Progetto di legge statale sui diritti umani fondamentali. Moretuzzo: «Lega prigioniera dei suoi slogan»
«La proposta di legge statale firmata dai Gruppi di minoranza e dal consigliere Zalukar è una norma basata sul buon senso e sul rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano, ma questo evidentemente non basta alla Lega». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo commenta la bocciatura del progetto di legge statale presentato lo scorso aprile e oggi (6 ottobre, ndr) arrivato all’esame e al voto della VI Commissione consiliare permanente. La proposta normativa prevede che, in determinati contesti (quali, tra gli altri, l’accesso alle prestazioni sanitarie e a quelle scolastiche o ai provvedimenti agli atti di stato civile), non sia necessario esibire i documenti inerenti il permesso di soggiorno. «Con il progetto di legge depositato non si è inteso entrare nel merito di discussioni alte e necessariamente complesse legate al tema dei fenomeni migratori – prosegue Moretuzzo –, ma semplicemente affermare alcuni principi che dovrebbero essere imprescindibili».
Moretuzzo, entrando più nel dettaglio, evidenzia che fra i diritti che il progetto di legge statale avrebbe riconosciuto, c’era quello che permette a ogni bambino o bambina di poter essere iscritto all’anagrafe, anche se i suoi genitori sono privi di un permesso di soggiorno. «Come è possibile pensare che un neonato venga privato della possibilità di essere iscritto nei registri comunali? Eppure questo minimo livello di civiltà è stato indicato anche dalle Nazioni Unite come uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 che auspica che tutti siano dotati di una identità giuridica, compresa la registrazione delle nascite. Invece – chiosa Moretuzzo –, ancora una volta, nonostante le modifiche apportate su sollecitazione del Gruppo Consiliare della Lega, la proposta è stata bocciata in Commissione senza alcuna motivazione oggettiva. Evidentemente la maggioranza, a partire proprio dalla Lega, è prigioniera dei suoi slogan elettorali».
«Discorso analogo – conclude poi il capogruppo del Patto per l’Autonomia – per il progetto di legge statale presentato dalla Lega, che nel lungo elenco di firmatari risulta privato della vera promotrice della proposta: la sindaca del Comune di Monfalcone che, a fronte di una situazione sicuramente complessa, ma anche molto specifica del proprio territorio, impone ai rappresentanti del proprio partito in Consiglio regionale di presentare una proposta normativa che andrebbe a impattare sull’intero territorio regionale».