Medici a “gettone” l’anticorruzione (Anac) chiede l’intervento di Ministero della sanità e Mef

La notizia che anche in Fvg alla prese con una crisi profonda della sanità si fa ricorso ormai non più sporadicamente ai cosiddetti medici a gettone desta allarme e preoccupazione soprattutto per il dubbio che la situazione “emergenziale” possa diventare da eccezione regola e poi elemento strutturale a danno della sanità pubblica e della sua qualità. Affrontando pragmaticamente il problema della carenza di medici e più in generale di personale sanitario, la scelta del “gettone” non può essere la soluzione, ma l’impressione è che invece si stia sondando il terreno e in una logica di privatizzazione “inevitabile” e si mettano i cittadini dinnanzi al fatto compiuto. Un futuro della sanità insomma  sempre più orientato verso un modello semi-privatistico delle cure che altro non è che l’anticamera dello smantellamento o comunque del ridimensionamento della sanità pubblica universale verso modelli più “americani”, sistema  che tanto piace ad ambienti finanziari che non vedono l’ora di poter legare le cure alle polizze sanitarie. E’ un processo che viene da lontano, non solo dalle logiche di tagli alla spesa sanitaria, ma dalla miopia della mancata programmazione del comparto a partire dalla follia dei numeri chiusi e ristretti nelle Università. Il risultato è che la spallata finale è stata data dal Covid. Così oggi ci ritroviamo con i medici che fuggono dagli ospedali, con tempi di attesa interminabili ai pronto soccorso e all’accesso alle cure e alla diagnostica pubblica quasi negato (se non con tempi imbarazzanti) e ciliegina sulla torta con l’aumento di un fenomeno che la dice lunga sullo stato reale della sanità: appunto i cosiddetti ‘medici a gettone’, che saranno anche bravi professionisti ma essendo a “chiamata” restano avulsi dagli ambienti dove dovranno operare, altro che lavoro in team tanto raccomandato, si sta gradualmente perdendo di vista la qualità complessiva del servizio di cura alle persone, sia negli aspetti umani e sociali che in quelli più strettamente relativi alla capacità di risposta alle malattie. Ma chi sono i medici a gettone e quanto guadagnano? La domanda è legittima e la risposta a livello nazionale è chiara: ogni giorno in Italia frotte di medici decidono di abbandonare gli ospedali pubblici (+39% nel 2021) a causa delle condizioni lavorative insostenibili, dell’eccessivo carico di responsabilità e degli stipendi troppo bassi rispetto alla media europea. Così in una sorta di corsa professionale alla rovescia anzichè pianificare un futuro di consolidamento, le strutture sanitarie pubbliche corrono ai ripari servendosi dei medici a chiamata, il tutto favorito da certa politica che vede nella sanità privata la panacea di tutti i mali e soprattutto ottime opportunità di accontentare i proprio “amici” e in qualche caso veri e propri “compagni di merende”. Dietro questo fenomeno ci sono anche delle cooperative più o meno mascherate che in realtà fungono da intermediarie con l’azienda ospedaliera, sono in realtà società di intermediazione di lavoro,  e che, denunciano i sindacati dei medici, arrivano ad arruolare “dottori” anche con un semplice messaggino in chat. Spesso si tratta di medici giovanissimi, senza esperienza e senza specializzazione, l’importante è che siano iscritti all’Ordine dei medici. A tutto questo si aggiunge oggi la notizia che l’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, si è accorta di alcune “anomalie” sollecitando l’intervento del ministro alla Salute. Si legge testualmente in una nota dell’Autorità che riporta le dichiarazione del suo presidente: “La questione dei cosiddetti ‘medici a gettone’ assume una grande rilevanza sociale – afferma il Presidente di Anac, Giuseppe Busia – in quanto tocca servizi fondamentali, improcrastinabili ed indispensabili per l’intera comunità, oltre che di grande impatto economico sulla spesa pubblica, per gli elevati costi sostenuti dalle Aziende sanitarie al fine di remunerare il personale medico reperito per turni spesso insostenibili”. “Per sopperire all’attuale carenza di medici ormai diffusa in numerosi comparti ospedalieri – continua il Presidente dell’Anticorruzione -, le Aziende sanitarie siano indotte ad aggiudicare appalti, spesso mediante procedura negoziata, alla quale partecipa un numero ridotto di operatori economici, in particolare per assicurare alcuni servizi quale quello di Guardia Medica presso il Pronto Soccorso, nonché a corrispondere compensi particolarmente elevati per ciascun turno, anche prevedendo, come criterio di scelta del contraente, quello del prezzo più basso”. Per questo, ricorda il Presidente Busia, Anac ha deciso di intervenire presso il Ministero della Sanità e presso il Mef al fine di sollecitare un decreto ministeriale che faccia chiarezza sulla questione dei “gettonisti”, e dia dei criteri di congruità dei prezzi. L’Autorità intende mettere a disposizione il proprio supporto a ospedali e aziende sanitarie per la predisposizione di questi affidamenti professionali, anche con riferimento alla tempestiva e corretta programmazione dei fabbisogni ed all’individuazione di importi a base di gara congrui. Nelle ultime settimane, infatti, sono giunte ad Anac parecchie richieste di parere sulla congruità dei prezzi per “forniture di servizi medico-sanitari disposti in somma urgenza”. Aziende sanitarie e ospedali, specie in reparti “sensibili” come Pronto Soccorso e Anestesia, si trovano in grossa difficoltà operativa per mancanza di medici. Molti di questi si licenziano, per tornare allo stesso posto assunti da cooperative private, con costi orari e giornalieri moltiplicati.
Per garantire il funzionamento dei servizi ospedalieri, le Asl devono rivolgersi alle cooperative private assumendo “medici a giornata”. Non esiste, però, alcun quadro normativo certo, che possa indicare come procedere con tali assunzioni “a ore”, con quali limiti, entro quali prezzi, con che tipo di durata giornaliera. Di qui la decisione dell’Autorità di intervenire, coinvolgendo direttamente il Ministro. Anzi i ministri, visto che i profili coinvolti riguardano sia il Ministro alla Sanità, che quello di Economia e Finanze. Ci sono infatti, più profili in gioco: l’elevato costo dei servizi; l’inadeguatezza del servizio offerto; la scarsa affidabilità del servizio (pensiamo alla lucidità di un medico dopo 36 ore filate di servizio); il far west dei contratti, di durata breve con elusione di qualsiasi principio di programmazione e concorrenza. Anac si è trovata impossibilitata a dare indicazioni perché non c’è alcun provvedimento del ministero che ponga dei limiti, né alcuna legge o decreto che disciplini quanto sta avvenendo. Il Presidente Busia ricorda come “l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha rilevato molteplici difficoltà operative che interessano, sempre più di frequente, le Aziende sanitarie nel reperimento di personale medico, circostanza che si renderebbe necessaria e urgente a causa dei numerosissimi pensionamenti e dimissioni volontarie riscontrati negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia”. “Da una prima analisi degli affidamenti esaminati – precisa Giuseppe Busia -, l’elevato costo dei servizi e la non sempre adeguata qualità degli stessi apparirebbero riconducibili anche ad una generalizzata carenza di idonea programmazione degli affidamenti, con il rischio di un artificioso frazionamento degli stessi e la conseguente elusione dell’obbligo di evidenza pubblica. Emergerebbero, inoltre, una stima non trasparente della base d’asta, con il rischio di sostenere costi elevati per la prestazione ricevuta; una non corretta individuazione dei fabbisogni, che può portare a selezionare personale non adeguatamente qualificato per lo svolgimento di un servizio funzionale alla tutela di un interesse costituzionalmente garantito quale è la salute dei cittadini, rischio che potrebbe essere ridotto con l’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa”. “Come già fatto per i dispositivi medici e altri servizi sanitari, l’Autorità potrà altresì provvedere alla individuazione dei prezzi di riferimento, ove siano forniti i dati necessari in relazione ai servizi oggetto di attenzione, secondo criteri fissati con Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero della Salute”.
Anac si mette a disposizione per “contribuire a individuare -eventualmente nell’ambito di un Tavolo Tecnico con le Amministrazioni a vario titolo coinvolte le azioni più efficaci che possano perseguire il contenimento della spesa pubblica ed il miglioramento della qualità dei servizi offerti”.
Inoltre Anac fa presente che: “molte delle criticità riscontrate potrebbero venire meno ove e stazioni appaltanti, uniformandosi al Codice, previa adeguata programmazione, provvedessero alla predisposizione delle specifiche tecniche del servizio; alla determinazione dell’importo a base di gara ed alla predisposizione dei documenti di gara o di affidamento, tenendo conto delle figure professionali richieste; alla selezione dell’operatore economico con l’offerta economicamente più vantaggiosa, trattandosi di appalti con alta intensità di manodopera; nonché alla corretta verifica del servizio espletato”