Migranti, annunciate nuove politiche per il Fvg, ma in pochi ci credono, dopo il plateale fallimento delle ricette di Meloni
Il presidente della giunta regionale Massimiliano Fedriga è uscito dal torpore e dall’apatia che nell’ultimo periodo ne caratterizza l’azione, si fa per dire, e così oggi prende una salomonica o meglio pilatesca posizione sul tema migranti: “L’hotspot è una toppa, ma è meglio dell’accoglienza diffusa” . Insomma secondo il presidente un hotspot per i migranti in Friuli Venezia Giulia sarebbe “una toppa, non una soluzione, però, ha in sostanza affermato, almeno allontanerebbe le persone dal territorio, rispetto all’accoglienza diffusa”. Ma in realtà questa era la premessa per annunciare che abreve anche in Fvg avremo “politiche di alleggerimento delle presenze”. La dichiarazione di Fedriga viene a stretto giro dopo che il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, aveva reso noto che il Viminale l’ha informato del trasferimento di 200 migranti dalla città sugli oltre 500 in cerca di sistemazione. Dipiazza però rilancia anche l’ok all’ipotesi hotspot — ma non nell’area giuliana, ovviamente. “L’accoglienza diffusa credo che ha portato solo disastri, per cui creare dei luoghi dove si può dare assistenza a questi disgraziati secondo me ha una logica, ripeto però in luoghi dove si può fare, le centinaia di caserme dismesse che abbiamo in Friuli, due se ne potrebbero prendere”. Ovviamente le dichiarazioni di Fedriga e Di Piazza sono legate principalmente all’annuncio del ministro degli interni Piantedosi che ha in mente un nuovo piano per l’emergenza migranti che, udite, udite, prevede più Cpr e il cambio della legge Zampa sui minori non accompagnati. Non una parola di autocritica ovviamente per il fatto che il governo di Giorgia Meloni vede sul tema migranti e sbarchi il suo più eclatante fallimento, altro che “blocco navale” , dato aggiornato a venerdì scorso 25 agosto, ci dice che sono arrivati sulle coste italiane 107.530 immigrati, oltre il doppio di quelli registrati nello stesso periodo del 2022, dati ai quali sommare gli arrivi via terra dalla rotta balcanica. Così il ministro dell’Interno Piantedosi ha scelto la stampa amica (Libero), che gli poteva garantire una intervista addomesticata per illustrare le prossime mosse del governo per affrontare l’emergenza migranti. Il nuovo piano del responsabile del Viminale prevede un centro per rimpatri in ogni regione e modifiche alla legge Zampa per gli under 18. «Nel decreto, spiega Piantedosi, proporremo misure per facilitare il rimpatrio dei migranti irregolari che si sono distinti per condotte violente o pericolose e continueremo nell’azione intrapresa per realizzare altri Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, e per ripristinare la piena funzionalità di quelli attuali. Parallelamente, sempre per agevolare i rimpatri, abbiamo iniziato a realizzare le strutture per l’identificazione degli sbarcati, necessarie per attivare le nuove procedure accelerate previste dal decreto legge approvato a Cutro: la prima, a Pozzallo, sarà operativa dal primo settembre». In Friuli Venezia Giulia dire modello Pozzallo risuona come modello Jalmicco, almeno questa sarebbe stata la prima intenzione ministeriale prima che la vicenda creasse sollevazioni popolari. Sulla materia dello spostamento da Trieste di 200 migranti è anche intervenuto ICS – Ufficio Rifugiati Onlus secondo cui non servono interventi spot. Va attuato un piano ordinario di redistribuzione settimanale dei richiedenti asilo da Trieste verso il resto del territorio nazionale, nel rispetto delle leggi vigenti. Annunciare ciò che appare solo come un primo trasferimento di richiedenti asilo alla stregua di un successo, come fa il Sindaco di Trieste Dipiazza, è operazione del tutto stonata: si tratta solamente di un parziale rispetto della legge che è stata violata per mesi, creando la grave situazione umanitaria in atto a Trieste e che sarebbe rimasta tale se ICS e le altre associazioni non avessero denunciato la situazione a livello nazionale. ICS fa presente che il numero annunciato è di poco più di un terzo di tutti i richiedenti abbandonati da mesi (il loro numero è attualmente attorno alle 550 persone) e che pertanto appaiono necessari ben ulteriori interventi di ricollocazione. Soprattutto è inderogabile la ripresa di un programma di ricollocazioni a regime che inserisca la rotta balcanica nel piano ordinario di redistribuzione dei richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale. Ciò comporta un programma che assegni al confine orientale almeno 100 quote di trasferimenti settimanali. Diversamente la situazione rimarrà del tutto invariata, nonostante gli annunci. ICS ricorda inoltre che la mancanza di un piano adeguato perdura da oltre un anno e che ciò ha creato enormi problematiche umanitarie e di rispetto delle leggi vigenti da parte delle istituzioni, che si sono solo accentuate negli ultimi mesi. Singoli interventi spot possono servire a coprire l’inadeguatezza di alcuni politici, ma non a dare risposte adeguate.