Piano di ripresa e resilienza, le proposte di Legambiente Fvg
La Regione FVg, con una delibera di giunta ha formalizzato una serie di proposte al Governo, con un focus strutturato attorno al porto di Trieste e servizi connessi, proposte più sfocate invece su altri temi e territori salvo alcune eccezioni. Alcuni temi condivisibili, altri no, compresi vecchi progetti rispolverati per l’occasione e riferiti alle solite immarcescibili infrastrutture stradali. Dalla stampa apprendiamo che l’amministrazione stringerà il campo attorno ad alcuni, pochi, progetti.
Pur comprendendo le difficoltà della situazione – prosegue il comunicato di Legambiente – è stata una occasione mancata per elaborare e proporre una visione di futuro per la nostra Regione, costruire un quadro logico che allinei strategie e risorse (PNRR, comunitarie e ordinarie) e che dia forza, senso e direzione alla strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Altre strategie per il futuro non ce ne sono.
L’associazione si è fatta parte attiva di questo processo e prodotto un documento che ha inviato alle Istituzioni, alle forze politiche e sociali confidando in una positiva interlocuzione.
Il documento, con 22 proposte, evidenzia in premessa alcuni rischi “strutturali” per la nostra Regione quali il progressivo invecchiamento della popolazione, la “desertificazione” di alcuni territori e l’assalto, con discrezione, alle risorse naturali quale misura di compensazione alla crisi economica, agli squilibri generati dai cambiamenti climatici o ultimi retaggi di una cultura che pensa che la sostenibilità sia un vezzo che non ci possiamo permettere.
Dal documento estrapoliamo 4 progetti che ci paiono significativi e ruotano attorno ai temi dell’energia, delle risorse territoriali, della conoscenza e dei giovani.
Il primo riguarda la riconversione della centrale a carbone di Monfalcone bypassando il fossile. Questa è la vera sfida, un segnale di forte discontinuità, ma nella direzione giusta. Si può immaginare un sistema locale riqualificato mediante interventi di bonifica del sito inquinato, di forestazione urbana (creazione di una fascia a verde tra il rione ENEL e le nuove attività) e di ammodernamento del porto ed elettrificazione delle banchine. Un sistema decarbonizzato. Le nuove attività dovrebbero porre in essere un “Distretto delle rinnovabili (parco fotovoltaico, produzione di sistemi e componenti per le FER, stoccaggio dell’energia) e dell’idrogeno (produzione di Idrogeno verde in collaborazione con Istituzioni, imprese, università e centri di ricerca)” e un Hub dell’economia circolare e della simbiosi industriale con attività finalizzate anche alla chiusura di alcuni cicli in Regione (da valutare trattamento dei RAEE e degli assorbenti igienici). Progettualità complessa ma sfidante per una transizione che deve essere giusta e inclusiva.
Il secondo progetto è un grande cantiere di cura e manutenzione, rigenerazione e resilienza del territorio. Nell’ultimo Rapporto pubblicato a fine marzo dove l’ISTAT ha aggiornato gli indicatori dell’Agenda 2030, il posizionamento della nostra Regione è collocato nella fascia alta. Risultano sotto la media nazionale gli indicatori su Impermeabilizzazione e consumo di suolo pro capite, efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile, trattamento dei reflui, balneabilità delle coste e quota di almeno il 30% di superficie agricola utilizzata da coltivazioni biologiche. Deve prendere forma pertanto un grande progetto che ha come focus l’acqua e suolo, temi che più volte l’associazione ha posto all’attenzione del pubblico che potrebbero avere un positivo impatto anche sui divari territoriali, sulla creazione di lavoro soprattutto giovanile, rendendo i territori e le comunità più resilienti alla sfida climatica
La terza proposta dell’associazione riguarda un Centro internazionale di documentazione e ricerca sui modelli di riqualificazione fluviale da allocare in strutture esistenti nel medio corso del fiume Tagliamento. E’ una proposta che valorizza le peculiarità del fiume nel tratto intermedio, peculiarità conosciute a livello internazionale. «C’è una economia della conoscenza»commenta Sandro Cargnelutti, Presidente dell’associazione, «che genera reti diffuse di conoscenza e ricadute economiche sostenibili e aiuta ad affrontare, sotto il profilo scientifico, le incertezze che la rottura degli equilibri ecologici purtroppo stanno generando (Manifesto per il Tagliamento).»
Infine, ultimo progetto significativo, il riuso di una struttura militare dismessa nelle aree per trasformarla in un centro nazionale di servizio civile dei giovani per promuovere la tutela dell’ambiente, la promozione della solidarietà e la cultura di Pace. E’ una forma di restituzione “storica” al territorio della montagna e una vitale presenza di giovani impegnati in contesti a declino demografico. Possiamo intitolarla ai giovani militari fucilati da “fuoco amico” a Cercivento (I fusilâz di Çurçuvint) durante la prima guerra mondiale.
Non basta, occorrono – aggiunge il documento – misure di accompagnamento quali la ricerca, fortemente raccordata con la visione di futuro che va esplicitata e con ricadute lungo le filiere economiche e dei servizi essenziali quali quelli medico-assistenziali; la formazione di nuove figure professionali e l’aggiornamento di figure esistenti a seguito dell’impatto della transizione; la semplificazione delle procedure che non generano valore accompagnate dalla partecipazione attiva e informata dei cittadini e da attività di controllo contro infiltrazioni eco-criminali anche di matrice mafiosa.