Migliaia di estintori senza revisione “vera”. Friul Estintori di Cervignano beccata dalla GdF. Patteggiati gli illeciti amministrativi ma restano il penale e i rischi corsi da migliaia di cittadini
Un’azienda di forniture di impianti antincendio, la FE Friul Estintori di Cervignano ( che curiosamente la stampa locale non sta (per ora) menzionando) , avrebbe frodato per anni la clientela pubblica privata, dislocata in tutto il Friuli Venezia Giulia, attestando falsamente di aver provveduto a cambiare l’agente estinguente durante le manutenzioni triennali degli estintori a polvere. Così cinque persone – tre consiglieri di amministrazione, un consulente e un responsabile tecnico – sono stati denunciati per frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. La società, che ha sede a Cevignano con 60 dipendenti e un fatturato da 4 milioni di euro, è stata segnalata all’autorità giudiziaria per illecito amministrativo dipendente da reato, per aver beneficiato del delitto di truffa continuata e aggravata ai danni di enti pubblici commesso nel suo interesse e a suo vantaggio dagli indagati.
L’indagine sarebbe partita dalla denuncia di un dipendente preoccupato per i possibili malfunzionamenti degli apparati antincendio in caso di utilizzo; sono state utilizzate intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni locali e domiciliari, indagini contabili e bancarie, oltre a numerose testimonianze rese dai dipendenti e dai manutentori dell’azienda.
In particolare, sono state le telecamere nascoste, installate dai finanzieri in più punti dell’officina dell’azienda dove avrebbero dovuto svolgersi le operazioni di sostituzione della polvere estinguente, a fornire prove – definite inequivocabili in un comunicato della Guardia di Finanza – delle modalità truffaldine con cui veniva attestata la revisione triennale degli estintori: la legge impone infatti l’obbligo di cambiare l’estinguente in base ad un decreto ministeriale del 2005 e alla normativa dell’Ente Nazionale di Unificazione datata 1992. Le videoriprese nascoste, durate quattro mesi, hanno documentato che gli operai si adeguavano alla direttiva aziendale di non procedere al cambio della polvere estinguente e che i macchinari deputati all’aspirazione e all’inserimento dell’agente estinguente negli estintori erano quasi sempre spenti o utilizzati solo in sporadiche occasioni. Tra i clienti privati truffati si segnalano imprese di ogni genere e, in particolare, concessionari autostradali, acciaierie, condomini, parrocchie, autofficine, aziende agricole e vitivinicole, bar, ristoranti, supermercati, centri commerciali, hotel, banche, agenzie di assicurazione, professionisti, imprese di trasporto, logistica e imballaggio, studi medici, case di riposo, asili nido, palestre, associazioni sportive, aziende di prodotti alimentari, abbigliamento, arredamento, chimica e materie plastiche, edilizia, meccanica, elettronica, elettrotecnica, informatica, telecomunicazioni, estetica, forniture per uffici.
Per quanto concerne invece la clientela pubblica si annoverano ospedali, aziende sanitarie, scuole materne, istituti scolastici, caserme, case circondariali, università, tribunali, comuni, prefetture, questure ed altri enti tra cui la Regione. Gli inquirenti hanno acquisito numerose testimonianze rese dai dipendenti e dai manutentori dell’azienda. In sostanza la Friul Estintori che è fra le aziende leader di forniture di impianti antincendio, ha frodato per anni i suoi 5.200 clienti: attestava di aver cambiato quello che si chiama ‘l’agente estinguente’ negli estintori sottoposti a manutenzione triennale, mentre in realtà l’operazione non veniva effettuata.
La frode nelle forniture è stata anche provata sul piano contabile confrontando, per ogni anno, gli acquisti di polvere estinguente, le rimanenze ed il numero di estintori “revisionati” moltiplicato per le capacità degli apparati restituiti ai clienti dopo le false operazioni di manutenzione: l’azienda udinese, a fronte di un fabbisogno annuale medio di circa 80.000 kg di estinguente, provvedeva all’acquisto di soli 4.000 kg, impiegati per rifornire i soli estintori esausti, cioè utilizzati totalmente o in parte. Il vantaggio economico che l’azienda ha realizzato dal 2005 al 2018 è stato stimato in circa 5 milioni di euro, considerando la polvere estinguente fatturata ma non sostituita, il fittizio smaltimento della stessa addebitato ai clienti, i risparmi sulla manodopera, sui consumi, sui macchinari e sui tempi di revisione.
Numerosi dipendenti e manutentori – ha spiegato la Guardia di Finanza – hanno ammesso di conoscere la fraudolenta prassi aziendale, imposta dagli amministratori, in uso in azienda da decenni e prima della loro assunzione, ma di non aver mai denunciato nulla per timore di perdere il posto di lavoro. Il comunicato rileva infine che la società non solo ha beneficiato dei “vantaggi” derivanti dalla frode, riuscendo a presentarsi sul mercato con prezzi più convenienti rispetto agli operatori onesti, ma ha anche messo a rischio la sicurezza dei luoghi di lavoro esponendo a concreti rischi coloro che avevano gli estintori in uso, convinti di disporre di strumenti antincendio in perfetta efficienza. I Vigili del Fuoco hanno infatti spiegato che la mancata sostituzione dell’agente estinguente nel corso delle revisioni periodiche comporta un aumento del rischio di inefficacia dell’estintore: la polvere, se non sostituita, può infatti “impaccarsi” con conseguente difficoltà di fuoriuscita in caso di erogazione.
Dopo aver avuto notizia delle indagini, la società friulana ha richiamato e correttamente revisionato, sotto il controllo delle Fiamme Gialle, quasi 24.000 estintori: le operazioni hanno avuto luogo da luglio 2018 a giugno 2019, e l’impresa friulana ha poi patteggiato la pena per gli illeciti amministrativi commessi. Sul piano penale, invece, la vicenda rimane aperta: e la Procura della Repubblica del Tribunale di Udine, nei giorni scorsi, ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, preludio alla successiva richiesta di rinvio a giudizio.