Pasqua: una celebrazione di vita, non di sofferenza
Pasqua celebra la vita, la vittoria di Cristo sulla morte, e il dono della salvezza per l’umanità. È il momento in cui ricordiamo la Risurrezione, l’evento in cui Gesù, morto sulla croce, vince definitivamente la morte e il peccato, aprendo a tutti noi la via alla vita eterna attraverso l’amore divino. Tuttavia, mentre celebriamo questa vittoria, sulla nostra tavola continua a trionfare la morte. Migliaia di agnelli e capretti, innocenti e senzienti, vengono uccisi per una tradizione che oggi non ha più giustificazioni morali, scientifiche o spirituali.
Non tutto ciò che è tradizione è giusto. Uccidere per festeggiare è una contraddizione. Gli animali non sono simboli da sacrificare, ma esseri viventi capaci di sentire dolore, paura e affetto. Continuare a infliggere loro sofferenza in nome di una consuetudine significa ignorare la nostra responsabilità verso la vita che Dio ci ha donato.
La scienza è chiara: gli animali provano emozioni. L’allevamento intensivo, che alimenta la maggior parte delle tradizioni alimentari, viola i loro diritti più basilari e ha un impatto devastante sull’ambiente: inquinamento, deforestazione, cambiamenti climatici. Ogni nostro pasto ha conseguenze dirette sul futuro del pianeta.
Dal punto di vista cristiano, il sacrificio dell’agnello è stato già compiuto in Cristo, l’unico Agnello di Dio, che con la sua morte e risurrezione ha compiuto il sacrificio definitivo per la salvezza dell’umanità. Con la sua risurrezione, ogni altro sacrificio è superato. Pasqua è la festa della vita, della speranza e della redenzione, non del sangue versato. Continuare a uccidere per festeggiare non solo tradisce il messaggio evangelico, ma dimentica la chiamata a vivere in armonia con tutta la Creazione, che Dio ha creato buona e degna di rispetto.
Come Coordinatore Regionale del Partito Animalista Italiano in Friuli Venezia Giulia, invito a riflettere su questa incoerenza. Il PAI FVG è impegnato nella promozione di scelte alimentari consapevoli, rispettose e senza violenza.
Una Pasqua senza sofferenza non è una rinuncia, ma un atto di coerenza con i valori cristiani. È un modo per celebrare la vita con amore, rispetto e compassione, in armonia con l’etica, la scienza e la spiritualità che ci invitano a rispettare la vita in tutte le sue forme.
La Pasqua non ha bisogno di vittime. Ha bisogno di verità, di coraggio e della scelta di rispettare la vita, sempre.
Fabio Rabak Coordinamento PAI FVG