Poeti der Trullo, MetroRomanticismo di Roma

Inumi Laconico, analisi di una poesia MetroRomantica

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Inumi Laconico. Poeta metroromantico. Fondatore, nel 2010, del progetto Poeti der trullo. Definiti dallo stesso “anonimi perché liberi di svelarci davvero, svincolati dall’immagine e dai nomi propri. (…) Un coro che soffia e diffonde, da un piccolo pezzo di mondo chiamato Trullo, il vento poetico del MetroRomanticismo.”

Il metroromanticismo riprende il concetto di poesia, come modo di guardare il mondo; abbraccia il romanticismo calandolo però nel contesto urbano” (da intervista al poeta der Trullo, Er Quercia).

Il seguente pezzo di Inumi Laconico è un componimento molto breve ma che “costringe”, in senso positivo, a pensare:

Ad ucciderti non sono 
le cose che sai.
 
Le risposte che ti dài.
Gli elementi che possiedi.

Ad ucciderti saranno 
le cose che non sai.
 
Le domande che ti fai.
Il futuro che non vedi.

Ciò che il lettore percepisce, immergendosi totalmente in questi 8 versi è il completo spaesamento e il terrore che derivano dal dubbio.

Nella prima parte si sottolinea ciò che la realtà è. La realtà non spaventa e non uccide quando hai le risposte, quando sai di possedere qualcosa o di “possedere” qualcuno, quando conosci ciò che succederà. Ciò che davvero fa paura della realtà e ti strazia è l’incertezza, il “non sapere”.

Secondo la mia analisi personale, quando non sei sicuro dei sentimenti, quando non sai chi o cosa e a quale livello qualcuno o qualcosa ti appartenga, quando hai mille progetti ma non sai quale di questi realizzerai, questo è ciò che ti ammazza sul serio. In una società in cui tutto è frivolo, tutto è hi-tech, tutto si fa per la popolarità, conoscere davvero la realtà è spaventoso quanto impossibile. In una società in cui, apparire è più importante che essere, un animo gentile si trova a dover fare i conti con la precarietà, della vita e dei sentimenti.

Viviamo per mostrarci e mostrare ciò che abbiamo, viviamo per un like su Instagram più che per un sorriso vero che si vede spuntare sul volto di chi si ama, viviamo per la falsità e mai per l’autenticità. Viviamo sotto campane di vetro, cullati dalla sicurezza delle vite che qualcuno ci ha offerto, non viviamo per noi, viviamo per gli altri. L’altro. L’altro che non può dirci ciò che non sappiamo perché sarebbe un suo pensiero e non il nostro. L’altro che non può rispondere alle nostre domande perché dentro di noi abbiamo già le risposte che vorremmo e metterebbe in luce solo una porzione di una realtà diversa dalla nostra, che non sempre siamo pronti ad accettare. E l’altro che vorrebbe per noi qualcosa che poi è molto diverso dalle aspettative.

E, scendendo più in profondità, prendendo in considerazione la società, l’incertezza sta anche nel non sapere chi si è, nel non sentirsi cittadini del posto in cui si vive, del non sentirsi parte della quotidianità. Incertezza di vivere “come parte di un sistema che schiaccia e non consola”. L’incertezza dell’essere. La certezza di non essere.

di Cristina Salonna, studentessa all’Università del Salento