Demolizione del servizio sanitario pubblico, il cerchio si chiude: in arrivo a Pordenone una nuova clinica privata da 3 mila metri quadrati

La realtà sanitaria pordenonense cresce nel poliambulatoriale grazie a 20 nuovi specialisti, si apre così la nota stampa nella quale viene annunciata la costruzione  di una  nuova struttura.  Quale occasione migliore per annunciare il nuovo progetto di una megaclinica privata  se non l’inaugurazione di un mammografo con tomosintesi (valore 200mila euro)  presso la sede di centro di medicina di via Oberdan nel capoluogo della destra Tagliamento. Occasione che l’AD Vincenzo Papes non si è lasciato scappare. Così giunge la novella del nuovo green building della salute che sarà realizzato a Pordenone da qui, specificano, a 18 mesi. “Una clinica privata di 3 mila metri quadrati che, si legge in una nota, risponde ad un bisogno crescente di servizi alla salute per una popolazione, quella friulana, che ha una media d’età più alta di quella nazionale. Il Centro di medicina Pordenone è organizzato in due unità operative: la sede di via Oberdan (ex Naonis, direttore sanitario Francesco Coran), dove oltre al Poliambulatorio è presente il servizio di Senologia diagnostica, e quella di via della Ferriera (direttore sanitario Teresa Lacchin), dove oltre al Poliambulatorio è presente anche il punto prelievi. Il potenziale di questa abbinata di sedi, situate a 500 metri di distanza l’una dall’altra, è di 124 specialisti in 40 branche, con una crescita avuta con 20 nuovi specialisti entrati in servizio dall’inizio dell’anno. Il Centro di medicina pordenone è parte di un gruppo con oltre 50 sedi in 4 regioni d’Italia (Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e FVG), una rete di strutture sanitarie private e convenzionate, questa la parolina magica che consente flussi di denaro garantiti ma scippati alle strutture ospedaliere pubbliche. La cosa surreale, ma apprezzabile sul piano della trasparenza imprenditoriale, è che non vi è alcun ritegno nel affermare senza reticenza che: “Oggi la domanda di servizi alla salute si sta spostando in modo rilevante verso il privato, che necessita di strutture adeguate, che possano completare l’offerta che in modo preponderante sta già dando il pubblico. Noi siamo organizzati ad hub e spoke, con tanti centri di primo livello capillarmente diffusi sul territorio e centri di eccellenza di secondo livello nei capoluoghi. – ha spiegato Vincenzo Papes durante l’inaugurazione – Pordenone sarà a breve il nostro hub provinciale, con l’eccellenza della diagnostica.

rendering nuova sede

Coprirà l’intera filiera della salute, dalla attività clinica al follow up passando per la chirurgia e la diagnostica. Stiamo registrando un crescente ricorso ad assicurazioni e fondi sanitari, per sostenere i costi delle prestazioni: visite, diagnostica ma anche interventi. Riteniamo che le aziende saranno sempre più il riferimento per coprire i costi della salute dei loro dipendenti, in primis tramite il welfare e i fondi”. Insomma tutto chiaro, quello che non viene detto è che queste operazioni sono “fluidificate” dalle scelte politiche in tema sanitario con il sospetto che vi sia una precisa pianificazione nel rendere sempre meno efficiente il sistema pubblico depauperato fra l’altro di risorse umane fontamentali con il passaggio di medici e personale infermieristico al privato. Tutti sanitari  esasperati da condizioni di lavoro insopportabile. Non a caso all’inaugurazione di questa mattina sono intervenuti, oltre al Dottor Francesco Coran, Direttore Sanitario Centro di medicina di via Oberdan, e la dottoressa Teresa Lacchin, direttore sanitario della sede di via della Ferriera, responsabili delle strutture private,  anche il dottor Giuseppe Tonutti, Direttore Generale Azienda Sanitaria Friuli Occidentale, lunga mano dell’assessore alla sanità della Regione Riccardo Riccardi, che dovrebbe salvaguardare la sanità pubblica, ma anche Guglielmina Cucci, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pordenone. Insomma la politica al servizio della sanità privata. Del resto il teorema appare semplice rendere sempre meno efficiente il sistema sanitario regionale pubblico, con liste di attesa per le prestazioni fuori controllo nei tempi,  facendo in modo che a “salvare” la situazione possano essere le nascenti iniziative private.