Progetto Bioman a Maniago. Interrogazione su centrale a biomasse che pare un inceneritore
“Ci sono progetti di grandi impianti, tutt’altro che “leggeri” per i territori coinvolti, che meriterebbero attenzioni specifiche e ben strutturate da parte delle istituzioni, mentre sono regolarmente i cittadini a sorvegliare e cogliere le incongruenze e i pericoli per la salute delle persone e per l’ambiente. Sempre che le norme ci siano, perché l’assessore Scoccimarro sostiene che nessuna norma formula un limite sulla quantità di plastica che può essere incenerita assieme alle biomasse. Nella conferenza di servizi che riguarda il progetto di Bioman per il trattamento di biomasse che residuano dalla lavorazione dei rifiuti verdi, variante dell’impianto già esistente a Maniago, si è chiarito che i sovvalli avviati a combustione saranno inframezzati di plastiche per il 5 per cento. Il che significa che annualmente dal nuovo camino di Bioman usciranno i fumi di circa 800 tonnellate di plastiche bruciate all’anno.”
Lo dichiara la consigliera Serena Pellegrino, Alleanza Verdi e Sinistra, vicepresidente della IV Commissione consiliare, al termine dell’Interrogazione rivolta all’Assessore regionale all’Ambiente per sapere coma va quantificato il valore “minimo possibile” della plastica presente nei sovvalli destinati alla combustione, ai fini della tutela della salute pubblica e della protezione dell’ambiente.
Prosegue Pellegrino: “ Dai dati attualmente disponibili risulta plausibile che le future emissioni avranno caratteristiche temibili, degne di un inceneritore senza però che l’impianto ne possieda i requisiti. Lo sa anche l’autorità sanitaria, che in conferenza di servizi ha chiesto a Bioman se nei materiali trattati nelle operazioni di selezione e vaglio attualmente effettuate a Maniago ci siano sostanze classificate come cancerogene e tossiche.”
“L’Assessore regionale all’ambiente Scoccimarro – spiega ancora la consigliera – ha confermato che ARPA FVG ha raccomandato ridurre al minimo possibile la quantità di materiale plastico alimentato al nuovo impianto di produzione di calore in oggetto. Cioè al di sotto di quel 5 per cento, che è il quantitativo indicato dal proponente sulle base delle attuali capacità degli impianti di raffinazione dei rifiuti di separare plastiche e inerti, per smaltirli separatamente.
Indicazione sulla quale convergono anche ASFO e Uffici regionali, senza poter definire, come ha evidenziato Scoccimarro, il valore indicato come “minimo possibile”, derivando tale quantità dal complesso dei materiali impiegati e dalla qualità della vagliatura: ci si accorderà per il 4 per cento o per l’1 per cento? Si terrà conto che i monitoraggi parziali dell’atmosfera rivelano livelli di PM 10 e PM 2,5 ai limiti di legge, talvolta superandoli? Che il valore del 5 per cento indicato dal proponente è un valore medio, e che quindi ci potrebbero essere giorni in cui i quantitativi plastica avviati a combustione, e relative emissioni, superino la quota preventivata?”
Sottolinea ancora Pellegrino: “Non c’è quindi una risposta concreta alle preoccupazioni dei cittadini di Maniago per un progetto escluso dalla Valutazione di impatto ambientale, che tuttavia si sta rivelando tale da aumentare a dismisura la pressione negativa sull’ambiente e sulla salute pubblica. Dobbiamo accontentarci, dopo una lunga fase di scarsa trasparenza, del fatto che le informazioni presentate dall’Assessore all’Ambiente confermano le criticità rilevate da Associazioni e Comitati, e stabiliscono un generico impegno delle amministrazioni pubbliche coinvolte, nelle fasi successive del procedimento autorizzatorio dell’impianto, a declinare modalità gestionali e modifiche tecniche per ridurre i quantitativi di plastica.”
“Ho suggerito a Scoccimarro – conclude la consigliera – che sarebbe prudente e saggio se la Regione procedesse alla Revoca in autotutela del decreto con cui ha stabilito che non è necessario assoggettare il progetto a Valutazione di Impatto ambientale e sul quale si attende la pronuncia del TAR FVG. La VIA non è stata inventata per essere un orpello fastidioso per i proponenti di grandi opere, ma i cittadini che vivono su quel territorio e non ultimo rispondere alle regole ecosistemiche.”