Non solo “acciaieria”, l’assalto alla Laguna continua

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Sempre in tema di “Salviamo la Laguna” mi preme informare sulle recenti attività della nostra benemerita Amministrazione Comunale (Marano Lagunare ndr) che dopo aver salvato – come noto – la laguna dall’acciaieria, si sta nuovamente distinguendo per la sua sensibilità ambientale … Il disinteresse e l’antipatia di questa Amministrazione nei confronti di Valle Grotari sono evidenti e partono da lontano, probabilmente in sintonia con la note posizioni di quei predecessori, che nei decenni passati, in quest’area stavano per realizzare centinaia di posti barca e terramare. Fortunatamente però a inizio 2018 il Comune aveva raggiunto l’obiettivo di istituire qui la terza Riserva Naturale Regionale di Marano.
Ma poi, forse non tutti sanno che, in epoca più recente, due anni fa, l’attuale giunta ha ottenuto la riduzione della superficie della Riserva, estrapolandone una fascia per dubbie finalità collettive…. operazione condotta in silenzio e in sordina, perché passasse inosservata . Da un paio di mesi però sta nuovamente progettando l’ennesimo scempio dell’area protetta, anche questa volta con “discrezione” direi scientifica. ma partiamo dall’inizio, chiedendo venia se mi dovrò dilungare.
Dopo la scandalosa vicenda degli anni duemila, firmata Pizzimenti, che ha visto la nascita dalle feconde acque lagunari, non di Venere, ma di quella magnifica isola-discarica, che ha accolto oltre 800.000 metri cubi di fanghi inquinati, ecco che l’Amministrazione comunale si accinge a mettere mano a quella stessa area, con un progetto faraonico per un importo di oltre 10 milioni di Euro.- il cui studio di fattibilità è già stato presentato e preso in carico in Comune a dicembre 2023.
Bisogna ricordare che la cassa di colmata MA1 è stata imposta alla popolazione, senza alcun vantaggio né economico – non avendo ottenuto nemmeno 1€ di risarcimento, per la sottrazione al diritto esclusivo di pesca di quasi 20 ettari di laguna – né ambientale, avendo anzi sopportato gli sversamenti di fanghi di dubbia provenienza, maleodoranti o peggio, (testimoniati fotograficamente ancora in corso lavori).
Leggiamo dallo Studio, che nella prima fase dovrà essere completamente sostituita gran parte della palancolata di contenimento, attualmente ridotta a un colabrodo arrugginito e fatiscente, nonostante fosse stata progettata e pagata per durare oltre 60 anni (così riporta sempre lo studio); intervento sicuramente necessario, ma chi di noi a casa propria pagherebbe due volte un lavoro, con garanzia sessantennale, che già nei primi quattro/cinque anni inizia visibilmente ad andare “a remengo “???
Nella fase successiva, il progetto prevede di realizzare, una strada sterrata lunga circa 2 km e larga m.3,50, lungo parte del perimetro dell’isola, la costruzione di una serie di piccoli casoni (con utilizzi vari…?) e un’arena in legno definita “ vichinga” ; si dipartono poi brevi tratti ciclopedonali verso l’interno dell’isola (in tutto circa 1,5 km) e altre strutture minori.
E veniamo a ciò che più ci sta a cuore: il collegamento della cassa di colmata alla terraferma avviene attraverso un ponte carrabile sul canale Taglio, che raggiunge l’argine di Valle Grotari, trasformandolo per metà della lunghezza appunto in strada sterrata, idonea al passaggio di mezzi Paradossalmente quindi la valorizzazione turistica e la presunta rinaturalizzazione della cassa di colmata, passa per lo scempio della Riserva Naturale esistente .
Considerazioni nel merito:
colpiscono in particolare 2 aspetti :
primo aspetto l’Amministrazione Comunale ha respinto il suggerimento degli stessi progettisti – anche x un contenimento dei costi – di accedere direttamente dal Dossat e ha invece deliberatamente optato per la distruzione dell’argine, che come ovvio comprometterebbe la sopravvivenza dell’intera Area Protetta. Tale pervicacia fa capire, come i nostri governanti falsamente si atteggino a paladini dell’ambiente, se mai non fosse bastata la vicenda dell’acciaieria…….
secondo aspetto: le opere da realizzare nella cassa di colmata, sempre per citazione espressa dei progettisti incaricati, presentano in alcune parti criticità tecniche legate alla natura del suolo, ma soprattutto sono completamente dissonanti e contrastanti con le prescrizioni vincolanti del Piano di Gestione della Laguna (per capirci quello del 2019, che limita la profondità del canale di Porto Buso-Aussa Corno) che si applica anche a quest’area, contermine al sito natura 2000, e che per rinaturalizzazione intende e impone ben altri tipi di interventi.( di sicuro non strade sterrate o arene per spettacoli vari)
Permettetemi infine alcune considerazioni sul metodo :
che dire?? siamo ormai abituati alle all’oscurantismo di questa Amministrazione; solo avendo dimestichezza e tempo per cercare sul sito istituzionale, si capisce qualcosa di quanto succede a palazzo, diversamente le decisioni anche importanti, alla faccia della trasparenza, vengono prese, senza il minimo sforzo di informare e coinvolgere la popolazione …..
Pare quindi legittimo chiedersi :
Ma è morale spendere 10 milioni di soldi pubblici, cioè di tutti noi, per un paio di KM di piste ciclabili, distruggendo un ambito già tutelato e oltretutto sottacendo il fatto che altrettanti fondi pubblici sono stati già spesi per questo “ecomostro” piazzato all’ingresso del porto?
Si pensa forse così di trovare una giustificazione riparatoria e tardiva, per risarcire i maranesi del maltolto e far dimenticare le tonnellate di fanghi di dubbia salubrità, depositati e percolati in laguna?
E infine : I maranesi sentono veramente la necessità di quest’opera ? E’ un intervento che intercetta davvero i bisogni e le priorità del paese e che ne migliorerà la vita?…….
Sicuramente sarebbe stato comunque doveroso informare, sentire e coinvolgere la cittadinanza, prima di decidere su questa e su altre moltissime azioni già intraprese dall’Amministrazione. Evidentemente – e mi ripeto – non è servita molto la lezione dell’Acciaieria, quando il Sindaco nulla aveva detto sui suoi vari incontri, salvo poi essere costretto – a furor di popolo – a ribaltare completamente la propria posizione, chiaramente dichiarata e pubblicata ( vedi MV del 24/8/2022. )

Maria Rosa Girardello