No alla “costruzione di una condotta di collegamento Tra il “Canale SADE” ed il sistema derivatorio Ledra – Tagliamento per la Centrale di Somplago

Leggo tra le finalità della richiesta del Consorzio di Bonifica Pianura Friulana per “la costruzione di una condotta di collegamento tra il “Canale SADE” ed il sistema derivatorio Ledra – Tagliamento per il recupero parziale della portata di scarico della Centrale di Somplago, quelle di “Gestire ed utilizzare in modo più oculato la risorsa idrica ed assicurare l ‘irrigazione su oltre 20.500 ettari della pianura friulana” oltre che “Assicurare la produzione di energia da fonte rinnovabile, da parte consortile e di società prevalentemente con sede regionale e locale, per soddisfare mediamente il fabbisogno elettrico di 25.000 abitanti”.

Tra gli impatti ambientali si parla ancora in senso generico di una temporanea alterazione della pedologia dei suoli non si sa su che studi definita come non permanente senza chiarimento alcuno della tipologia di detta alterazione. Infatti alterare un suolo ha delle ricadute non indifferenti.

Finalità ed impatti sono elencati in modo talmente generico, senza approfondimento alcuno, per essere nel 2024, (e temo che neppure negli anni ’60 avrebbero approvato una richiesta così impostata) quando sono stati prodotti anche in Regione tutta una serie di studi ed analisi, a disposizione del Consorzio, per chiarire cosa esso voglia fare, in modo analitico, di questa acqua, su quali suoli e come curati, per quali colture, con quali metodi irrigui anche nella prospettiva dei cambiamenti climatici in corso.

Nessuno sa che tipologia di suoli vengano ad essere irrigati e per quali colture. Eppure il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha pubblicato già nel 2006, con Cantagalli, uno studio su “Metodi di valutazione dei suoli e delle terre”, in collaborazione con “la Società Internazionale di Scienze del Suolo” onda dare uno strumento operativo per la valutazione del terreno agricolo. (file:///C:/Users/User/Downloads/metodi_valutazione_suoli_terre.pdf). Inoltre ci sono pure, sempre secondo questo testo, tutta una serie di studi realizzati sia a livello nazionale e che regionale nel merito. (Ivi, p. 1). Ma in questa richiesta per un canale di irrigazione che porti l’acqua del lago a bagnare la pianura, oltre quella già prelevata dal Tagliamento, non è allegata alcuna analisi del terreno agricolo o delle diverse tipologie di terreni agricoli. E si sa che esistono terreni magri e grassi, aridi o che trattengono maggiormente l’acqua, come quelli argillosi. Ma si sa anche che bisogna sottoporre i terreni agricoli a cure onde non inaridirli. E più il terreno è arido, più acqua richiede.

Inoltre per l’analisi dei terreni ci sono ora strumenti informatici che vengono in aiuto, e non siamo ai primi del ‘900. Pertanto come minimo si vorrebbe conoscere la tipologia dei suoli che il Consorzio vorrebbe irrigare, ma anche a quali cure il terreno viene assoggettato: se le colture vengono ruotate, se si procede per alcuni periodi a inerbimento per mantenere poi l’acqua in modo migliore, se il terreno viene pure lasciato risposare periodicamente, pratica detta del maggese, come esso sia concimato.

Perché se un terreno viene lasciato inaridire per cattive pratiche o viene coltivato per colture ad altissima richiesta di acqua, è chiaro che il Consorzio vorrà sempre più acqua, ma nel 2024 questa non è la soluzione al problema ed è finito il tempo di sprecare risorse per la sopravvivenza del genere umano per far quello che si vuole.

Inoltre lo studio del terreno (o suolo che dir si voglia) afferisce anche a cosa si può produrre, ed a come utilizzare il suolo stesso, ed a p. 17 del volume citato, edito nel 2006, si legge che già da allora si potevano fare analisi anche proiettive sulla possibilità che i suoli fossero assoggettati a fenomeni di erosione, desertificazione, perdita di sostanza organica, inquinamento, ma nulla è qui riportato, per richiedere acqua ed ancora acqua dolce, considerata ormai l’oro blu. Eppure l’Ersa Regionale ha prodotto studi nel merito.

Inoltre l’Ersa FVG nel 2021, ha pure pubblicato un “DISCIPLINARE DI PRODUZIONE INTEGRATA”, (http://difesafitosanitaria.ersa.fvg.it/difesa-e-produzione-integrata/produzione-integrata-volontaria/disciplinari-produzione-lntegrata-fvg/disciplinare-produzione-integrata-fvg-anno-2021/DPI_NTA_FVG%202021_pub.pdf) in cui si legge che «Una successione colturale corretta dal punto di vista agronomico rappresenta uno strumento fondamentale per preservare la fertilità dei suoli e la biodiversità, prevenire le avversità, limitare le problematiche legate alla stanchezza del terreno e alla selezione delle infestanti e salvaguardare e migliorare la qualità delle produzioni». E questo è un manuale molto dettagliato a differenza della genericità nella richiesta del Consorzio di Bonifica. Ma nella richiesta del Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana, che così espressa pare solo mirata a avere l’acqua del lago per sé ed altri privati, manca qualsiasi riferimento a detto disciplinare presente in Regione, a cosa si vuole coltivare, se si ruotino le colture, che tipologia di suoli si voglia irrigare e con quali metodi.

Inoltre il 6 settembre del 2023, si è tenuto a presso la Fiera di Udine, promosso pure dall’ ‘Assessorato regionale alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche un evento giornaliero dedicato a “L’USO SOSTENIBILE DELL’ACQUA IN AGRICOLTURA: Scenari, proposte e soluzioni”, e pure a “LE SOLUZIONI TECNOLOGICHE PER L’IRRIGAZIONE 4.0 IN AGRICOLTURA: esperienze, soluzioni e interventi disponibili”. In esso si è parlato di temi noti da tempo: la gestione efficiente della risorsa idrica; l’infrastrutturazione della rete irrigua in ambito regionale con l’utilizzo dei fondi PNRR; l’esperienza nella Regione Fvg sull’uso dell’acqua in agricoltura a fronte dei cambiamenti climatici e opere in progetto per mitigarne gli effetti; e pure di “Soluzioni avanzate irrigue, con supervisione satellitare e collegamenti da remoto per l’irrigazione smart”; di “Impianti di irrigazione semoventi ad alta tecnologia per aumentare l’efficienza idrica e aziendale” e pure di “Colture e varietà a confronto per l’uso efficiente dell’acqua”. (https://eventi.regione.fvg.it/redazione/Reposit/Eventi/21541_Programma.pdf). Ma in questa richiesta neppure una riga su questi aspetti. In sintesi manca nella domanda così formulata, prescindendo da altro, cosa farebbe il Consorzio di tutta questa acqua che domanda. Neppure una riga su temi cruciali, su cui si trova ampia bibliografia anche per quanto riguarda la nostra Regione.

Infine, come ho già scritto, non si può continuare con coltivazioni mangia acqua (https://www.zooassets.it/il-mais-e-lirrigazione/) e poco redditizie come il mais, ed anche i Consorzi devono tener conto sia del mercato, ed il mais ora non rende più come un tempo, (https://www.mark-up.it/cereali-a-gennaio-prezzi-sotto-il-livello-del-2023/) che del suolo e della domanda di acqua sì in agricoltura ma anche per altri usi. La realtà ci ha mostrato che dalla desertificazione dei laghi, con conseguenti eventi catastrofici per l’umanità, non si torna più indietro.

E ormai sono già stati prodotti studi diversi per esempio uno reperibile in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/economia-imprese/agricoltura-foreste/FOGLIA50/allegati/Istruzioni_operative_AGEA_prot_n_54165_del_02082021_Scheda_Regione_Friuli_V.G..pdf, che recita come obbligatoria per legge nazionale: «la costituzione/non eliminazione di una fascia stabilmente inerbita spontanea o seminata di larghezza pari a 5 metri, che può ricomprendere anche specie arboree o arbustive qualora presenti, adiacente ai corpi idrici superficiali di torrenti, fiumi o canali. Tale fascia è definita “fascia inerbita». (Ivi, p. 14). Invece qui si vorrebbe far correre acqua in tubazioni e canali artificiali, non prevedendo fasce inerbite utili per il mantenimento della umidità del suolo, ed anche su questo nella richiesta neppure una riga.

Insomma manca in questa richiesta quali buone pratiche abbia attuato il Consorzio richiedente per non sprecare acqua ma per ottimizzarne l’uso, mancano quali strumenti abbia adoperato per non far inaridire il suolo e curarlo, senza i quali non si può ritenere la domanda accettata, perché si configurerebbe una richiesta derivata e su di un possibile spreco.

Inoltre per quanto riguarda un utilizzo dell’acqua del lago non solo ad uso esclusivo del Consorzio ma anche a fini idroelettrici, questo è altro argomento che richiede uno studio dettagliato per preservare un bene preziosissimo. 25.000 persone possono pure servirsi dei distributori normali sul mercato di energia elettrica, ed il Consorzio pure. E queste due proposte, che farebbero del Consorzio ed altri privati i padroni del più grande lago naturale della Regione, non possono certo venir accettate, se ancora esiste il buon senso.

E quanto scritto e firmato dai 4 estensori dello studio, per la Regione, sul pdf “L. R. n. 13 del 05.08.2022 Art. 4 – C. 15. Studio specialistico volto ad approfondire le interazioni tra la Centrale idroelettrica di Somplago e il Lago dei Tre Comuni e a definire le conseguenti azioni di mitigazione sul breve e sul medio periodo. 3.1 Scheda di intervento By – pass, in: file:///C:/Users/User/Downloads/Studio%20specialistico%203.1_Scheda_by-pass%20(3).pdf, si legge chiaramente che: «Per il Consorzio di Bonifica, come sopra accennato, è attualmente in corso la procedura di autorizzazione per un collegamento idraulico di soccorso (sic!) tra il punto terminale del canale emissario del lago e le strutture di derivazioni consortili. Se il collegamento verrà attuato, in situazioni di siccità il Consorzio potrà vedere alimentato il suo canale mediante l’acqua proveniente dal Lago di Cavazzo, nella misura in cui essa sarà messa a disposizione dal gestore della Centrale di Somplago», (Ivi, pp. 17-18), e quindi in sintesi che la centrale di Somplago e il Consorzio si giocherebbero a piacimento le acque del lago, senza altra precisazione alcuna, senza Vas, con un’altra servitù: l’utilizzo a piacimento di dette acque da parte di terzi privati.

Per questi motivi e per l’importanza dell’acqua dolce per la vita in primo luogo, ritengo che la Regione debba rifiutare questo progetto di canalizzazione così espresso.

Dott.ssa Laura Matelda Puppini.