“Missile” mediatico da Kiev “via” Corriere.it contro la Danieli: “L’azienda friulana aiuta il riarmo di Putin”

In un articolo dal titolo “L’Ucraina contro l’italiana Danieli: «Aiuta il riarmo di Putin»” a firma Federico Fubini, il Corriere.it oggi racconta che l’azienda friulana, dal fatturato in crescita, non ha “ammiratori a Kiev” e si citano le dichiarazioni di Agiya Zagrebelska, capo della direzione sulle sanzioni dell’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione del governo ucraino: «Secondo informazioni da fonti aperte e secondo informazioni doganali, varie transazioni hanno avuto luogo tra Danieli e Severstal dopo l’inizio dell’invasione a tutto campo del nostro Paese. Queste informazioni – continua Zagrebelska – ci danno la base per considerare Danieli uno sponsor internazionale della guerra in Ucraina». In sostanza l’accusa all’azienda italiana, non la prima in questi mesi,  riguarda la fornitura di macchine utensili e componenti per la lavorazione dell’acciaio poi usato per le dotazioni dell’esercito di Mosca, proprio a partire dalle attività del gruppo Severstal. Severstal, scrive Fubini, è “un conglomerato importante per il complesso militare-industriale nella Russia di Vladimir Putin. Il gruppo è controllato per oltre il 75% e presieduto da Alexey Mordashov, 57 anni, una fortuna stimata in 21 miliardi di dollari all’inizio della guerra e dal 28 febbraio 2022 soggetto a sanzioni dell’Unione europea”. Severstal non è un’azienda qualunque, prosegue il Corriere, con la sua attività nella produzione di acciaio, è un fornitore di rilievo dell’esercito russo. Produce acciaio per armature, acciaio per mezzi di trasporto militare su terra ma anche speciali scafi d’acciaio per sottomarini militari e navi da guerra. Ma quanto c’è di vero nelle accuse del governo ucraino a Danieli? Si chiede Fubini, che ha chiesto lumi all’azienda friulana che “in generale respinge le affermazioni che arrivano da Kiev. Dice Fabio Londero, General Counsel di Danieli: «Il nostro gruppo ha sospeso tutti i contratti con soggetti sanzionati quali, per esempio, Severstal. Ci sono ben note le conseguenze legali e reputazionali legate alle nostre attività sul mercato russo. Non possiamo che stigmatizzare una serie di affermazioni sulla nostra attività in Russia che appaiono, quantomeno, imprecise». Londero, spiega Fubini, riconosce che Danieli aveva aperto un contratto con Severstal nel 2020, in modo perfettamente legittimo all’epoca, benché Mosca fosse già invischiata da sei anni in una guerra a bassa intensità nel Donbass. Ma l’avvocato di Danieli aggiunge anche una precisazione: il suo gruppo non conosce la destinazione degli acciai prodotti dal cliente russo. “Svolgiamo da sempre analisi di compliance sull’integrità delle controparti commerciali – dice Londero – ma non possiamo avere gli strumenti per controllare l’uso che viene fatto dei prodotti grezzi e semilavorati realizzati da Severstal e venduti a terzi”. Fin qui, si legge sempre sul Corriere, le affermazioni di principio ma “nel concreto tuttavia le analisi del Consiglio per la sicurezza economica del governo ucraino hanno fatto emergere dettagli nuovi riguardo a Danieli. Il 10 agosto dell’anno scorso, dopo più di cinque mesi di guerra aperta e a più di cinque mesi dall’iscrizione di Mordashov nella lista dei soggetti sotto sanzioni, una controllata del gruppo friulano ha fornito alla Severstal una doga di raffreddamento. L’azienda fornitrice è la Danieli Corus, basata in Olanda. Il prodotto venduto è una tecnologia industriale che raffredda le pareti interne di un altoforno durante la fusione e la lavorazione dell’acciaio”. Dunque, in questo caso, spiega ancora Fubini, “le forniture al gruppo di Mordashov non si sono fermate all’inizio della guerra e con l’avvio delle sanzioni”. Londero, il General Counsel di Danieli, non nega che la transazione fra Danieli Corus e Severstal abbia avuto luogo nell’agosto scorso. Ma aggiunge: “L’operazione faceva riferimento ad un contratto sottoscritto prima dell’entrata in vigore delle sanzioni ed è stata effettuata solo dopo approfondite analisi, che hanno condotto la nostra controllata a ritenere che la spedizione fosse compatibile con le normative europee”. Ma la “doga di raffreddamento” non sarebbe l’unico pezzo che il gruppo di Udine riconosce di aver spedito ad aziende russe legate al complesso militare-industriale dopo l’inizio della guerra aperta, racconta ancora Fubini. “Il 9 aprile scorso il direttore generale della compagnia Krasny Oktyabr («Ottobre Rosso»), un produttore russo di acciai speciali, affronta in un’intervista su un media aziendale il tema delle sanzioni europee. Krasny Oktyabr, come spiega un articolo del quotidiano «Vedemosti» del 2018, produce infatti nei suoi impianti di Volgograd gli acciai speciali usati per i carri armati russi T-14 «Armata» e per i caccia Su-57. Dice dunque l’11 aprile Konstantin Volkov, direttore generale di Krasny Oktyabr: “Avevamo preoccupazioni riguardo al prosieguo della cooperazione con l’azienda italiana Danieli. Tuttavia, i nostri partner – dichiara testualmente Volkov – hanno deciso di continuare a collaborare e abbiamo già ricevuto da loro un’offerta per l’acquisto di parti di ricambio”. Qui occorrono due precisazioni, scrive il Corriere, la prima riguarda le fonti: “Il passaggio del dirigente di Krasny Oktyabr sulla disponibilità di Danieli a continuare a collaborare, malgrado la guerra, è scomparso dall’intervista apparsa sul sito «metalinfo.ru». Eppure resta nel testo della stessa intervista pubblicata sul sito aziendale di Krasny Oktyabr (il «Corriere» afferma di conservare entrambe le versioni). Seconda precisazione, dovuta: comunque Danieli non ha violato alcuna sanzione collaborando con Krasny Oktyabr, anche perché alcune aziende russe nell’ultimo anno hanno imparato a muoversi per evitare di ricadere nelle restrizioni di Bruxelles”. Ovviamente anche se la vicenda è opaca, non pare uno scandalo, ma  le polemiche non si placheranno anche perché, come è noto, Danieli è impegnata sull’altro fronte a “fluidificare” l’arrivo di un nuovo polo siderurgico italo-ucraino Danieli-Metinvest a San Giorgio di Nogaro (Ud). Insomma sembrerebbe proprio che Danieli lavori su tavoli diversi in una logica di “prima il business”. Del resto che l’operazione del nuovo polo siderurgico con capitali Ucraini in terra friulana sia a buon punto lo dimostra anche il generoso (in termini di milioni stanziati) appoggio della Regione Fvg all’operazione. C’è poi  una intervista chiarificatrice  sul Secolo XIX di Genova a Yuriy Ryzhenkov, amministratore delegato di Metinvest Group (che ha inserito l’intervista nel suo sito ufficiale) .  Metinvest Group che va ricordato, è azienda industriale leader in Ucraina e uno dei maggiori produttori di acciaio al mondo, ma che, come è noto, ha visto distrutto il suo principale impianto Azovstal in terra Ucraina e che quindi ha volto lo sguardo anche altrove. Diceva nel marzo scorso Yuriy Ryzhenkov “Ricordo che, nel febbraio 2022, abbiamo discusso di nuove linee marittime da Mariupol con il gruppo Cosulich, di produzione con il  gruppo Marcegaglia e di nuovi progetti per l’impianto di Mariupol con il gruppo Benedetti (Danieli ndr). Abbiamo pensato a tutte le grandi cose che avremmo potuto fare, ma poi tutto è cambiato. Tuttavia, Putin ha commesso un errore fondamentale: non solo ha sottovalutato il nostro esercito, ma non ha nemmeno tenuto conto di quanti amici ha l’Ucraina. Penso che sia importante pensare a cosa accadrà dopo la ricostruzione. Dobbiamo prepararci per quello che verrà dopo. Il vostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha proseguito Yuriy Ryzhenkov,   ha affermato che le imprese italiane saranno i principali motori della ripresa e noi siamo pronti ad essere loro partner. Sono fiducioso che ciò accadrà. Dopo un anno di guerra, abbiamo assistito a una stabilizzazione della situazione delle nostre attività all’estero, in primis in Italia, dove è ripresa la produzione. Stiamo ricostruendo la logistica e le catene di approvvigionamento dei nostri due stabilimenti in Italia e nel Regno Unito, che ora funzionano normalmente”. Alla domanda se si continua a programmare investimenti in Italia la risposta di Yuriy Ryzhenkov è chiara: “ L’Italia resta il nostro mercato di riferimento. Storicamente, questo paese è il nostro secondo mercato dopo l’Ucraina. Pertanto, siamo sempre interessati ad aumentare la nostra presenza in Italia”. Ad essere maliziosi, leggendo il duro attacco da Kiev alla Danieli,  si potrebbe pensare che in Ucraina non tutti vedano di buon occhio le manovre in terra straniera di Metinvest.

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