Polemiche a Udine sul pacifico corteo dei migranti. Casus belli: una singola frase dai toni sbagliati che non può oscurare la giustezza delle rivendicazioni

Il casus belli  è una frase in libertà, scivolata nella foga dell’intervista al Tgr Rai, da parte  di Kofi Bonsu, referente immigrati Friuli che a margine della pacifica manifestazione di sabato scorso, forse complice la non completa padronanza della lingua italiana e sicuramente la non abitudine a rilasciare interviste, è sembrato, nella foga delle giuste rivendicazioni, esprimere quelle che sono state interpretate da qualcuno  come delle minacce se non verranno raggiunti gli obiettivi. Ovviamente c’è stato chi ha pensato di strumentalizzare la vicenda e gridare allo scandalo paventando chissà quali scenari e attaccando i consiglieri comunali presenti all’evento come potessero essere responsabili di ogni parola espressa nel corso della manifestazione.  A tale proposito da segnalare la nota a firma  Andrea Di Lenardo (Capogruppo Alleanza Verdi Sinistra Possibile) e Anna Paola Peratoner (Consigliera comunale Partito Democratico): “Pensiamo che la frase di Kofi Bonsu, se effettivamente così pronunciata e se effettivamente pronunciata con il significato che le è stato attribuito, sia frutto dell’esasperazione per la sistematica violazione dei diritti umani che si consuma in Italia da trent’anni contro le persone con background migratorio e che tutti noi privilegiati possiamo solo immaginare. In ogni caso, ovviamente non condividiamo e non condivideremmo più o meno velate minacce di utilizzo della violenza, e non avremmo mai preso parte a nessuna manifestazione in cui ci fosse il benché minimo sospetto di minacce o di violenze. Vogliamo, allo stesso tempo, ricordare il fatto che è stato lo stesso Bonsu a richiamare alla compostezza tutti i manifestanti durante il corteo. Dopo l’incontro in Comune abbiamo udito Kofi Bonsu e un’altra manifestante che ha parlato al microfono dare indicazioni per sciogliere tranquillamente la manifestazione, dicendosi ottimisti per l’esito del confronto con la questura e il comune, che hanno comunicato di stare lavorando per risolvere il problema delle code in strada, al freddo e sotto la pioggia, per i documenti. Abbiamo aderito, lo ribadiamo, a una mobilitazione pacifica, che tale è stata e tale deve rimanere anche in altre future eventuali occasioni, come abbiamo ribadito agli organizzatori. Spiace che la destra, evidentemente più interessata ad attacchi strumentali ai consiglieri di maggioranza che alla drammatica situazione in cui sono costrette a vivere le persone di origine straniera, si sia concentrata sul puntare il dito contro Di Lenardo e Peratoner perché non si sarebbero dissociati (ma poi quando?) da una frase che non hanno sentito in mezzo a decine di altre in diverse lingue. Spiace non per noi: ci sta, fa parte del gioco, anche se, ovviamente, non possiamo essere responsabili per qualcosa che non abbiamo pronunciato noi. Spiace per le famiglie di origine straniere, perché in primo piano avrebbero dovuto restare le loro sacrosante rivendicazioni e non la cinica bagarre politica. Ma forse l’obiettivo era proprio questo: deviare l’attenzione. Insomma, la destra vede presunta violenza dappertutto tranne quella, concreta e reale, a cui sono sottoposte le persone migranti. Perché è violenza lasciare dormire le persone per strada a -2 e a rischio di morire di freddo. Perché sono violenza i respingimenti illegali. Perché è violenza impedire i salvataggi multipli nel Mediterraneo. Perché è violenza finanziare i lager libici e tunisini dove le persone migranti vengono segregate, stuprate, torturate e uccise. Perché è violenza progettare un campo dove  concentrare 36mila persone in Albania. Perché è violenza rinchiudere le persone su base etnica nei Cpr per la sola colpa di esistere. Perché è violenza dar loro da mangiare vermi nel cibo in condizioni igieniche inesistenti come emerso una settimana fa per il Cpr di Milano. Perché è violenza detenere illegalmente minori stranieri come nell’hotspot di Taranto, come ha stabilito Corte europea per i diritti umani due settimane fa condannando l’Italia”.