Piroetta di Riccardi sulle risorse del Pnrr e gli standard nazionali. Ora lui è angelicamente “a disposizione”

“E’ noto che l’assessore Riccardi non riconosce volentieri i suoi errori e ripensamenti ma le sue ultime dichiarazioni segnano un netto distinguo rispetto alle sue stesse prese di posizione dei giorni scorsi, rispetto all’utilizzo dei fondi PNRR  e all’adeguamento anche della sanità regionale ai livelli essenziali previsti dal Governo centrale”. Lo rileva Salvatore Spitaleri, del Pd, commentando le parole dell’assessore alla Salute Riccardo Riccardi, in sede di illustrazione alle organizzazioni sindacali di rappresentanza della dirigenza sanitaria del Friuli Venezia Giulia la delibera sulle funzioni, adempimento che precede gli atti aziendali sui quali stanno lavorando le Aziende sanitarie. “Al di là dei puntigli assessorili – continua Spitaleri – il tema è garantire ai cittadini di questa regione di spendere bene i fondi, di rendere trasparenti i meccanismi decisionali e le poste di spesa, di valorizzare una sanità pubblica regionale che ha avuto sempre alti standard. Oggi lo  si deve fare con l’intero sistema: decisore politico, programmatori tecnici, professionisti e operatori della sanità, amministratori locali”.
Ma cosa ha detto nello specifico Riccardi per far pensare ad un dietro front così netto rispetto alle posizioni espresse ma una settimana fa? “Le risorse del Pnrr destinate al nostro territorio regionale – ha detto Riccardi – sono pari a circa 150 milioni di euro, a cui si aggiungono altri fondi derivanti da accordi di programma con lo Stato e dal bilancio regionale. Per dare vita alla programmazione, noi ci dobbiamo attenere a degli standard definiti a livello nazionale, valori contenuti nelle indicazioni statali che ci definiscono gli standard che siamo chiamati ad applicare”. Poi anche una carezza da novello angioletto alle organizzazioni sindacali: “Pensiamo sia determinante garantire la presenza delle competenze professionali che dovranno lavorare nelle nuove strutture oltre ad avere strumenti straordinari per semplificare e accelerare l’iter sull’utilizzo delle risorse legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Insomma una virata, una piroetta vera e propria alla quale crediamo non possa essere stato estraneo un intervento dall’alto presumibilmente da un Presidente Massimiliano Fedriga che voci di corridoio danno essere stufo di dover mettere pezze e difendere posizioni e azioni del suo assessore che ha spesso mal interpretato il suo ruolo di “vice”. Riccardi sembra aver accettato (a parole) di tornare nei ranghi degli orientamenti nazionali in tema sanità proponendosi addirittura di scendere in campo con le migliori intenzioni perchè, ha detto “ il vero tema sul quale concentrarsi è quello di rendere più agevoli le procedure per spendere ciò che ci è stato destinato. Pensare di dare via a progettazione, appalti e assegnazioni delle opere sulla base delle norme vigenti restando però entro i limiti temporali imposti dall’Europa è un’operazione ambiziosa. Stesso ragionamento andrà applicato anche sul fronte del personale; per poter reperire nuove figure con le quali far funzionare il sistema sarà necessario poter contare su nuove regole nazionali che consentano di sopperire alle attuali carenze che non sono solo della nostra regione ma generalizzate in tutto il Paese”. “Ciò che è certo – ha concluso Riccardi – è invece la necessità di definire, entro la fine del 2021, i luoghi in cui verranno collocati gli investimenti del Pnrr cioè le 23 case della comunità, le 12 centrali operative e i 7 ospedali di comunità finanziati in Friuli Venezia Giulia. Tutto questo lo stiamo determinando all’interno di un master plan nel quale saranno previsti gli altri investimenti che la regione programmerà”. Bene, parole sagge, ma pur sempre solo parole che andranno verificate una a una con i fatti che dovrebbero essere conseguenti. Ci permettiamo sommessamente di non fidarci soprattutto di certe conversioni  perchè di folgorazioni sulla via di Damasco nella storia ne conosciamo una sola, ed era ispirata da intervento divino. Qui c’è probabilmente solo convenienza politica e la consapevolezza che nel delirio di onnipotenza rischiava di non essere seguito. Così dinnanzi al rischio che il tesoretto dei 150 milioni finisse per essere gestito da altri il prode assessore ha assunto panni concilianti. Noi che conosciamo però la zoologia politica siamo convinti che dovrebbe comunque lasciare quello che pensa essere il suo trono sanitario e che Fedriga, se vuole avere un futuro nazionale radioso, non può pensare di lasciare macerie. Non basterà sbandierare le risibili statistiche su come si sta ben in Fvg quando finalmente i nodi verranno al pettine e i cittadini  scopriranno che sotto la placcatura c’è il disastro.