Matterella resiste ma non va lasciato solo. Dal governo in punta di manganello prove di autoritarismo prologo al premierato

«Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento». Lo si legge in una nota dell’ufficio stampa del Quirinale con riferimento a quanto successo  a Pisa e Firenze, con le cariche della polizia alle manifestazioni pro Palestina. Tra i feriti anche minorenni che manifestavano a volto scoperto e senza nessun oggetto atto ad offendere. La risposta delle forze dell’ordine è stata sproporzionata e tutto è stato immortalato da inequivocabili filmati.  Ovviamente, nonostante le prove inoppugnabili,  dalla destra di governo nessun segnale di condanna e neppure di “pentimento” per i fatto di aver determinato, con la loro ideologia securitaria, un pessimo clima nel paese che fra le altre cose sembra, anzi ha determinato, nelle forze dell’ordine l’idea di avere “copertura”. Un problema più culturale che ideologico, dove la parola culturale fa più il paio con l’ignoranza che con la conoscenza delle regole costituzionali e democratiche che ci si dovrebbe aspettare da tutori dell’ordine, anche dai gradi più bassi. Prevale più lo spirito di corpo e l’idea che legge e ordine siano valori che devono prevalere anche al di sopra della legge che si pensa di difendere. Il problema che le manganellate non sono solo un fallimento dell’ordine pubblico, ma rischiano di diventare un fallimento per la democrazia italiana.  Una contraddizione che però non può essere risolta con un evangelico “perdonateli perché non sanno quello che fanno”. Anche se sull’episodio presto verrà fatto cadere la solita assordante cappa mediatica del silenzio, appare evidente che il cortocircuito fra Presidenza della Repubblica e governo c’è, ed pesantissimo. Siamo altresì certi che rafforzerà l’orribile volontà della destra di sterilizzare le funzioni di controllo del presidente della Repubblica che sembra, e per ora lo è, l’unico baluardo costituzionale alla gestione monocratica del potere. Del resto il silenzio della Meloni sulla vicenda Pisa, che ha lasciato che la risposta a Mattarella fosse in un comunicato stampa del suo partito, parla per lei. Un modo non solo per non esporsi ma soprattutto per delegittimare il Capo dello Stato e nello stesso tempo dare un segnale preciso ai suoi nuovi e vecchi seguaci sulla via del sovranismo assoluto in salsa personale. E’ evidente che lei, la capa, è più furba del suo vice Matteo Salvini che chiedeva pubblicamente il potere assoluto, lei non chiede,  ma tende a fare di tutto per prenderselo. Siamo alla plastica dimostrazione di dove lei intenda portare il paese con la sua investitura diretta sotto il nome di premierato. E’ altrettanto evidente che la risposta deve esser una mobilitazione democratica imponente, lasciano perdere divisioni e particolarismi, perché in gioco, e non è retorica , c’è davvero la libertà di tutti noi. Del resto dai manganelli all’olio di ricino il passo è breve e passa attraverso anche alla cosiddetta “identificazione” delle persone che partecipano alla vita democratica, non solo a manifestazioni di piazza o eventi, ma perfino portano un fiore dinanzi ad una foto di un martire di una dittatura. Forse sfugge, ma l’identificazione legata all’evento dove è stata fatta, è una forma di dossieraggio politico preciso che nei regimi porta ad orribili liste di proscrizione se non peggio. La risposta a tutto questo deve essere immediata, della politica, ma soprattutto della società civile.

Fabio Folisi