Premio letterario internazionale Tiziano Terzani, resa nota la cinquina finalista 2023, premiazioni a Udine il 6 Maggio
Cal Flyn per Isole dell’abbandono. Vita nel paesaggio post-umano (Blu Atlantide), Paolo Giordano per Tasmania (Einaudi), Pierre Sautreuil per Le guerre perdute di Jurij Beljaev (Einaudi), Mikhail Shishkin per Russki Mir: guerra o pace? (21lettere) e Zerocalcare per No Sleep Till Shengal (Bao Publishing) sono i cinque finalisti della diciannovesima edizione del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani, riconoscimento istituito e promosso dall’associazione culturale vicino/lontano di Udine insieme alla famiglia Terzani, nel segno del giornalista e scrittore fiorentino. Lo ha annunciato la Giuria, riunitasi nella casa fiorentina della famiglia Terzani. «Ancora una volta – commenta Angela Terzani, presidente della giuria – abbiamo cercato di candidare al Premio opere che ci aiutino a comprendere, nella loro complessità umana, oltre che storica e politica, le questioni di maggiore attualità nel mondo. Cerchiamo sempre uno sguardo sincero, libero dalle interpretazioni preconfezionate. Questo, per restare fedeli allo spirito di Tiziano – alla cui memoria il premio è dedicato – che ha sempre voluto tentare di capire, e far capire, ciò che avveniva al di là delle facili spiegazioni». I giurati – Enza Campino, Toni Capuozzo, Marco Del Corona, Andrea Filippi, Milena Gabanelli, Nicola Gasbarro, Ettore Mo, Carla Nicolini, Marco Pacini, Paolo Pecile, Remo Politeo, Marino Sinibaldi – si sono ora riservati un supplemento di riflessione prima di passare alla votazione finale. Il vincitore sarà annunciato a inizio aprile e sabato 6 maggio (ore 21, Teatro Nuovo Giovanni da Udine) sarà l’atteso protagonista della serata-evento per la consegna del Premio, appuntamento centrale della 19esima edizione del Festival vicino/lontano, in programma a Udine dal 3 al 7 maggio.
Chi sono, visti da vicino, i cinque finalisti?
Cal Flyn, giovane autrice scozzese, scrive per alcune delle più importanti testate giornalistiche di lingua inglese e collabora regolarmente con The Guardian. Il suo libro d’esordio, Thicker Than Water (2016), che affronta il tema delle violenze dei coloni inglesi sulla popolazione aborigena, è stato accolto con grande favore dalla critica. Il suo secondo lavoro, vincitore nel 2020 del Sunday Times Young Writer Award e finalista di numerosi altri premi letterari, l’ha posta all’attenzione internazionale come una delle migliori firme della saggistica contemporanea. Tradotto in più lingue, Isole dell’abbandono. Vita nel paesaggio post-umano è uscito in Italia nel 2022 per Blu Atlantide. Dalla Chernobyl post-nucleare alle più remote isole scozzesi, passando per gli avamposti industriali di Detroit e le sue case abbandonate, le montagne della Tanzania e i grandi fiumi inquinati degli Stati Uniti, fino alla martoriata Verdun e alle regioni minerarie della Scozia, Cal Flyn traccia la sua personale topografia delle isole dell’abbandono. Nella devastazione che il progresso umano e tecnologico lascia dietro di sé la vita riprende a poco a poco il suo dominio sulle cose, mostrandoci da un lato la transitorietà dell’impatto dell’uomo sulla Terra e dall’altro la speranza di una natura che torni in possesso di ciò che le è stato tolto. Reportage brillante sul futuro che ci aspetta, e racconto di un nitore cristallino dei luoghi più remoti del pianeta, Isole dell’abbandono è lo straordinario resoconto degli errori dell’umanità, dell’indistruttibilità della vita e del nostro rapporto con l’ambiente che ci ospita.
Paolo Giordano è nato a Torino nel 1982. Ha un dottorato in fisica ed è autore di cinque romanzi: La solitudine dei numeri primi (Mondadori 2008, Premio Strega e Premio Campiello Opera Prima), Il corpo umano (Mondadori 2012), Il nero e l’argento (Einaudi 2014 e 2017), Divorare il cielo (Einaudi 2018 e 2019) e Tasmania, uscito nel 2022 sempre per Einaudi, con cui ha pubblicato anche Nel contagio (2020) e Le cose che non voglio dimenticare (2021). Ha scritto per il teatro (Galois e Fine pena: ora) e collabora con il «Corriere della Sera». Il protagonista di Tasmania, evidente alter ego dell’autore, e forse portavoce di un’intera generazione, è uno scrittore quarantenne laureato in fisica che collabora con un noto quotidiano nazionale. Il racconto dei rapporti e delle crisi personali – con la compagna, i vecchi e i nuovi amici – si intreccia e si annoda con le emergenze del nostro presente: dagli attentati di matrice islamica, alla crisi climatico-ambientale, fino alla minaccia nucleare. La Tasmania, che l’amico scienziato indica come luogo ideale per sfuggire alle catastrofi che incombono sulla Terra, diviene metafora di un riparo dalle insicurezze in cui vive l’uomo contemporaneo. Tasmania è un romanzo sul futuro. Il futuro che temiamo e desideriamo, quello che non avremo, che possiamo cambiare, che stiamo costruendo. Ci ritroviamo tutti in questo romanzo. Perché ognuno cerca la sua Tasmania: un luogo in cui, semplicemente, sia possibile salvarsi.
Pierre Sautreuil è nato nel 1993. Giornalista e scrittore, è corrispondente per Russia, Ucraina e lo spazio post-sovietico del quotidiano La Croix. Ancora studente di giornalismo, nel 2014 è partito per l’Ucraina per il suo primo lavoro come reporter del settimanale L’Obs, vincendo, nel 2015, il Prix Bayeux Calvados-Normandie per giovani corrispondenti di guerra. Il suo primo libro, Le guerre perdute di Jurij Beljaev, uscito in Francia nel 2018 e pubblicato in Italia da Einaudi nel 2022, ha vinto il Prix Hervé Ghesquière e il Prix du Livre du Réel. Quando nel 2014 arriva in Ucraina per seguire la guerra del Donbass, l’allora ventunenne Pierre Sautreuil entra in contatto con Jurij Beljaev, detto il Gatto: poliziotto di San Pietroburgo diventato mafioso, leader di estrema destra, mercenario nell’ex Iugoslavia, poi braccio destro del comandante del battaglione Batman, una milizia filorussa nella guerra in Donbass. Il libro è la storia vera del rapporto tra il giornalista alle prime armi e il mercenario incallito: un’amicizia ambigua e rocambolesca immersa nella grande storia dell’Est. È la cronaca del trentennale progressivo disfacimento di un impero, una discesa nel cuore di tenebra dell’Europa. Ed è il racconto di una guerra, quella in Ucraina, che abbiamo ignorato finché non è stato troppo tardi.
Mikhail Shishkin, nato a Mosca nel 1961, è considerato uno dei maggiori autori russi contemporanei. Con i suoi romanzi, tradotti in oltre 30 lingue, ha ottenuto il favore della critica e del pubblico, ma anche numerosi premi, fra cui il National Bestseller Prize e il Booker Prize russo. Suoi articoli sono comparsi sulle principali testate internazionali. Oppositore di Putin, da metà degli anni ’90 vive in Svizzera. Tra i suoi titoli sono stati tradotti in Italia da Voland: Capelvenere, La presa di Izmail, Lezione di calligrafia. Nel 2022 21lettere ha pubblicato Punto di fuga, Premio Strega europeo, e Russki Mir: guerra o pace? La raccolta di saggi, pubblicata in versione originale nel 2019, è uscita in italiano con una nuova prefazione dell’autore. Partendo dalle prime invasioni vichinghe, passando per l’occupazione mongola, Shishkin ripercorre la storia della Russia fino ai giorni nostri con un insolito punto di vista. I suoi scritti sono una dichiarazione d’amore per una terra dalla natura meravigliosa e dalla cultura grandiosa, ma al contempo rappresentano una lucida e amara denuncia dell’egemonia dittatoriale di un Paese che non conosce la democrazia e continuamente diventa un mostro che divora i suoi stessi figli, perché chi detiene il potere può sopravvivere solo grazie a una guerra permanente, fuori e dentro i confini, che poco spazio lascia alla speranza di un futuro diverso.
Zerocalcare alias Michele Rech (1983) è uno dei più noti fumettisti italiani. Da sempre attivo nel mondo dei centri sociali, pubblica il suo primo libro a fumetti, La profezia dell’armadillo, nel 2011, prima per Graficart e poi per Bao Publishing, che continuerà a pubblicare i suoi volumi successivi, tra cui L’elenco telefonico degli accolli (2015), Kobane calling e Macerie prime (2016), Scheletri (2020), Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia (2021). Nel 2021 è uscita su Netflix la serie animata Strappare lungo i bordi. Sue mostre personali sono state allestite al Maxxi di Roma e alla Fabbrica del Vapore di Milano, quest’ultima tuttora in corso. Sempre Bao Publishing ha pubblicato nel 2022 No Sleep Till Shengal, testimonianza e racconto in forma di graphic novel del viaggio compiuto nella primavera del 2021 da Zerocalcare, insieme a una delegazione italiana, nel nord dell’Iraq, a Shengal. Tra dolore, rabbia, paura, e sempre sotto la guida del dubbio e dell’autoironia, a cancellare ogni rischio di retorica, le immagini e i testi documentano le condizioni di vita e la lotta della comunità irachena degli ezidi, un popolo sopravvissuto al genocidio dell’Isis, protetto dalle milizie curde con cui condivide il progetto politico. Una fotografia in presa diretta, e dall’interno, di un momento geopolitico preciso, in cui un manipolo di persone cerca disperatamente di opporsi allo strapotere di chi chiama “terrorismo” ogni tentativo di resistenza, mentre gli assetti di potere cambiano lentamente, e il sogno del confederalismo democratico in un pezzetto troppo spesso dimenticato di Mesopotamia rischia di svanire per sempre, ancora una volta nell’indifferenza dell’Occidente.