Memorie di un museo. 1924-2024. il racconto della grande guerra, questa sera a Gorizia l’inaugurazione a Palazzo Attems

In occasione del centenario del Museo della Redenzione, istituito a Gorizia  l’8 giugno 1924, una nuova mostra intitolata “Memorie di un Museo. 1924-2024. Il racconto della Grande Guerra” sarà allestita dal 13 luglio al 20 ottobre 2024 presso Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia a cura di Erpac – Ente Regionale per il Patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia.

La mostra presenterà, in una veste contemporanea e inedita, una preziosa raccolta di documenti fotografici, quadri, cimeli e altri ricordi che testimoniano un’epoca di lacerazioni fisiche e psicologiche. Un viaggio attraverso nove sezioni che illustreranno come il Museo dedicato alla memoria della Grande Guerra è stato concepito e allestito nel corso di un secolo. La narrazione degli artefici di queste diverse impostazioni museografiche guiderà i visitatori in un percorso di riflessione sull’importanza della pace come valore universale.

L’evento rappresenta una celebrazione significativa anche in vista della riapertura, prevista per il 2025, del rinnovato Museo della Grande Guerra, situato nel Castello di Gorizia, voluto da Raffaella Sgubin, direttore dei Musei Provinciali della città.Il nuovo allestimento, che coinciderà con “Go! 2025 Nova Gorica
e Gorizia Capitale europea della cultura 2025”, è stato pensato come un “Museo per l’Europa”.

Alessandra Martina, conservatore del Museo della Grande Guerra e curatrice della mostra, spiega: “Questa mostra parlerà di come la guerra è stata interpretata nei musei a seconda delle diverse stagioni storiche”. Il progetto di allestimento è nato grazie alla stretta collaborazione tra l’architetta Chiara Lamonarca e lo studio di design +fortuna dell’architetta Paola Fortuna. “Il museo isontino – sottolinea ancora Martina – è stato concepito per rammentare sia il costo umano del conflitto sia l’ambiente operativo specifico della trincea. Dunque, una sezione speciale sarà dedicata alla città di Gorizia, descrivendo la vita quotidiana di una città in prima linea, con i suoi abitanti costretti a rifugiarsi nelle cantine, soffrendo privazioni e paure per i bombardamenti incessanti”.

“Questo racconto – continua Alessandra Martina – vuole fungere da stimolo per il presente ed il futuro, motivo per cui si è scelto di rileggere i documenti del passato partendo dai diversi allestimenti del Museo della Redenzione succedutisi nel tempo. La mostra utilizzerà documenti originali e una scenografia che riproduce le atmosfere e i linguaggi dell’epoca, documentando come la narrazione di qualunque evento sia sempre influenzata dal momento storico in cui si svolge”.

 

LA STORIA DEL MUSEO DELLA GUERRA

Il Museo della Redenzione nasce nel 1924 e diviene in seguito Il Museo della Grande Guerra, inizialmente ospitato a Palazzo Attems Petzenstein, poi trasferito e inaugurato nel 1990 nella sede definitiva di Borgo Castello, ora in restauro.

Il primo allestimento del Museo della Redenzione fu curato da Giovanni Cossar, direttore dell’istituzione goriziana, che attinse alla raccolta di cimeli iniziata già durante la guerra, poco dopo l’entrata delle truppe italiane a Gorizia, dal Generale Giovanni Cattaneo. “Fu questo uno dei primi tentativi di musealizzazione di un evento, la Grande Guerra, che ha segnato la vita di milioni di persone e influenzato l’assetto geopolitico dell’Europa”, evidenzia Alessandra Martina.

Come si articola l’esposizione

La mostra, allestita nell’ala sud del piano nobile di Palazzo Attems Petzenstein, ripercorre dunque i cent’anni di musealizzazione della Grande Guerra a Gorizia attraverso documenti, oggetti storici, ingrandimenti fotografici e ricostruzioni multimediali. Il volto della città di Gorizia, profondamente segnato da trenta mesi
di guerra, verrà riproposto con ingrandimenti fotografici.

La guerra sarà richiamata da due mitragliatrici, una italiana, una austriaca, puntate una contro l’altra.
I tentativi di realizzare un museo della guerra in quegli anni saranno descritti soprattutto con documentazione d’archivio.

Divisa in quattro periodi, l’esposizione permette ai visitatori di immergersi negli allestimenti museali susseguitisi dal 1924 al 2024:

1924-1937: Museo della Redenzione – Ideato da Giovanni Cossar, mirava a documentare l’anima italiana di Gorizia con un’esposizione etnografica e due sale dedicate alla guerra.

1938-1945: Museo della Guerra e della Redenzione – Curato dallo scultore Celestino Petrone, esaltava
la guerra e l’eroismo secondo l’ideologia fascista. Il percorso narrativo era influenzato dal regime e documentato attraverso materiali d’archivio.

Anni ‘50-’80: Museo della Guerra 1915-1918 – Post Seconda Guerra Mondiale, l’allestimento eliminava riferimenti fascisti, includendo due sale dedicate all’esercito austroungarico. L’architetto Paolo Caccia Dominioni introdusse nuove sale e acquerelli descrittivi della guerra sul fronte isontino.

1990-2024: Museo della Grande Guerra – Inaugurato nel 1990, l’allestimento si concentrava sulla vita quotidiana dei soldati e dei civili, promuovendo un messaggio di pace. Foto e video documentano il trasferimento del museo a Borgo Castello dopo l’alluvione del 1983.

L’esposizione evidenzia l’evoluzione museale e storica, partendo dai primi tentativi di realizzare un’esposizione di guerra da parte degli eserciti italiano e austriaco. In particolare, nel 1916 il generale Cattaneo promosse una mostra per raccontare gli sforzi del Regio Esercito, mentre nel 1918 l’esercito austroungarico immaginò
di allestire una esposizione di guerra a Palazzo Attems Petzenstein, per un museo della guerra sul fronte dell’Isonzo. L’esposizione offre un’immersione completa nella storia e nell’evoluzione della memoria della Grande Guerra, sottolineando l’importanza della pace come valore universale.
La mostra è completata da una video installazione interattiva curata da camerAnebbia, e presentata da Matteo Tora Cellini, che ripercorre attraverso ricostruzioni digitali e tecniche fotogrammetriche i vari allestimenti del museo della Grande guerra. Grazie ad un touchscreen da cui emerge una proiezione immersiva sarà possibile entrare negli spazi del museo del 1924, 1938 e degli anni ’60 e esplorare gli archivi così che il visitatore non è più solo uno spettatore passivo ma diventa il protagonista di un suo viaggio interattivo.