Problemi mai risolti e ennesima protesta al Cpr di Gradisca

E’ stato un giorno difficile quello di sabato scorso al Centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo che ricordiamo, in barba al nome è un centro di detenzione mascherato che “ospita” per la maggior parte persone che non hanno commesso reati se non quello (giudizio di alcuni ovviamente) di cercare di migliorare la propria condizione di vita. Ovviamente una rivolta violenta non è giustificabile anche se le condizioni di vita in quelle strutture sono spesso ai limiti dell’intollerabile. Le immagini dall’interno hanno documentato la nuova protesta di alcuni dei 90 ospiti mentre qualche ora prima erano fuggiti in tre. In scena la protesta tipica, materassi bruciati, plexiglass rotti, oggetti divelti dalle stanze per essere lanciati contro le forze dell’ordine costrette a riportare l’ordine con i carabinieri in assetto antisommossa. In realtà questa volta nessun operatore delle forze dell’ordine ha avuto conseguenze fisiche, a differenza di quanto accaduto una settimana fa quando un finanziere era stato colpito cavandosela con una una prognosi di due giorni. Ferito ad un piede invece un tunisino che stato portato al pronto soccorso. Alcuni stranieri sono saliti sul tetto per protesta ed attirare l’attenzione ma alla fine grazie alla mediazione di un funzionario della Questura sono rientrati nella struttura. Nel Cpr gli “ospiti” che dovremmo definire detenuti lamentano le condizioni di vita aggravate dal freddo. Nel centro si può rimanere fino a 18 mesi in attesa dell’espulsione. In molti casi gli ospiti arrivano direttamente dal carcere e sono trattenuti lì prima di essere riaccompagnati forzatamente nel proprio Paese.

A commentare quando accaduto  le dichiarazioni del consigliere regionale del Movimento M5S del Friuli Venezia Giulia Rosaria Capozzi  e di Open Fvg Furio Honsell.  “La rivolta al Cpr di Gradisca mette ancora una volta in evidenza le carenze della struttura e dei servizi in un sito spesso sovraffollato e con carenza di personale, Afferma Capozzi. È evidente che serve al più presto un cambio di passo per scongiurare episodi simili. Nei recenti sopralluoghi effettuati abbiamo toccato con mano la necessità di interventi non più rinviabili in un contesto più di ampio di nuove politiche di controllo e sicurezza in materia di immigrazione”.   Secondo Furio Honsell “i Centri di Permanenza per il rimpatrio, CPR, vanno chiusi.
Ancora una volta scene di inaudita disperazione e abbruttimento arrivano da Gradisca, dove ieri è scoppiata l’ennesima protesta con feriti e intervento degli agenti in tenuta antisommossa.
I CPR non possono essere uno strumento per gestire il fenomeno dell’immigrazione. Le persone in attesa di espulsione, che sono là private delle libertà, spesso dopo aver già scontato una pena, discriminate perché appartengono alle pochissime nazionalità con le quali l’Italia ha un accordo in tal senso, sono solamente dei capri espiatori.
La detenzione in Italia è legittima essenzialmente a fini rieducativi. Questa condizione disumana va fermata. Il contesto ambientale stesso è degradante. I detenuti vivono in minuscoli quartieri, con una parte coperta e una scoperta detta “vasca”, simili a quelli degli animali feroci allo zoo. Restiamo umani!”