Novelli, Rojc e la realtà

Sorprende l’indignata reazione della senatrice Tatiana Rojc relativamente all’iniziativa dell’on. Roberto Novelli di favorire una collaborazione tra le minoranze linguistiche del Friuli Venezia Giulia, per ora riconosciute ed in attesa del riconoscimento ufficiale anche delle lingue proprie – nediško, po našen, naša špraha e roseansko – delle comunità di antica origine slava e nazionalità italiana della fascia confinaria della “Patrie” e cioè delle Valli del Natisone, del Torre, della Val Canale e di Resia.
In realtà cosa propone Novelli? Semplicemente di riconoscere, proprio in base ai principi invocati dalla senatrice triestina, “gli stessi diritti ed estendere i benefici di cui gode la minoranza nazionale slovena, anche alle minoranze linguistiche friulana e germanofona presenti nel Friuli Venezia Giulia.”
Tale collaborazione è, tra l’altro, già contemplata dall’articolo 4 dalla L. R. 26/2007 che recita al 1° capoverso: “La Regione promuove iniziative dirette a favorire la collaborazione, la comprensione e la reciproca conoscenza tra la minoranza linguistica slovena e la comunità di lingua italiana, tra le minoranze linguistiche slovena, friulana e germanofona presenti sul territorio regionale e le loro istituzioni, nonché tra le associazioni che promuovono la conoscenza e la diffusione delle lingue minoritarie” ed al secondo capoverso: “La Regione sostiene la realizzazione di progetti comuni, atti alla valorizzazione delle diversità culturali e linguistiche e al rafforzamento del concetto di interculturalità.”
Ovviamente, una programmazione seria di questa collaborazione presuppone una realistica conoscenza della situazione delle diverse comunità: problemi, consistenza, strutture, collocazione geografica, ecc … . Non credo che una società democratica e generosa come quella del Friuli Venezia Giulia, peraltro monitorata da vicino su queste materie dalla confinante Repubblica (alla faccia dei principi di sovranità nazionale e di non ingerenza) possa sognarsi di ledere i sacrosanti diritti di una comunità minoritaria. Altro è considerare con preoccupazione l’eventuale emergere di sproporzionati privilegi, abilmente scambiati e mascherati da “diritti inalienabili”.
Quanti cittadini del Friuli Venezia Giulia (sloveni, friulani, germanofoni, slavofoni, venetofoni, ecc…) conoscono la consistenza dei finanziamenti messi a disposizione delle organizzazioni della minoranza nazionale slovena dallo Stato italiano, dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Repubblica di Slovenia; e chi ha mai verificato se queste organizzazioni rappresentano veramente la comunità stessa?
Invece di scandalizzarsi per un democratico (e di buon senso) tentativo di fare progredire la causa della valorizzazione delle minoranze nazionali e linguistiche per ora riconosciute, della non discriminazione di alcune di esse e della loro costruttiva e paritetica cooperazione nella prospettiva di una reale e pacifica convivenza nel cuore della tanta invocata Europa dei Popoli, la sen. Rojc potrebbe sostenere l’iniziativa dell’on. Novelli e, nel contempo, impegnarsi per il riconoscimento giuridico delle comunità di antica origine slava e di nazionalità italiana del Friuli orientale, la cui esistenza è gravemente minacciate dal disastro demografico in atto.

Ferruccio Clavora