortuna qualcosa sembra muoversi nella società. Registriamo a titolo d’esempio una breve nota del Coordinamento Salute FVG che sottolinea che anche l’AGENAS certifica nel suo ultimo monitoraggio sui tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali quanto avevano già evidenziato le analisi della Scuola superiore Sant’Anna” di Pisa e dell’Istituto Gimbe : in molti settori siamo, come Regione FVG “orgogliosamente” scesi agli ultimi posti nella graduatoria tra Regioni italiane. Insomma AGENAS, di fatto, certifica che in FVG la gran somma di denaro pubblico spesa non è affatto servita a migliorare il servizio sanitario pubblico, anzi! Da qui la necessità urgente secondo il Coordinamento di “invertire la rotta” della spesa e privilegiare la sanità pubblica.