Non dimentichiamo le attiviste curdo-iraniane. Appello per la liberazione di Pakhshan Azizi

Pakhshan-Azizi

Nei giorni in cui l’Italia celebra l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, l’Unione Donne Italo Kurde (UDIK) rilancia un appello che attraversa confini e generazioni: sostenere la lotta per la libertà e i diritti umani delle donne iraniane, in particolare delle attiviste curde Pakhshan Azizi, Warisha Moradi e Shariffa Mohamadi, oggi incarcerate e condannate a morte dal regime iraniano.

UDIK – Unione Donne Italo Kurde è un coordinamento nato dall’incontro tra donne italiane e donne curde, unite dai valori della solidarietà, della giustizia e della pace. Collabora con la Fondazione Gariwo per far conoscere il genocidio dell’Anfal e i Giusti e le Giuste del contesto curdo ed è promossa da realtà come l’Istituto Alcide Cervi, l’UDI Nazionale, l’ANPI (Coordinamento Donne), la CGIL (Politiche di Genere), la Comunità Curda in Italia e la Federazione Internazionale dei Resistenti, l’UDIK si propone di dare voce e volto alle donne curde, raccontando le loro lotte per i diritti, la libertà e la sopravvivenza.

Oggi, quel grido si alza in difesa di tre donne il cui unico “crimine” è l’aver scelto di stare dalla parte degli ultimi.

Pakhshan Azizi, attivista umanitaria, è stata condannata a morte (*) per aver prestato aiuto nei campi profughi di Rojava e Basciur. Warisha Moradi, anche lei attivista politica, gravemente malata, è in carcere senza cure mediche adeguate. Shariffa Mohamadi, sindacalista, è perseguitata per la sua attività di difesa dei diritti dei lavoratori.

Nel suo appello, UDIK richiama la memoria della Resistenza italiana e delle sue protagoniste, citando Ada Gobetti e il valore dell’amicizia come fondamento della lotta: “Non solo un mezzo per raggiungere qualcosa, ma un valore in sé.” Oggi, quel valore si rinnova nella solidarietà con chi, in altre parti del mondo, combatte per ciò che qui è stato conquistato a caro prezzo: libertà, dignità, democrazia.

In nome delle partigiane che hanno reso possibile la nostra Liberazione, UDIK invita ogni cittadino e cittadina a farsi eco di questo appello, a riconoscere che la resistenza delle donne iraniane è anche la nostra resistenza. “Perché la libertà non è completa finché non è condivisa”.

(*) Testo ripreso da «Gariwo, la foresta dei Giusti»
L’intento di Gariwo è di accrescere e approfondire la conoscenza e l’interesse verso le figure e le storie dei Giusti, donne e uomini che si sono battuti e si battono in difesa della dignità. Opera dal 1999 ma nasce ufficialmente nel 2001 come Comitato foresta dei Giusti-Gariwo e nel 2009 diventa onlus. Nel 2020 si trasforma in Fondazione.
È presieduta da Gabriele Nissim. Nel 2003 è nato il Giardino dei Giusti di tutto il mondo al Monte Stella di Milano, che dal 2008 è gestito dall’Associazione per il Giardino dei Giusti, di cui Gariwo fa parte con il Comune e l’UCEI. Nel 2012, accogliendo l’appello di Gariwo, il Parlamento europeo ha istituito la Giornata europea dei Giusti il 6 marzo. Nel 2017 l’Italia è stato il primo Paese a riconoscerla come solennità civile, istituendo la Giornata dei Giusti dell’Umanità.

(**) Nel febbraio 2025 la nona sezione della Corte suprema iraniana ha respinto la richiesta di rivedere il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte nei confronti di Pashkhan Azizi. Il suo avvocato, Amir Raesian, si è detto scioccato dalla notizia e dalla ripetizione nel verdetto degli stessi errori rilevati nel precedente processo. Ha inoltre avvisato che la condanna a morte, in assenza di ulteriori possibilità di ricorso giudiziario, potrebbe essere eseguita in qualsiasi momento.

Iran: attivista curda condannata a morte – L’APPELLO DI AMNESTY per Pakhshan Azizi
L’operatrice umanitaria e attivista della società civile Pakhshan Azizi è stata condannata a morte nel luglio 2024. Appartenente all’oppressa minoranza etnica curda dell’Iran, la donna è stata accusata di “ribellione armata contro lo Stato” solo in relazione alle sue attività pacifiche per i diritti umani e umanitarie.

Tra il 2014 e il 2022 ha aiutato donne e bambini sfollati in seguito agli attacchi del gruppo armato dello Stato islamico e ospitati in campi nel nord-est della Siria e nella regione del Kurdistan iracheno.

Il 4 agosto 2023, agenti del ministero dell’Intelligence hanno arrestato arbitrariamente Pakhshan Azizi e l’hanno sottoposta a sparizione forzata. Dopo il trasferimento nella prigione di Evin a Teheran è stata tenuta in isolamento prolungato per cinque mesi senza poter parlare con un avvocato o con la sua famiglia. Durante questo periodo la donna è stata sottoposta a torture e altri maltrattamenti per costringerla a “confessare” legami con gruppi di opposizione curdi, da lei ripetutamente negati. All’inizio di dicembre 2023 è stata trasferita nel reparto femminile della prigione di Evin.

Il processo di Pakhshan Azizi, svoltosi in due sessioni il 28 maggio e il 16 giugno 2024, è stato gravemente iniquo. Il suo ricorso è stato respinto dalla Corte suprema.

Chiediamo l’annullamento della condanna a morte per Pakhshan Azizi e la sua liberazione immediata e senza condizioni.

QUI SI PUO’ FIRMARE L’APPELLO DI AMNESTY: https://www.amnesty.it/appelli/iran-attivista-curda-condannata-a-morte/