Negare la sala a Vannacci era opportuno perchè “dovremmo proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti”

Cerchiamo di mettere un punto sul caso Vannacci, le sue comparate udinesi e il fatto che siano state ospitate, pur se a pagamento, prima in una sala parrocchiale (Via Gemona)  e poi presso il Cinema Centrale gestito dal Cec o se preferite dal “Visionario”. Iniziamo con dare conto di quanto ripetuto dal “Visionario” in calce ai post social che contestavano la scelta di “affittare” lo spazio al generale e ai suoi accoliti locali.  “Il Centro Espressioni Cinematografiche è un’associazione culturale di promozione cinematografica. Non esprime alcuna posizione politica. Cura la programmazione dei due cinema udinesi e considera le sale luoghi pubblici. Ci siamo dati la regola che le sale non possano essere negate (a pari condizioni di noleggio) ad alcuno. Il che non significa in nessun modo una condivisione dei contenuti degli incontri ivi ospitati. Questo principio ci permette di essere assolutamente liberi. Abbiamo ospitato in passato altri incontri controversi e contrastati, ad alcuni dei quali, ad esempio, erano stati negati altri luoghi della città. Venir meno a questo principio anche una sola volta significherebbe creare un precedente che si ritorcerebbe al concetto di democrazia e di libertà, significherebbe togliere il ruolo di luogo pubblico delle sale cittadine, significherebbe tradire la fiducia che le istituzioni pubbliche hanno riposto in noi.  Sempre nel rispetto della legalità, che non viene stabilita dalle nostre opinioni ma dalla legge. E il compito di verificare il rispetto della legge è della magistratura, non nostro. Rinunciare a difendere un principio ora, ci porterebbe a non poterlo difendere neanche dopo. Va comunque ribadito che questo è un noleggio sala nella cui organizzazione non siamo assolutamente coinvolti. Non risponderemo ulteriormente, preferiamo farlo con i film che quotidianamente proponiamo”.

Diciamo che la giustificazione proposta non è degna della tradizione culturale di una associazione che per sopravvivere e crescere negli anni ha avuto l’appoggio di una fetta del Friuli progressista che crediamo sia lontanissimo dalle tesi omofobe e reazionarie del generalissimo. Tutte le affermazioni poste dal Visionario a giustificazione sono, più o meno contestabili, ma forse quella che più di altre è indegna è il passo dove si legge: “Il venir meno al principio (non negare a pari condizioni di noleggio le sale ad alcuno) anche una sola volta significherebbe creare un precedente che si ritorcerebbe al concetto di democrazia e di libertà, significherebbe togliere il ruolo di luogo pubblico delle sale cittadine, significherebbe tradire la fiducia che le istituzioni pubbliche hanno riposto in noi. Sempre nel rispetto della legalità, che non viene stabilita dalle nostre opinioni ma dalla legge. E il compito di verificare il rispetto della legge è della magistratura, non nostro”. Ricordano non  poco le giustificazionei della destra di governo & C in merito alla vicenda dei saluti fascisti di Acca Larenzia. Pare quindi capire che si potrebbe ospitare nelle sale del Visionario un raduno del Ku Klux Klan perché in realtà non ci risultano sentenze in Italia che lo mettano fuori legge…. Insomma la linea del Cec sembra essere una miscellanea fra quella di Ponzio Pilato e dei mercanti del Tempio. Invece lasciando stare le miserie economiche che stanno dietro a quella scelta, entriamo nel merito di alcune considerazione sul Vannacci. Certo al momento non è indagato per alcun reato, ma viene da citare il ministro della Difesa Crosetto, che non è un pericoloso comunista, che aveva definito “farneticazioni personali” il testo del generale. Vorremmo anche ricordare come molte delle affermazioni contenute nel pamphlet autoprodotto, vadano palesemente contro la Costituzione Italiana oltre che contro il buon senso. Il militare ha lanciato anatemi contro gli omosessuali (“normali non lo siete, fatevene una ragione”) e contro i cambiamenti delle realtà culturali e famigliari, per non parlare del ruolo della donna. Parole pesanti, lanciate anche contro minoranze, migranti, femministe e ambientalisti . Forse varrebbe la pena ricordare come quel militare abbia giurato di difendere, non di vilipendere la Costituzione, che all’articolo 54 recita “tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Giuramento quindi che forse il Generale ha dimenticato di avere fatto. Insomma un militare di carriera dovrebbe comportarsi con diligenza, fedeltà e obbedienza in rispetto della Costituzione antifascista, servendo la Nazione con disciplina e onore. Sinceramente nelle parole scritte e dette dal generale, ma purtroppo questi concetti li troviamo  anche da parte di alte cariche dello Stato, non sembrano trovare riscontro. Ma c’è poi un altra questione che vale la pena ricordare ed il concetto di democrazia e di libertà al quale si aggrappano pateticamente dal Cec. Vale la pena allora ricordare Sandro Pertini che spiegava perché non può esserci spazio per il fascismo e per tesi che fanno palesemente l’occhiolino a quell’ideologia in un Paese democratico come l’Italia: “Sono pronto a difendere con la vita, diceva Pertini, chi non la pensa come me, ma il fascismo lo combatto perché è l’antitesi delle vere fedi politiche, perché opprime tutti quelli che la pensano diversamente”. Ed è qui il concetto su cui vale la pena fare delle riflessioni. Aveva trovato il bandolo della matassa Karl Popper, filosofo ed epistemologo austriaco del ‘900 quando parlava di Tolleranza e libertà di parola. Il paradosso della tolleranza è importante nella discussione di quali limiti dovrebbero essere posti alla libertà di parola diceva il filosofo. Popper affermava che consentire la libertà di parola a coloro che la userebbero per eliminare il principio sul quale loro si basano è paradossale. Parlava infatti di Paradosso della tolleranza in un celebre passo nel quale affermava che: “dovremmo proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti.” “Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti; se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.” Popper ovviamente andava oltre nelle sue riflessioni e ammetteva che la tolleranza, prevede in sé, come suo anticorpo, la possibilità di combattere l’intollerante con le adeguate argomentazioni. Ma sinceramente le tesi di Vannacci non meritano certo lo sforzo di essere contrastate con la forza della ragione. Ci viene in aiuto allora un altro aforisma, quello di Oscar Wilde che usiamo spesso in risposta a certe sparate sui social che avrebbero la pretesa di trascinarci in sterili polemiche. Diceva Wilde: “mai discutere con un idiota; ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza”.

Fabio Folisi