Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Proposte di Legambiente FVG per un futuro amico e una regione più verde, innovativa e inclusiva

Qual è il posto più a nord del polo nord? Non c’è. Perché la terra è tonda. E’ la forma della terra che fissa questo limite. Dove i limiti posti dalla natura non sono immediatamente percepibili ed evidenti, si tende a ignorarli, facilitati anche dalla perdita di memoria di accadimenti passati o confidando nelle soluzioni che la tecnica saprà porre in atto. Oppure perché si è troppo concentrati sul “qui ed ora” e sull’idea che il futuro appartiene ad altri. La natura si pone dei limiti: un organismo non può crescere all’infinito; una popolazione, se lo facesse, rischierebbe l’estinzione. Possono essere utilmente superati, invece, i limiti alla conoscenza, nelle relazioni, nell’amore. In molti casi il limite agito promuove innovazione economica e sociale o nel caso dell’educazione il senso del limite, che si traduce anche nel differimento delle risposte ai bisogni, è importante per la nascita generativa della motivazione, del desiderio di crescere. L’elusione e la continua erosione dei limiti ecologici, globali e non, rendono un territorio, il pianeta, più vulnerabili, meno resilienti alle sfide future. I sistemi perdono equilibrio, la risorsa più importante, tutto diventa meno prevedibile: il clima che cambia e il Sars-coV-2 ce lo insegnano. Abbiamo poco tempo a disposizione per imparare come declinare il senso del limite e lo spirito di frontiera per garantirci un futuro desiderabile. Ovvero sostenibile. Di fronte alla complessità del nostro tempo, Legambiente FVG ha individuato alcune traiettorie, coerenti con il Green Deal Europeo, che si concentrano attorno a due focus: energia e crisi climatica; politiche di riparazione e cura del territorio e delle reti che garantiscono servizi fondamentali e sostenibili. Alcune proposte elaborate possono trovare concretizzazione e copertura finanziaria nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che integrano a livello territoriale il corposo contributo di Legambiente nazionale a tale piano. Energia e crisi climatica, più potenza fotovoltaica e meno consumi energetici – Riconversione della centrale a carbone di Monfalcone bypassando il fossile, ovvero la riconversione della centrale a gas. Questa è la vera sfida. Si può immaginare un sistema locale riqualificato mediante interventi di bonifica del sito inquinato, di rimboschimento urbano (creazione di una fascia a verde tra il rione ENEL e le nuove attività) e di ammodernamento del porto ed elettrificazione delle banchine. Un sistema anche decarbonizzato. La nuove attività dovrebbero porre in essere un “Distretto delle rinnovabili (parco fotovoltaico, produzione di sistemi e componenti per le FER, stoccaggio dell’energia) e dell’idrogeno ( produzione di Idrogeno verde in collaborazione con imprese, università e centri di ricerca)” e un Hub dell’economia circolare e della simbiosi industriale con attività finalizzate anche alla chiusura dei cicli (RAEE, rifiuti igienici assorbenti,…) in Regione. – Decarbonizzazione del trasporto pubblico (acquisto di bus elettrici a batteria o a idrogeno, treni a celle a combustibile per le tratte non elettrificate); miglioramento della capacità del trasporto ferroviario lungo il corridoio Baltico-Adriatico attraverso il raddoppio della linea Udine-Cervignano. – Rigenerazione energetica e strutturale del patrimonio edilizio delle ATER regionali con promozione di comunità energetiche a livello condominiale: una doppia sfida sociale e ambientale ma anche una azione di contrasto alla solitudine;  – Sperimentazione su una superficie apprezzabile all’interno dell’azienda agraria dell’ERSA e imprese disponibili di modelli di integrazione del fotovoltaico e gestione agroecologica dei fondi (agrivoltaico), digestione anaerobica degli scarti con produzione di biometano e ammendante agricolo e ampie superfici destinate all’agroforestazione che genera servizi ecosistemici multipli: di produzione, sottrazione di carbonio e rigenerazione dei suoli; Politiche di riparazione e cura del territorio – Piano straordinario di opere di difesa del suolo e di prevenzione dal dissesto idro-geologico, prioritariamente con tecniche basate sulla natura (ingegneria naturalistica,…). – Ripristino, ove possibile, del continuum longitudinale e laterale dei corsi d’acqua (Tagliamento in primis) aumentando le aree di espansione e di laminazione naturali; progettazione e condivisione a livello europeo della nascita di Centro internazionale di documentazione, ricerca e alta formazione sui modelli di riqualificazione fluviale da allocare in strutture esistenti nel medio corso del fiume TAGLIAMENTO; riqualificazione fluviale dei bacini fortemente compromessi nell’alto bacino del Tagliamento e rinaturazione del Lago di Cavazzo per ridurre gli impatti del grande idroelettrico. – Riduzione degli impatti del cambiamento climatico nelle aree urbane mediante la realizzazione di veri e propri piani di forestazione da connettere con gli interventi nelle aree planiziali e lungo i corridoi ecologici (fiumi). Realizzazione del Bosco urbano di Udine, quale anticipazione per lo sviluppo di una progettualità ampia e socialmente partecipata di forestazione dell’intero sistema urbano cittadino e non solo (boschi urbani, periurbani e una cintura verde).
Politiche di riparazione e cura delle reti – Reti del servizio integrato delle acque: rinnovo rete acquedottistica a rischio di cedimenti strutturali e interventi di completamento del sistema di depurazione (bacino scolante della Laguna di Grado e Marano e bassa pordenonese), con nuovi impianti e upgrade di impianti esistenti, separazione delle reti fognarie, integrazione della fitodepurazione per impianti di comunità o per processi di affinamento terziario dei reflui depurati.
– Reti digitali a banda ultralarga e 5G per ridurre il divario digitale nelle arre interne della Regione, supporto ai comuni nella pianificazione della distribuzione delle antenne radio-base e controlli sull’inquinamento elettromagnetico affinché la soglia dei 6 volt / metro venga sempre rispettata – Rete mobilità lenta: completamento della rete prioritaria delle ciclovie regionali: Alpe Adria, del mare Adriatico, Pedemontana e del Collio, del Tagliamento e dei servizi di intermodali connessi – Rete diffusa del verde pubblico “ampia, accessibile e ben tenuta” con una visione olistica e strategica anche in termini di riqualificazione territoriale in attuazione della Strategia Nazionale del Verde Urbano e dei CAM del verde pubblico: predisporre un piano di formazione e aggiornamento dei tecnici e degli operatori dei Comuni sui CAM e sulle moderne tecniche di gestione sostenibile del patrimonio verde e arboreo; fornire ai Comuni, software di gestione, modelli di regolamento, supporto specialistico e finanziario, in un quadro di armonizzazione e monitoraggio complessivo, per dotarli degli strumenti quali: censimento geo-riferito, regolamento, bilancio arboreo, piano di manutenzione e integrazione del verde nella pianificazione del territorio Per concludere vorremmo sottolineare due aspetti: – l’importanza che questi processi partecipati siano accompagnati dalla ricerca, fortemente raccordata con le sfide poste dall’Agenda 2030 nel territorio, il sistema delle imprese, la formazione di nuove figure professionali, l’ integrazione di nuovi skills e approcci, l’aggiornamento delle competenze di chi già opera nel mercato del lavoro. Il senso del limite e della creatività, il pensiero circolare dovrebbero trovare cittadinanza anche nelle scuole primarie. – abbandonare vecchie logiche, purtroppo dure a morire per progetti che si rivolgono al passato quali l’autostrada Cimpello – Gemona, la costruzione di impianti di sci a quote poco più che collinari, l’ipersfruttamento dei fiumi o eventi pensati per grandi numeri che contaminano luoghi bellissimi ma fragili quali l’arrivo del giro d’Italia sul Monte Lussari.