Natura: allocco degli Urali recuperato e liberato nella Riserva lago del Cornino
L’Università di Udine ha curato e rilasciato in natura, nella riserva naturale regionale del Lago di Cornino, un raro esemplare di allocco degli Urali (Strix uralensis), che era stato investito da un automezzo lo scorso febbraio nel comune di Tarcento. Si tratta di un esemplare femmina di un anno di età che, prima di essere rilasciato, è stato inanellato da Luigi Taiariol, ornitologo autorizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale con un dispositivo totalmente sicuro per l’animale, che permetterà di stabilire la dispersione del rapace notturno in Friuli Venezia Giulia e nei vicini Veneto e Slovenia. L’allocco dopo l’incidente è stato trasportato al Centro di ricerca e coordinamento per il Recupero della fauna selvatica all’interno dell’Azienda agraria Antonio Servadei di Pagnacco del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’ateneo friulano, grazie all’attività di coordinamento svolta dalla Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche. “Abbiamo visitato e sottoposto ad accurati accertamenti l’animale che si presentava sofferente ed iporeattivo per escludere fratture o altre lesioni traumatiche gravi – spiega Stefano Pesaro, veterinario dell’Università – Nel periodo di degenza nella struttura universitaria il rapace ha recuperato le sue condizioni e, dopo una settimana e accurati accertamenti negli appositi tunnel di volo da 30 metri utilizzati per rafforzare la muscolatura degli animali in degenza, è stato pronto per essere rimesso in natura. Lo abbiamo così liberato nella riserva del lago di Cornino, dove questa specie è già presente”. L’allocco degli Urali, dopo il gufo reale, è il secondo rapace notturno per dimensioni corporee presente in Italia. È presente in maniera stabile soltanto nell’area alpina e prealpina del Friuli Venezia Giulia con una decina di aree di nidificazione monitorate ogni anno dagli esperti. In base delle osservazioni da parte di Fulvio Genero, studioso di questa specie e direttore scientifico della Riserva Regionale Naturale del Lago di Cornino, con cui l’ateneo friulano collabora, l’allocco degli Urali è molto aumentata lo scorso anno a causa dell’esplosione dei micromammiferi presenti nella “pasciona” del faggio, di cui gli allocchi si nutrono. “L’abbondanza di queste prede – spiega Genero- ha favorito la presenza di nidiate, esponendo anche i giovani individui, più “inesperti”, a incidenti come investimenti stradali e impatti con vetrate”. Secondo il monitoraggio della fauna in difficoltà da parte del dipartimento di Scienze agroalimentari ambientali e animali dell’ateneo e della Regione dallo scorso ottobre ad oggi sono stati rinvenuti sul territorio regionale sei individui, di cui due in difficoltà, mentre altri quattro sono deceduti. “Grazie alla collaborazione con l’ateneo di Udine – conclude Luca Sicuro, presidente della Cooperativa Pavees, impegnata nella riserva del Cornino – la nostra realtà può partecipare a progetti importanti che danno risalto e permettono alla riserva di partecipare all’attività di ricerca”.