Prigionieri del treno e delle inefficienze dei trasporti, “salvati” da un uomo in divisa

Gentilissimi,
Ieri mi trovavo sul treno che da Trieste conduce a Ronchi dei Legionari. Alla fermata dell’aeroporto però le due portiere del vagone su cui viaggiavo non si sono aperte. Un folto gruppo di viaggiatori siamo rimasti sul treno. Sul treno non c’era nessuno, nessun controllore e siamo scesi a Cervignano, dove pure non c’era nessuno, nessuno sportello aperto e nessuna indicazione né numero di telefono. Abbiamo dovuto chiamare la Polizia e – per nostra fortuna – un bravissimo poliziotto ci ha aiutato..  In calce  la lettera indirizzata alla Questura e alla Polizia ferroviaria per segnalare l’accaduto e per ringraziare l’agente che ha dimostrato grande professionalità e disponibilità.

Francesca Cabibbo

Alla c.a.
dott. Luigi Ruscio – questore di Gorizia
dott. Pietro Ostuni – questore di Trieste
dott. Domenico Farinacci – questore di Udine
dirigente Polizia Ferroviaria – Friuli Venezia Giulia

Oggetto: disservizio Ferrovie Italiane sul treno Tv 3440 – Ringraziamento alla Polizia di Stato

Spett.le signor dirigente Polizia Ferroviaria – Friuli Venezia Giulia

La presente per segnalare un episodio occorso ieri, 24 novembre, lungo la tratta ferroviaria che collega Trieste ad altre città del Friuli.
Insieme ad altri viaggiatori, sono partita da Trieste sul treno Rv 3440 diretto a Ronchi dei Legionari. Avevo partecipato a Trieste al convegno nazionale dei direttori degli Uffici diocesani di Ecumenismo e Dialogo Interreligioso e mi accingevo a tornare in Sicilia, dove vivo.
Alla fermata di Ronchi dei Legionari, però, i passeggeri in attesa di scendere dal treno, hanno inutilmente atteso l’apertura delle portiere. Le porte non si sono aperte – almeno nel mio vagone e pare anche in qualcun altro – e noi viaggiatori siamo rimasti sul treno. Il treno è ripartito per condurci fino a Cervignano del Friuli dove circa 40 persone siamo scesi, speranzosi di poter trovare, alla stazione successiva, una soluzione. Tra i passeggeri c’erano anche alcuni stranieri e per qualcuno la partenza dell’aereo era ormai imminente. Purtroppo, però, a Cervignano tutti gli sportelli degli uffici erano chiusi e non vi era nemmeno un cartello che indicasse un numero di telefono cui rivolgersi. Eravamo soli, senza nessuna presenza fisica che potesse aiutarci. Si sono vissuti momenti di tensione e di panico, anche di pianto da parte di una giovane, forse ungherese. Al posto di Polizia – anch’esso chiuso, c’era – sotto il campanello – l’indicazione di un numero di telefono (0403794936) e ad esso ci siamo rivolti prontamente. Dall’altro capo del telefono, la voce di un giovane agente di Polizia ha ascoltato quanto stava accadendo e si è fatto carico del nostro problema. Ci ha richiamato prontamente, rassicurandoci. Aveva contattato Ferrovie Italiane e segnalato il disservizio, aveva chiesto la soluzione del problema. Il poliziotto ci ha richiamato ben cinque volte, fornendoci le indicazioni necessarie, informandosi della nostra situazione, del numero dei viaggiatori (all’inizio circa 40 persone, poi via via alcuni riuscivano ad andar via con un taxi o un NCC o con mezzi di fortuna), ma anche dei voli in partenza imminente su cui i viaggiatori sarebbero dovuti salire, in modo da contattare anche l’aeroporto.
Ho apprezzato oltremodo la professionalità, la capacità di farsi carico dei problemi e con grande compartecipazione e attenzione, senza tralasciare nulla. Abbiamo sentito subito di aver trovato una persona che, con professionalità e attenzione – e non “pro forma” come talvolta accade – stava facendo tutto quanto era in suo potere per aiutarci. Per ultimo, ci ha informato che Ferrovie Italiane avrebbe mandato un pullman entro 20 minuti (ma ne erano già trascorsi almeno altrettanti). A quel punto però eravamo rimasti in pochi, tanti erano riusciti a trovare dei mezzi alternativi o di fortuna. Quando è arrivato un pulmino con sul parabrezza l’adesivo di Ferrovie Italiane siamo saliti tutti (eravamo rimasti in sette). Lungo il viaggio abbiamo però scoperto che non si trattava del pulmino inviato da Ferrovie Italiana, ma di un privato che – non sappiamo perché – esibiva il logo che ci ha tratto in inganno.
Mi rivolgo a lei perché desidero ringraziare fortemente l’agente – che non conosciamo – che è stato nostro “salvatore”, vero “cireneo” che ha preso su di se il nostro problema aiutandoci concretamente. Anche altri ragazzi stranieri nonché due giovani siciliani che dovevano raggiungere Catania dove oggi avrebbero dovuto affrontare un esame universitario, hanno ringraziato. La nostra disavventura, di cui ancora non abbiamo nessuna spiegazione, ha dimostrato – unitamente al disservizio di Ferrovie Italiane che non aveva neanche un numero di telefono a cui rivolgersi – quale sia la professionalità e insieme la grande empatia e dedizione con cui si può svolgere il proprio lavoro.
La ringrazio anche a nome degli altri direttori di uffici diocesani ecumenismo (di Catania, Piazza Armerina, Caltanissetta, Noto e Ragusa – io stessa) che ci trovavamo su quel treno. Alla fine, anche grazie a un ritardo aereo, siamo riusciti a far ritorno in Sicilia.

Ringraziando

Francesca Cabibbo