Piano oncologico contestato dai chirurghi – sarà adeguata l’ organizzazione della cura dei tumori?
La cura dei tumori sembra essere diventato un teatro di guerra tra i politici che governano questa regione e i chirurghi che i tumori li curano.
Il Piano oncologico che la Giunta regionale si appresta a varare è stato duramente criticato dapprima dai chirurghi di Pordenone a cui si sono poi aggiunti quelli dell’Isontino.
I professionisti, pur condividendo i principi della sicurezza degli interventi a cui si ispira la revisione della Rete oncologica, contestano i criteri di valutazione e di merito, ritenuti incongrui, che porterebbero a chiudere rilevanti attività chirurgiche nei piccoli ospedali.
Su questo aspetto interviene anche il direttore del Dipartimento di Chirurgia di Trieste, prof. Nicolò de Manzini, secondo cui bisogna non sottovalutare l’esperienza dei singoli centri, poiché chi fa da decenni un tipo di lavoro, anche se poco al disotto di una soglia, è comunque esperto, e non va quindi sminuito l’ospedale periferico. Il prof. De Manzini si mostra ovviamente d’accordo con la razionalizzazione, ma se fatta a ragion veduta, per cui auspica una ridiscussione del Piano oncologico.
In questo contesto sembrano esser stati trascurati gli aspetti relativi all’ organizzazione, ovvero quale sarà l’impatto di questo Piano sugli ospedali interessati e quali le conseguenti ricadute sui malati.
È stata fatta una simulazione su questo impatto al fine di predisporre una seria programmazione?
Non dimentichiamo che aumentare l’attività chirurgica di un ospedale significa incrementare l’uso delle sale operatorie, assicurare più diagnostica per immagini, ma anche più letti di degenza, maggiori carichi di lavoro su reparti e servizi di interfaccia, ecc.
Ma poi questo Piano che attiene la chirurgia oncologica quale impatto avrà sulla restante attività chirurgica? È stata fatta una simulazione anche su quest’aspetto, per nulla secondario?
Un piano così ambizioso richiede dal punto di vista organizzativo una programmazione assai dettagliata, visto che i reparti e servizi ospedalieri sono già in grande affanno.
Non dimentichiamo quanto successo anni addietro con la chiusura dei Pronto soccorso di Gemona e Cividale, che aveva provocato un aumento dei carichi di lavoro nel Pronto soccorso di Udine non adeguatamente preparato, per cui i tempi di attesa si erano ulteriormente dilatati.
Né possiamo scordare cosa è successo dopo il taglio di centinaia di posti letto ospedalieri, soprattutto di medicina, che ha determinato tempi di attesa infiniti in barella nei Pronto soccorso per avere un posto letto.
C’è dunque il reale pericolo che senza un adeguamento organizzativo della rete ospedaliera questo Piano invece di aumentare la sicurezza dei malati di tumore potrebbe avere un effetto deleterio sui tempi di attesa delle cure oncologiche.
Walter Zalukar
Associazione Costituzione 32