Nuovo dormitorio del Comune di Udine per 24 persone senza fissa dimora. Visione emergenziale della serie “alc al è alc e nuje al è nuje”
Il Comune di Udine darà un riparo alle persone che non hanno un luogo protetto dove passare la notte. Una buona notizia, ma siamo comunque del solco del proverbio friulano “alc al è alc e nuje al è nuje” o per dirla in italiano “meglio di niente”. Il nuovo dormitorio annunciato con una nota stampa dall’assessore all’Equità sociale Gasparin, accoglierà fino a 24 persone (ventiquattro) senza fissa dimora e in grave marginalità sociale, fornendo loro un posto letto, servizi igienici e le cure di base alla persona e sarà realizzato all’interno dell’ex scuola Friz ed ex laboratori Stringher nel quartiere Aurora, aggiungendo alla zona marginalità a marginalità. Il servizio di accoglienza sarà attivo nella struttura di via Valente tutti i giorni della settimana dalle 19 di sera fino alle 7 del mattino successivo, a partire dal 19 di febbraio fino al 30 aprile, poco più di due mesi, periodo durante il quale le temperature notturne potranno essere ancora basse, mettendo a rischio l’incolumità di chi si è costretto a passare la notte all’aperto. La gestione della struttura, per un costo previsto di circa 50 mila euro a carico dell’Amministrazione comunale, sarà affidata alla Caritas Diocesana di Udine, a cui competerà l’allestimento della zona notte con posti letto e tendaggi oscuranti, la creazione di un’area docce, nonché la pulizia e igienizzazione degli spazi e il trattamento dell’acqua per i servizi. In più, oltre a godere finalmente di un luogo sicuro per la notte, i 24 ospiti riceveranno un kit base per l’igiene personale con asciugamano, sapone, spazzolino e dentifricio, un cambio d’abiti e un set di biancheria intima pulita proveniente dall’Emporio solidale della Caritas.
Facendo due conti si tratta di poco meno di 30 euro al giorno. Intendiamoci soldi ben spesi anche se non si tratta di scelte strutturali ma sempre nella logica emergenziale e comunque concentrata su meno del 10 per cento di chi, nella città di Udine, vive senza alcun domicilio certo. Secondo dati credibili infatti solo fra i migranti sarebbero circa 300 le persone che meriterebbero un trattamento di accoglienza umano. Del resto a parlare di emergenza è lo stesso Gasparin che nella sua nota stampa spiega che “l’obiettivo, oltre a rispondere a una oggettiva situazione di emergenza per gli individui più fragili, è intercettare queste persone e inserirle in un percorso di sostegno e accompagnamento”. “Tanto il dormitorio per l’emergenza freddo con i suoi 6 posti letto presso la sede della Croce Rossa, quanto soprattutto la Stazione di Posta, entrambi presidi che abbiamo attivato lo scorso novembre, vanno in questa direzione. Non solo dare una risposta concreta, fornendo i beni di primissima necessità come un luogo sicuro per riposare, ma anche intraprendere un percorso di reciproca fiducia con le persone accolte, con l’intento finale di restituire loro un certo grado di autonomia”, spiega Gasparin.
Con queste parole l’Assessore fa riferimento al ruolo degli operatori professionali che saranno presenti nella fascia oraria di apertura del dormitorio. Gli addetti della Caritas infatti si occuperanno di accogliere gli ospiti e allo stesso tempo anche di creare con loro un dialogo per dare il la ad un percorso educativo specifico. Il fine è quello di inserirli nella rete di servizi per le persone più sofferenti a causa della marginalità e dell’emergenza abitativa, fenomeno, quest’ultimo, aumentato notevolmente negli anni post pandemici.
“La soluzione di via Valente è risultata, spiega sempre Gasparin, essere la migliore possibile dopo un periodo di ricerca, appelli e valutazioni che ci ha visto molto impegnati insieme alla Caritas Diocesana con il suo direttore Don Luigi Gloazzo. Tengo perciò a ringraziare lui e i volontari della Caritas per il gran lavoro che quotidianamente svolgono in difesa degli ultimi in realtà come l’asilo notturno ‘il Fogolâr’ e la mensa. La marginalità e l’esclusione sociale sono fenomeni che nel 2024 un tessuto sociale virtuoso deve essere in grado di assorbire e risolvere, aggiunge Gasparin. Il nostro impegno non può che andare in questa direzione, con la consapevolezza che la collaborazione con il mondo delle associazioni e del volontariato è il punto di partenza”, conclude l’Assessore Gasparin. Al quale però noi, memori di quanto accaduto a Cavazzo, vorremmo chiedere se tutte le associazioni sono state effettivamente coinvolte nella scelta.