Pasolini: Riportare l’umanesimo integrale al centro del dibattito politico e culturale. Concluso il convegno che ha indagato il rapporto Gramsci/Pasolini
“Ha generato l’immagine di un nuovo Pasolini – non messa abbastanza in evidenza negli ultimi anni – un Pasolini che attraverso Gramsci pensa all’alterità dei subalterni, al loro statuto politico, alla loro posizione nei processi storico politici. E questa immagine diversa di Pasolini arricchita dall’incontro con Gramsci ha fatto emergere un pensiero indirizzato verso l’umanesimo integrale che affiora anche dai “Quaderni dal carcere di Gramsci “ e che parla al presente, perché l’umanesimo integrale è qualcosa che deve rientrare nel dibattito culturale e politico italiano. Gramsci e Pasolini sono due figure che appartengono al passato ma che guardano al futuro, a un futuro di emancipazione in cui poesia letteratura ritornino a essere elemento di costruzione della nuova civiltà che Gramsci aveva immaginato nei “Quaderni dal carcere”: con queste parole Paolo Desogus, docente alla Sorbona di Parigi, traccia il bilancio del convegno dal titolo “Con te e contro te. Il Gramsci di Pasolini” di cui era curatore scientifico, organizzato dal Centro studi Pasolini di Casarsa (e tenutosi venerdì 5 e sabato 6 novembre nel municipio della cittadina friulana) guidato da Flavia Leonarduzzi, ha confermato il suo ruolo fondamentale, in Italia, nello studio, la ricerca e la divulgazione dell’opera pasoliniana. Due giornate intense di studio ma aperte al pubblico che hanno riunito esperti pasoliniani, studiosi, poeti, giornalisti e critici letterari chiamati a portare il loro contributo al tema, ovvero l’influenza di Gramsci su tutta l’opera di Pasolini.
Un rapporto, quello fra i due giganti del ‘900 europeo, “che è umano intellettuale, politico – ancora Desogus – e quindi combina tre aspetti che compongono la poetica pasoliniana, e che si dimostra ancor oggi fecondo, perché Gramsci non si situa in Pasolini soltanto nelle citazioni evidenti, laddove è ben presente a tutti: Gramsci fin dagli anni ‘40 ha condizionato tutto il lavoro di Pasolini”.
Il convegno casarsese – che ha anticipato le celebrazioni per il centenario e i cui atti saranno pubblicati l’anno prossimo per Marsilio – si è svolto seguendo un doppio binario. Il primo ha valorizzato il ruolo del Centro studi Pasolini come luogo di ricerca e studi e per questo a riunito specialisti di alto livello – si pensi Stefano a Gensini (Università di Roma – La Sapienza) o Angelo D’Orsi (Università di Torino) – e istituzioni come la Fondazione Gramsci e l’International Gramsci society, ma ha dato spazio anche alle voci di alcuni importanti poeti come Gianni D’Elia e Andrea Gibellini o critici come Roberto Galaverni, che hanno assunto Pasolini a maestro e hanno studiato il suo lavoro attraverso una prospettiva non accademica, ma con un respiro di maggiore novità, di contatto umano, letterario e creativo.
“Un convegno che andava fatto – aggiunge infine Desogus – perchè Gramsci appartiene al pantheon degli autori che più hanno condizionato il lavoro di Pasolini, pantheon formato anche da Gianfranco Contini e Roberto Longhi: dei tre Gramsci occupa addirittura la posizione principale ma nonostante ciò la sua influenza su Pasolini non era mai stata sufficientemente approfondita”