Ossessione migranti, bambini compresi: L’assessore regionale Roberti chiede allo Stato di fare lo sceriffo di confine
“Se come Regione dobbiamo farci carico di tutto ciò che il contributo statale ai Comuni non è in grado di coprire quotidianamente per l’ospitalità dei minori stranieri non accompagnati in Friuli Venezia Giulia, allora ci venga dato anche il potere di decidere in merito al controllo dei confini dai quali, perlopiù attraverso la rotta balcanica, provengono i giovani migranti”. Con queste parole l’assessore regionale all’Immigrazione e alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, torna sulla sua ossessione preferita, il tema migranti e lo fa definendo irrispettose e inopportune le dichiarazioni del sottosegretario all’Interno, Ivan Scalfarotto sul tema legato ai minori migranti e rilanciando il tema a lui più caro, quello di muri elettronici, fototrappole e telecamere che sono la cifra principale della sua perniciosa attività e della sua gran voglia di sceriffo. Ma cosa aveva detto di tanto irritante il sottosegretario all’Interno per far mettere in funzione le sinapsi dell’assessore che si attivano in maniera furiosa quando è stimolato sul tema. “Per Scalfarotto – ha fatto notare Roberti – se il contributo erogato ai Comuni dal Ministero non fosse sufficiente, a rimborsare interamente le spese sostenute per la copertura dei restanti costi dovrebbe intervenire la Regione Friuli Venezia Giulia”. “Il Friuli Venezia Giulia e i suoi cittadini non possono sopperire alle mancanze dello Stato con le proprie tasse”. A parte la strana concezione di Roberti di “mio e tuo” relativamente ai fondi pubblici, il problema è che non si sta parlando di finanziamenti relativi ai migranti in generale, ma ai minori non accompagnati, bambini e ragazzi, che evidentemente agli occhi di Roberti tali non sono e che in barba ad ogni convenzione e umanità andrebbero rispediti indietro. Ma in realtà per l’ineffabile assessore il vero problema non sono i soldi. E’ una scusa, nella sua testa un’occasione per attuare uno scambio con lo Stato, quel “pretendiamo di decidere anche in merito al controllo dei confini” è il vero scopo della dichiarazione. Del resto Roberti non ha mai fatto mistero sulla sua passione, arrivando qualche mese fa alla proposta di installare fototrappole per trovare i migranti, apparecchi elettronici sensibili al movimento e perfino “termici” per individuare quei disperati che cercano di violare il sacro suolo. Sistemi da accompagnare con droni spioni, speriamo disarmati. Chi non ricorda l’imbarazzante audizione di Roberti alla Commissione Schengen della Camera quando in piena pandemia, era l’ottobre scorso, affermò che “il muro elettronico di videosorveglianza tra l’Italia e la Slovenia è necessario e fattibile”. Roberti trova in questo l’appoggio dell’intera maggioranza “Fedriga” che sul tema salviniano “clandestini” ha trovato consenso elettorale. L’ossessione migranti è in realtà l’argomento su cui scommettere ancora. Per qualche tempo ci si era illusi che dinnanzi alla pandemia si fosse compreso che il problema principale dell’Italia non sono gli immigrati. Ma è evidente ora che calano i contagi, sarà necessario tornare in groppa al proprio cavallo di battaglia. Nessuna azione diversa dalla logica del respingimento e della detenzione. Eppure sarebbe interessante chiedersi, davvero, perché questi disperati partono, chi ha provocato le cause per cui preferiscono rischiare di annegare in mare o morire di freddo e stenti piuttosto che restare nel loro inferno. In tutto questo c’è una chiara responsabilità dell’Occidente e delle politiche portate avanti nei confronti dell’Africa da una parte e di scellerate esportazioni della democrazia manu militare in altre aree del mondo. Ma si fa finta di nulla, si fa finta che il problema sia l’insistenza con cui questi profughi vogliono entrare “a casa nostra”. Continua insomma la narrazione secondo la quale la questione prioritaria è fermare l’invasione di profughi, respingerli senza preoccuparsi della loro sorte anche fossero solo bambini. Tutto è concentrato lì. Non vogliamo essere maligni, ma in Friuli Venezia Giulia, c’è anche l’ipotesi è che tutto questo agitarsi su “sicurezza” ed affini, sia una grande operazione di distrazione di massa rispetto agli altri problemi, come quello di una sanità allo sbando, con cui i cittadini del Fvg si trovano a confrontarsi e rispetto ai quali la giunta regionale si è arroccata dietro ai tagli di nastri e alla negazione dell’evidenza. Basti pensare che il Fvg è l’unica regione del Paese ad essere ancora in zona “arancione”, chissà sarà colpa dei profughi minori non accompagnati.