Progressisti: chiamare a raccolta le tante e disponibili energie regionali, si può fare

Mancano sei mesi alle prossime elezioni regionali e sembra che per grande parte del centrosinistra il tema non sia battere la destra, ma posizionarsi in qualche modo per portare a casa un Consigliere regionale o più, magari con una medaglia già al petto da tempo. Si assiste, così, a una frammentazione infinita, un moltiplicarsi di liste e listìni buoni per appagare forse qualche ambizione personale, non a imprimere una svolta, un cambiamento di politiche, e per affermare una nuova classe dirigente regionale.
Eppure, al di là della grancassa mediatica, del profilo da bravo ragazzo del leader leghista nostrano, l’attuale Presidente e la sua Giunta hanno mostrato in questi anni tutti i loro limiti politici: dalla gestione del Covid, alla crisi economica, alle politiche ambientali del tutto assenti, al progressivo e perseguito smantellamento della sanità pubblica. Le recenti elezioni politiche consegnano, poi, una regione dove la destra-destra ha raggiunto numeri da primato italiano. Tutto ciò sembra non servire alle varie formazioni del centro sinistra per smuoverle dalla sicumera dei vecchi tempi, che non potranno più tornare se non si prendono coraggiosamente strade nuove. È il caso, invece, di un cambio di passo da perseguire e praticare con determinazione e coraggio, senza mai perdere di vista quanto accade nel concreto della vita materiale dei cittadini e dei lavoratori della regione. Non bastano i buoni propositi o le presuntuose discussioni accademiche sul futuro della società regionale condite dai soliti temi dell’innovazione e dell’ingegneria sociale. C’è bisogno, invece, di “nuova umiltà” nel leggere il pericoloso crinale in cui sta precipitando anche il Fvg, sia sul piano sociale che in quelli economico e culturale. Ripartire da questo “movimento delle cose”, quindi, sarebbe più utile, anche se mancano pochi mesi alle elezioni.
E il primo che dovrebbe agire in questa direzione non può che essere ancora – al momento – la principale forza delle schieramento progressista, aprendosi soprattutto a quanto si muove in tante realtà della regione e che nelle recenti elezioni amministrative si è mostrato capace, in diverse località, a rispondere alla domanda di una nuova politica fatta di idealità, di studio e di partecipazione attiva. Al centrosinistra spetta dunque il compito di proporre donne e uomini e programmi alternativi alla destra-destra imperante, per ridare speranza ai tanti che soffrono la crisi, opportunità di ripresa alle aziende in difficoltà, centralità ai servizi pubblici ormai svenduti a strutture private, i cui consigli di  amministrazione, e vari investitori, si arricchiscono copiosamente. Non sarà coltivando nuovi o vecchi orticelli o cercando di soddisfare le tante vanità individuali che si potrà cambiare in meglio la storia del Friuli Venezia Giulia; anzi, è ragionevole pensare che più grande sarà la frammentazione maggiore sarà la sconfitta, anche per chi aspira a nuove collocazioni da terzo polo. Il centrosinistra, a cominciare da chi è a tutt’oggi la forza più grande, dovrebbe, quindi, responsabilmente chiamare a raccolta le tante e disponibili energie regionali, fatte anche dai numerosi cittadini che lavorano quotidianamente nel volontariato, nell’associazionismo, nel mondo del lavoro, per disegnare insieme un futuro diverso e socialmente più giusto della nostra comunità. Si parta, a esempio, dalla strenua difesa dei servizi pubblici, dal lavoro in termini di quantità e di qualità, dalla lotta alle diseguaglianze così marcate anche nel ricco nord est. Insomma, ascoltare le paure di chi ha perso il lavoro o ha paura di perderlo, di un tessuto economico che tra crisi energetica ed economica vede un futuro nero; e, ancora, condividere, per superarle insieme, le ansie di un sistema sanitario nel caos, che non dà più risposte ai cittadini e che non valorizza le tante persone che vi lavorano. Si assuma come centrale e discriminante il tema della presenza e del ruolo delle donne in tutti i campi sociali, economici e politici come leva di una nuova, moderna, società regionale. E si ascoltino e si coinvolgano i giovani, che trovano una scuola con sempre meno risorse e che per avere un futuro devono pianificare di lasciare la regione. Si può fare da subito, senza tatticismi, aperti a tutti. Basta avere la volontà di farlo. Non sarà positivo per i progressisti il prossimo appuntamento elettorale? Si sarà almeno costruita una prima unitaria e concreta possibilità per il futuro prossimo.
Carlo Pegorer
Stefano Pizzin