Mobilitazione contro i Trattati di Libero commercio se ne è parlato a Udine con l’eurodeputata Elly Schlein

Riceviamo da parte del  ComitatoStopTTIP/CETA di Udine e volentieri pubblichiamo :  “Trattati di Libero Commercio dell’UE con mezzo mondo; trattati già firmati e/o in attesa di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali, rischi di deregolamentazione dei Diritti dei cittadini europei, agevolazioni di ogni tipo alle Multinazionali che interferiscono in maniera oscura per garantire gli investitori e i loro stessi interessi, scarsa trasparenza fiscale per le grandi società che perseguono sulla strada dell’evasione e dell’elusione fiscale, di tutto questo si è parlato a Udine sabato 30 marzo scorso con Elly Schlein, europarlamentare di Possibile (membro delle Commissioni Sviluppo (DEVE), Libertà civili giustizia, affari interni (LIBE) e Parità di genere (FEMM), co-presidente dell’Intergruppo ITCO su Integrità, Trasparenza, Anti-corruzione, presente anche nella Commissione Speciale sull’evasione, l’elusione e il riciclaggio) e Monica Di Sisto, giornalista ed esperta di libero commercio, docente alla Luiss, portavoce della Campagna StopTTIP /CETA Italia; ha coordinato l’incontro Emilia Accomando a nome del Comitato StopTTIP /CETA di Udine.

Perché ci dovremmo preoccupare dei trattati di libero commercio?
Già dagli anni ’90, il processo di globalizzazione dell’economia procede senza sosta sotto l’impulso del Wto, stipulati migliaia di Trattati di libero scambio, alla base dei quali si colloca l’idea di facilitare i commerci, di aumentare la concorrenza , aumentando la possibilità di scelta dei consumatori con la speranza di far circolare le merci a prezzi più convenienti. Niente di tutto ciò, l’economia internazionale ha lavorato per una sottrazione delle risorse con il conseguente impoverimento dei lavoratori, la mancata emersione dei Paesi in via di sviluppo, lo sfruttamento ambientale e le gravi conseguenze ambientali.
Nel tempo si sono moltiplicati gli Accordi di libero commercio tra Paesi o blocchi di Paesi; i dazi da ridurre sono poco rilevanti, ma viene organizzata una forte revisione delle barriere non tariffarie, in parole povere vengono messi in discussione i diritti e le tutele dei cittadini su agroalimentare, lavoro, salute, servizi pubblici. La Commissione europea tratta per l’Europa senza trasparenza e accetta nei trattati i Tribunali arbitrali, una sorta di giustizia parallela che consente alle Multinazionali di citare in giudizio gli Stati che non garantiscono i loro profitti.

A che punto siamo al momento? Cosa chiede la Campagna StopTTIP/CETA?
Al momento si assiste a una nuova negoziazione del TTIP (Trattato UE-USA), sospeso per le proteste di 4 milioni di cittadini europei Si attende ora la ratifica di alcuni Parlamenti degli stati UE, tra cui anche l’Italia, del Ceta (UE-Canada), già votato dal Parlamento europeo il 15 febbraio del 2018. Sono poi maturi, come precisato da Di Sisto, il Jefta (UE-Giappone) e il Trattato UE – Singapore, anch’essi già approvati al Parlamento europeo, senza che per questi ultimi sia prevista la ratifica nei Parlamenti nazionali. In attesa anche UE- Vietnam, UE- Cambogia, UE-Mercosur; l’Unione europea si aspetta grandi vantaggi per l’economia da tutti questi Paesi, che però spesso non rispettano i diritti umani, non tutelano il lavoro e producono prodotti a basso costo.
Di fronte a questo, si manifesta incredibile e frenetica la scelta della Commissione europea, che non ha neppure organizzato uno studio di valutazione dell’impatto di questa folla di trattati sull’economia e soprattutto sui diritti dei cittadini, ma ha addirittura escluso dalle trattative le organizzazioni coinvolte, come Greenpeace, Slow food e la stessa campagna Stop TTIP Italia. Stiamo ora tentando di bocciare nel Parlamento italiano almeno il Ceta, sperando che le forze di governo, 5Stelle e Lega, maturino una posizione a sostegno dei cittadini e non siano i facilitatori dei Trattati (per i 5 stelle profonda è stata la nostra delusione nel registrare la recente giravolta dei vertici a favore dei Trattati , nonostante la loro base resti perplessa).

Quali garanzie mettono sotto attacco i Trattati in negoziazione? L’Unione europea tutela i cittadini o ne svende i diritti?
Secca e articolata la risposta di Elly Schlein, di cui ricordiamo i numerosi voti contrari nell’aula dell’Europarlamento su Ceta, Jefta, Trattato con Singapore, anche in discordanza con il voto dei Socialdemocratici, gruppo dell’europarlamento cui è iscritta.
Il Ceta, dice Schlein, è un Trattato obsoleto rispetto alle recenti dinamiche mondiali, non viene prevista la tutela degli standard europei, soprattutto per l’agroalimentare, viene messo in discussione il principio di precauzione che in Europa prevede i controlli a monte e non a valle e vengono istituiti i Tribunali arbitrali che tutelano gli investitori. E’ previsto un potente attacco ai servizi pubblici in quanto i Trattati come il TTIP e il CETA prevedono non un elenco positivo dei servizi che vanno tutelati ma un elenco negativo, cioè non vengono elencati nel testo numerosi servizi pubblici che rischiano pertanto di essere privatizzati. Per la Schlein il modello economico da adottare non è certo il protezionismo di Trump ma neppure il modello che ha aumentato in UE le disuguaglianze. E in questo momento diverse le responsabilità all’interno dell’Europarlamento, soprattutto della maggioranza dei conservatori a danno dei progressisti. Anche per la tutela ambientale e il rispetto degli Accordi di Parigi sul clima nessun vincolo, ma generiche affermazioni.

Esiste un controllo dell’Unione europea sui profitti delle Multinazionali? Quali sfide per l’Europa?
In modo chiaro e articolato Schlein illustra uno dei suoi temi forti. Le multinazionali approfittano delle differenze tra i 28 sistemi fiscali adottati dagli Stati europei, ognuno diverso dall’altro. Si parla di 1000 miliardi di euro persi tra elusione ed evasione fiscale. Moltissime Multinazionali eludono il fisco con accordi di tassazione anticipata, ricordiamoci il caso degli accordi con il Lussemburgo.
Per facilitare le multinazionali, gli Stati fissano aliquote sempre più basse.
Tre sono gli strumenti approvati in Europa per arginare elusione ed evasione: lo scambio automatico delle informazioni fiscali tra i diversi Stati, la rendicontazione pubblica Stato per Stato e la definizione di una base imponibile standard per tutta l’Europa.
Nelle conclusioni Schlein ha invitato a riflettere sulle prossime sfide per l’Europa, se l’Europa vorrà cambiare marcia. Gli accordi commerciali sono strettamente connessi alle migrazioni e alla gestione dell’accoglienza (ricordiamo che la revisione dell’accordo di Dublino, espressivo di una migliore e più equa distribuzione dei migranti in Europa, è bloccato dagli stessi amici di Salvini al Consiglio europeo,dove siedono i rappresentanti dei Governi),vanno poi ri-bilanciati gli accordi commerciali con i Paesi in via di sviluppo, è necessario controllare i cambiamenti climatici con un quadro di regole forti e vincolanti , l’Unione europea deve essere democratizzata sulla trasparenza.
Per concludere, da parte mia, tre brevi osservazioni:
1. Grave il deficit di democrazia all’interno dell’Europa soprattutto nel momento che Trattati, così tossici per noi cittadini, non passano al voto dei Parlamenti nazionali ma vengono solo firmati dai rappresentanti dei Governi europei nel Consiglio d’Europa
2. Pesante il condizionamento delle Multinazionali che dettano l’agenda e i contenuti dei Trattati ai nostri rappresentanti al Parlamento europeo, 30.000 lobbisti ricevuti a porte chiuse.
3. Da rifiutare il sistema americano e canadese secondo cui si interviene a legiferare a favore degli interessi delle Multinazionali, anche con apposite leggi, non certo per i cittadini”

Emilia Accomando, a nome del ComitatoStopTTIP/CETA di Udine