Cisint annuncia urbi et orbi: a Monfalcone in piazza si può protestare (come garantisce la Costituzione ndr) ma pregare no!

C’è da sperare che il detto chi semina vento raccoglie tempesta resti una enunciazione, certo è che la sindaca di Monfalcone Anna Cisint ha fatto di tutto per esacerbare gli animi nella sua anacronistica nuova crociata anti-islamica con l’evidente scopo di puntellare la sua candidatura alle elezioni europee prossime venture diventando una sorta di templare al femminile. Chissà cosa si inventerà ora dopo che il Consiglio di Stato ha “accolto se pur provvisoriamente” il ricorso della comunità islamica contro la decisione del Comune, appoggiata dal TAR, di chiudere i due luoghi di culto per il mancato rispetto dei requisiti di sicurezza. Da parte loro i cittadini monfalconesi di fede islamica hanno annunciato che da oggi e in attesa che il Consiglio di Stato si pronunci nel merito il 19 marzo scenderanno in piazza davanti davanti il municipio per protestare e pregare. Oggi in realtà le avverse condizioni climatiche  renderanno complicata la manifestazione ma che comunque è confermata per i giorni a seguire. Stimano, pioggia permettendo,  di essere 500. Almeno questo ha spiegato ai microfoni del Tgr Rai Bou Konate, il presidente del Centro culturale Darus Salaam, leader della comunità islamica della città. La preghiera è ovviamente relativa al Ramadam che inizierà oggi domenica 10 marzo per concludersi lunedì 8 aprile, mentre la protesta è contro l’amministrazione comunale guidata da Anna Cisint, che, denunciano, “nega spazi per la preghiera collettiva”. Un’accusa che la sindaca respinge sostenendo che sta semplicemente facendo applicare le leggi italiane per poi ricordare, in pieno stile vittimistico che il suo “amore” per la legalità le è costata minacce di morte sulla base delle quali le è stata assegnata una scorta. Ma la dichiarazione odierna della pasionaria che si sente una difensora della cristianità e che somiglia invece ad un  Brancaleone alle crociate al femminile. Rasenta il ridicolo nelle sue ultime dichiarazioni:  ha affermato che fatta salva la libertà di manifestazione (che come sappiamo è garantita dalla Costituzione ndr), non si può utilizzare, udite udite, una piazza pubblica per una preghiera. Potremmo sommessamente ricordare alla sindaca le tante attività esterne alle chiese svolte giustamente dalla religione cattolica, le adunanze di piazza e messe all’aperto con la presenza di vescovi e financo del Papa o più semplicemente le numerose “via crucis” che si svolgono in ogni luogo del paese a Pasqua. Ovviamente la sindaca, lanciato il sasso, ha nascosto la mano, lasciando la patata bollente in mano a prefetto e questore che avrebbero individuato aree alternative rispetto alla piazza del municipio. Da registrare una presa di posizione del capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti: «Dopo aver esasperato il clima per lungo tempo, seminando inutile odio sociale, ora si vuole ribaltare la realtà scaricando colpe su chi dissente e, pacificamente, fa sentire la sua voce». Altroché stato di diritto e rispetto della legalità: Cisint si impegni a risolvere la questione “Monfalcone” sulla base della sentenza del Consiglio di Stato che riconosce senza condizionamenti la libertà religiosa e invita a definire il tema sulla base del rispetto delle prescrizioni amministrative legate alla sicurezza. Tutto il resto è delirio di onnipotenza, senza considerare tali cittadini come ospiti indesiderati, visto che si tratta di persone con regolare permesso di soggiorno che vivono, lavorano e pagano le tasse da anni a Monfalcone e sul territorio. Al segretario della Lega Dreosto che si affretta in sterili difese d’ufficio, andrebbe ricordato che Cisint è stata la prima a vantarsi, solo alcuni giorni fa a Firenze, di aver “chiuso due moschee…”: peccato che le cose non stiano così. Cisint abbassi i toni, non esasperi i rapporti e porti rispetto per tutti, a prescindere dalla cultura e dalla religione, poi credo che le cose miglioreranno».